La vicenda dei due parlamentari di destra conferma quanto avevamo anticipato: oltre la Meloni e La Russa, FdI ha pochi politici di spessore.
Una querelle evitabilissima; ecco, in tre parole, il succo di una penosa situazione che si protrae da settimane. Quando Donzelli ha attaccato i parlamentari del PD che avevano effettuato una visita a Cospito in circostanze a suo dire sospette, aveva in mente ben altro esito: puntava infatti ad evidenziare come la sinistra sia solita solidarizzare con personaggi tutt’altro che puliti. Peccato che abbia sbagliato modo, luogo e tempo per dirlo.
Col suo clamoroso scivolone, frutto di una retorica non proprio sottile e raffinata, Donzelli è riuscito non solo a permettere ai media, ed alla discussione in genere, di sviare dal punto che voleva mettere sotto i riflettori (quello di una strana convergenza tra criminalità e politica per abolire il 41bis), ma anche a travolgere il suo compagno di partito Delmastro. Se c’è stato un illecito sarà la commissione disciplinare a valutarlo, insieme alla Procura di Roma; quel che sappiamo è che il ministro Nordio ha già affermato che a Donzelli non sono stati passati documenti secretati.
Ci sono molte chiavi di lettura su questa vicenda.
La prima dimostra quanto avevamo avanzato tempo fa: che nella classe dirigenziale di Fratelli d’Italia mancano elementi dotati di moderazione ed in grado di gestire le apparizioni in pubblico. Donzelli è stato fino alle elezioni di ottobre il volto presente in tutti i telegiornali; Delmastro lo abbiamo visto in molte trasmissioni televisive di approfondimento. Nessuno dei due ha mai convinto: retorico, esaltato, non convincente il primo; esagerato, litigioso ed inadatto il secondo. Insomma, i due volti di Fratelli d’Italia più presenti in televisione dopo Giorgia Meloni non hanno affatto quella concretezza, quella pacatezza e quell’autorevolezza del leader di partito. Anzi, nel loro modo di fare non sono affatto diversi dai fastidiosi esponenti del PD che per anni hanno pontificato con aria di superiorità dai loro scranni dorati.
Se la destra vuole veramente restare al governo, oltre a decidere per il bene dell’Italia, deve anche andare a scuola di comunicazione e prendere esempio dai migliori politici della prima Repubblica in questo ambito. Da Andreotti a Cossiga, da Craxi a Spadolini c’era una linea comune ad accomunarli: la capacità di dire cose graffianti ed inattaccabili con toni moderati. I comizi da stadio non fanno il bene della politica.