L’implosione del centrodestra

Con l’incredibile voltafaccia di Forza Italia, la coalizione col più alto numero di rappresentanti si è polverizzata fra l’incredulità generale. E ora?

 

 

L’affossamento della Casellati alla quinta chiama per l’elezione del Presidente della Repubblica da parte del suo stesso partito è stato qualcosa di imprevedibile e impensabile. Sapevamo che la candidatura del Presidente del Senato era invisa a Silvio Berlusconi per motivi di prestigio, ma aver tolto una delle gambe al treppiede che stava reggendo la coalizione di centrodestra ha significato l’azzeramento del suo peso politico; e la cosa non può non avere forti ripercussioni.

È una scelta della quale si fa ancora fatica a comprendere i motivi più profondi. Pensare che si sia trattato solo di una ripicca di Silvio Berlusconi, “io o nessuno” come hanno indicato diversi analisti politici, è riduttivo e probabilmente non veritiero.
Sappiamo che Berlusconi è un elemento incapace di vivere una coalizione come esponente non trainante, come leader secondario; lo è sempre stato, e non a caso Forza Italia è stato il suo partito personale più che un partito di idee. Ma la mancanza di supporto ad una candidata del proprio schieramento da parte dei centristi in genere (quindi anche quel Coraggio Italia di Toti e Brugnaro) sta a significare un paio di cose importanti.
Primo: il centrodestra si è tenuto insieme solo fino a che i voti potenziali sono stati nell’orbita FI prima e Lega poi. Ora che Fratelli d’Italia è il partito di riferimento dell’area conservatrice del paese, Berlusconi e Salvini non ci stanno a mollare il giocattolo, a costo di sfasciarlo. Secondo: c’è un tentativo di ricreare un partito di centro che stia sempre al governo, come ai tempi della DC.

 

 

Del caos nel centrodestra ne avevamo già parlato, con il partito di Giorgia Meloni che di fronte ha una sola strada: quella di prendere direttamente il timone ed essere legittimata dal previsto aumento esponenziale di preferenze per Fratelli d’Italia; ma questo può essere ratificato solo dopo l’esito dell’urna, quindi a FdI occorrerà aspettare ancora un anno. Il partito guidato da Giorgia Meloni potrà capitalizzare quanto detto in questi anni grazie alla coerenza dimostrata negli ultimi anni ed al mantenimento di una serie di posizioni quasi tutte apprezzabili dagli elettori conservatori; Fratelli d’Italia è destinata probabilmente a diventare il partito trainante nell’area di centro destra. Dubbio è invece il futuro della Lega.

Salvini è al terzo errore grave: il primo è stato l’abbandono del primo governo Conte, pur ammettendo il fatto che il M5S gli remasse fortemente contro. Avrebbe dovuto, facile a dirsi col senno del poi, tener botta e continuare ad implementare le politiche proposte in sede elettorale invece di uscire dal governo e consegnare il paese al primo dei tre governi-ribaltone di questa legislatura; quel Conte bis che ha puntato su monopattini e banchi a rotelle in piena pandemia invece di ascoltare le comunità locali e chiudere i confini (gli sfottò a base di aperitivi e di “mangiate cibo cinese” li ricordiamo tutti, si?). Il secondo è stato quello di sposare le tesi dei no-vax (errore comune a Giorgia Meloni, anche se forse in forma meno plateale e meno ideologica). Il traballare delle sue dichiarazioni ufficiali, tutt’altro che credibili quando era evidente un atteggiamento totalmente contrario ai vaccini, lo ha reso poco credibile e ha segnato le elezioni amministrative di pochi mesi fa – insieme alla mancanza di candidati forti (colpa dell’intera coalizione). Il terzo errore grave è stato quello di aver gestito grossolanamente le trattative per il rinnovo del Presidente della Repubblica.

 

 

Se sono veri i retroscena, Salvini si è fatto mettere in un angolo dal PD, debole dal punto di vista dei numeri ma non politicamente, quando la Meloni (correttamente) puntava sulla solidità della coalizione. Oltre ad aver bruciato numerosi nomi, Salvini ha deciso di intestarsi questa o quell’altra candidatura invece di puntare il dito sul PD, capace solo ed esclusivamente di dire di no a qualsiasi proposta. Sarebbe stato molto più efficace (e semplice) smascherare il gioco sporco del Partito Democratico invece che tentare di mostrare le proprie (supposte) abilità mediatorie salvo poi cedere di schianto quando Forza Italia si è defilata per i suoi giochini tutt’altro che cristallini.

Una parte della Lega è da mesi internamente sul piede di guerra, ed ora lo è senz’altro ancora di più. Non è affatto escluso che nei prossimi mesi una serie di parlamentari e di figure di spicco della Lega possano trasmigrare veso FdI, così come Salvini possa essere presto messo in un angolo e rimosso dal segretariato, magari sostituito da politici di calibro come Zaia o da emergenti figure rampanti come quella di Giorgetti. Il futuro della Lega è oggettivamente a rischio.

 

 

Forza Italia e Coraggio Italia stanno invece cercando di formare un polo che possa consentir loro di rimanere sulla sella del cavallo del vincitore a prescindere dagli esiti delle future elezioni; ed anche in quest’ottica può essere visto l’avvicinamento di Renzi. Italia Viva sparirebbe alle prossime elezioni; una coalizione di centro permetterebbe a queste tre forze politiche, non troppo dissimili fra di loro, di sopravvivere ad un’altra tornata elettorale.
Resta da capire quanto in realtà possano durare insieme forze guidate da leader così difficilmente inclini alla collaborazione, ma se è vero che si sta cercando di tornare al proporzionale, un partito di centro sarebbe cruciale praticamente in ogni alleanza. Insomma, sarebbe il modo per tenersi incollati alle poltrone.

 

 

Per il momento, sappiamo solo che il centrodestra si è autodistrutto con una manovra folle e priva di raziocinio, se non quella di permettere a questa legislatura di arrivare al termine e quindi consentire ai parlamentari di accedere alla sontuosa pensione che si sblocca solo al termine dei cinque anni completi di mandato; difficile che per qualche motivo il governo Draghi salti e che Mattarella si decida finalmente a sciogliere le camere (cosa che se fatta in una delle molteplici occasioni degli ultimi anni ci avrebbe da tempo dato una stabilità politica ed un nuovo, diverso Presidente della Repubblica).

C’è chi vocifera che questo gioco fosse in piedi da qualche mese, che la sceneggiata di Mattarella e la sua esaltazione mediatica fossero parte di un piano ben studiato. Onestamente non credo a questa tesi, ma rimane il fatto che Mattarella avrebbe tranquillamente potuto ribadire la sua non disponibilità dopo la prima chiama, quando già qualche voto gli era stato indirizzato. Ma sappiamo bene di quale pasta sono fatti la maggior parte degli eletti: per loro i giochi di potere sono senz’altro più meritevoli ed interessanti rispetto alla buona e sana gestione della nostra nazione. E proprio per questo, anche se la legislatura non verrà interrotta anzitempo, ci attendono mesi difficili. Tra colpi bassi e l’attenzione dei politici mirata alle elezioni e non alle reali esigenze del paese, rischiamo di essere spazzati via da una inflazione galoppante e dalla mancanza di un piano economico di lungo termine.

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