Ci serviva davvero l’ennesima storia dell’adolescente ficcanaso che riapre un caso chiuso? Di certo serviva alla carriera di Emma Myers.
Come Uccidono Le Brave Ragazze è quello che gli inglesi definiscono pomposamente un “teen detective drama” che, tradotto nella nostra lingua, significa vicenda di un’adolescente irritante che si crede Sherlock Holmes e invece è il Commissario Lo Gatto. Non esattamente un’ottima premessa per un genere usato ed abusato e che francamente non inventa nulla di nuovo neanche in questa circostanza.
Per chi è cresciuto negli anni ottanta, questo filone si esaurisce con le indagini di Scooby-Doo e la sua allegra combriccola di appassionati del mistero.
In questa serie, tratta dal romanzo di debutto di Holly Jackson A Good Girl’s Guide To Murder e adattata per la tv da Poppy Cogan, non ci sono cagnoloni simpatici né geniette nerd con gli occhiali troppo grandi e i calzettoni anti-stupro. Resta solo l’elemento Dafne, cioè la gnoccolona della situazione, che in questo caso è interpretata da quella Emma Myers che si era fatta notare in Mercoledì nei panni di una lupa mannara e che ora (giustamente) cerca di monetizzare quel successo planetario.
L’intreccio dei sei episodi è più banale di un testo di Tony Effe. Nel 2019, in un paesino dell’Inghilterra agricola dove tutti si conoscono, nulla è come appare. La turbo-svampa Andie Bell scompare nel nulla e il suo ragazzo si suicida subito dopo averne confessato l’omicidio. Quando tutti hanno (volutamente) dimenticato, cinque anni dopo, arriva a rompere gli zebedei una certa Pippa Fitz-Amobi detta Pip. Perché? Dovendo sviluppare il suo EPQ, cioè quel progetto che si prepara in Inghilterra e nel Galles per entrare in alcuni college prestigiosi, invece di lavorare sui confini del Molise, s’impegna a riprendere quelle indagini chiuse forse troppo frettolosamente, scongelando di fatto il caso. Ovviamente non tutti gradiscono questa scelta.
Se non siete già morti dagli sbadigli fino ad ora, il colpo di grazia vi arriverà quando scoprirete che, indizio dopo indizio, la giovane detective simpatica come Equitalia scoperchierà un vero e proprio vaso di Pandora; nella piccola comunità inglese, infatti, nessuno è quel che sembra. Orridi e indicibili segreti si celano dietro la normalità del villaggio, tra cui droga, litigi e (tenetevi forte)… sesso. Cioè questi trombano pure! Praticamente quello che aveva fatto negli anni novanta David Lynch, con tutt’altro stile e impatto, col suo Twin Peaks. Chi ha ucciso Laura Palmer diventa chi ha ucciso Andie Bell e, come il Califfo insegna, tutto il resto è noia.
Colpi di scena inutili, qualche nota acuta della colonna sonora per farvi sobbalzare sul divano e un paio di petti muscolosi per riscaldare l’ormone femminile o di chi gradisce il genere compongono il grosso della serie. Poco, davvero troppo poco per Come Uccidono Le Brave Ragazze, che è restato settimane in Top10 di Netflix in modo (questo sì) assai misterioso. Va detto che il finale, con la doppia sorpresa, permette alla serie di portare a casa una sufficienza striminzita, aiutata anche dalla buona prova recitativa della Myers e dall’intuizione politicamente corretta di creare un cast interrazziale. Ma, in sintesi, è un prodottino pensato e realizzato per un pubblico che va dalla prima media all’ultimo anno di liceo; per gli altri, fa sanguinare le orecchie e rigonfiare in modo esagerato le parti intime maschili.
Se il titolo avesse un bel punto interrogativo alla fine, la risposta sarebbe semplice. Come uccidono le brave ragazze? Di noia!