Vasai? Banzai!
Arriva Mr. Cobra una sera a casa, sosta circa 5 minuti perché si era beccato un drive (una pallata mostruosa) sul ginocchio e mi dice: mi fai un pezzo sui fumetti? Certo gli rispondo, ma dopo 30 secondi che è uscito mi accorgo di ciò che è uscito dalle mie labbra.
Che fare? Lo chiamo e gli dico di no? Questo mai, allora inizio a scavare nella memoria e finalmente… mi addormento. La mattina seguente mi sveglio e mi accorgo che l’argomento da trattare ce lo avevo davanti agli occhi: Crying Freeman.
Questo capolavoro è del 1988, l’autore è Kazuo Koike e le illustrazioni sono di Ryoichi Ikegam; la storia in breve è quella di un giovane vasaio cinese che, durante un’esposizione in Japan, per errore viene coinvolto in una lotta tra bande per il potere assoluto. Il vasaio in questione (manco fosse Venini di Venezia) è posto ad un bivio, o diventa un killer di questa banda o, indovinate voi? Lo trasformano in un omone coi baffi che gira per Canale 5? Viene condannato a una morte indicibile? Dovrà passare una notte intera a rispondere alle domande di Marzullo?
Chiaramente costui decide di vivere e allora viene addestrato nelle tecniche più incredibili, tipo stare su un piede solo in cima al palo più alto del Giappone (il mio nome è Remo Williams vi dice qualcosa?). Una volta addestrato per bene lo stesso viene spedito a fare secco lo scemo di turno, un mafiosetto che sembra M’Arrabbio di Kiss Me Lycia; ovviamente mentre lo sta devitalizzando si accorge che una gentil donzella sta lì e si gusta la scena splatter… dovrebbe farla secca su due piedi (ma lui è abituato a stare su un piede solo, vedi sopra), invece la salva e la sposa. Dopo mille peripezie e lotte intestine (ahi che scherzo bastardo mettere il guttalax nella minestra) diventa il capo della sua organizzazione: i 108 Dragoni (lo scrivo maiuscolo che fa più scena).
Nel momento stesso in cui diventa il capo chiaramente si crea una lista d’attesa (neanche alla posta quando si paga l’ici) di gente che vuole la sua pelle da apporre sopra il camino, quindi si troverà a combattere con africani, arabi, giapponesi con e senza macchina fotografica, insomma la sua capoccia la volevano worldwide. La moglie curiosona diventa maestra di spada, ma la legge del clan (non pensateci nemmeno a dire quello del molleggiato) prevede che il capo e sua moglie non possano aver figli, onde evitare situazioni stile Dynasty; quindi lei si fa tatuare due bei tigrottoni sulla schiena e rimane sempre al fianco, anche se sarebbe meglio dire sopra e poi capirete il perché, del marito.
A parte gli scherzi questo è un fumetto particolare, nel senso che il sesso è una costante, anzi la base di questo manga, la gente scopicchia sempre, per qualsiasi cosa ed in qualsiasi posto, ma va detto anche che non viene rappresentato in maniera volgare; anzi fa sembrare naturale toccare le tette della parrucchiera mentre ti lava i capelli (peccato che la mia si chiama Ivan ed è anche brutto, uff…).
I disegni sono fatti molto bene, l’ambientazione è quella contemporanea con qualche forzaturina un po’ fantascientifica, ma non stonano nemmeno i sottomarini a forma di drago. Io su Crying Freeman ho dei bellissimi ricordi, non solo ingrifanti, penso di aver passato un’infinità di pomeriggi a leggere, rileggere il fumetto, diventa una specie di droga; in verità devo citare anche un film uscito qualche annetto fa con lo stesso nome e con protagonista Marc Dacascos, ma sto già facendo un enorme regalo al cast nominandolo. Il manga sinceramente ve lo consiglio, non so se si trova ancora, è veramente un pezzo da collezione, per quanto riguarda la sua rappresentazione cinematografica se ce l’avete o l’avete vista peggio per voi, altrimenti evitate.
A proposito, il titolo deriva dal fatto che il protagonista, il mitico capo dei 108 dragoni, piange dopo aver ammazzato qualcuno, cioè 1/3 del fumetto, visto che gli altri 2/3 li passa ad ammazzare e fare l’amore. Ciriciao gente!