Partirono per suonare e furono suonati… ovvero, come cercare di creare un prodotto “alto” e finire col pubblicare una trashata epica.
Era una delle serie più attese di questo 2023, dopo il successo conclamato de L’Amica Geniale e con la certezza di arrivare da uno dei migliori libri di Elena Ferrante e invece… Invece Netflix tira fuori un polpettone inutile che riesce a banalizzare un cast (quasi) di livello alto. No, perché, di solito, Valeria Golino (Piccoli Fuochi, Rain Man – L’Uomo Della Pioggia, Respiro, La Guerra Di Mario, Il Capitale Umano) i film d’autore non li sbaglia e l’esordiente Giordana Marengo lascia intravedere un talento che ci farà divertire negli anni a venire. Ma poi t’imbatti nel solito piacione di Alessandro Preziosi, che tira fuori quel suo sorriso di gomma buono per tutte le stagioni, e capisci che sei finito dentro ad un trappolone. Dire che il girato è lento è un’iperbole. Si viaggia a fotogrammi, quasi in tempo reale. Aiuto!
Edoardo De Angelis voleva raccontare la crescita fisica e psichica di una ragazza della Napoli bene, ovviamente del Vomero (wow, che colpo di scena!) ma si deve essere dimenticato il montatore a casa. Il regista ha presentato quest’opera come “potente e ambiziosa” e sul secondo punto siamo concordi. Di potente, invece, c’è solo la noia che pervade fin dal primo episodio dove il colpo di scena sulla zia è prevedibile più del finale della barzelletta del fantasma formaggino. E c’è il malessere dei giovani, una città piena di contrasti, un paese che non cambia mai, la lotta di classe e l’occupazione a scuola e bla, bla bla. Perché sono solo chiacchiere trite e ritrite quelle che propone lo script di questo titolo.
La parlantina partenopea non aiuta. La frase iniziale è semplicemente irritante. Speri di incontrare qualcuno per strada che te la ripeta solo per poterlo gonfiare di botte e sfogare così tutta quella repressione che ti è stata imposta nella visione di questa storia inutile. Il succo quale dovrebbe essere? Che gli adulti fanno schifo e che crescere fa schifo. E che la guerra è brutta non lo vogliamo dire? Sarebbe stata bella anche una puntata sulla fame nel mondo e una sui danni del buco dell’ozono.
Non sappiamo quali frequentazioni abbia De Angelis ma è consigliabile cambiarle perché non tutti si scopano a vicenda, si fanno mignottate alle spalle e custodiscono segreti indicibili per decenni. È una serie che è solo presuntuosa. Forse per rincorrere un ideale di prodotto internazionale e strizzare l’occhio soprattutto a quegli americani che tanto hanno amato la misteriosa scrittrice napoletana negli ultimi anni ci si è persi per strada. O non la si è mai trovata.
Restano da salvare solo le musiche di quella Napoli anni novanta che vide sorgere un movimento di grande qualità capitanato dai 99 Posse e portato avanti da geni come gli Almamegretta e i 24 Grana. Ma bastava una bella playlist su Spotify senza scomodare Netflix e noi poveri mal capitati che siamo finiti travolti da questo mare di ovvietà travestite da cultura elitaria.
Oh, se vi interessa… alla fine Giovanna fa “capa e cesso” per cercare di capire chi è e cosa vuole e mente “perché è bello”. Aggettivo che proprio non possiamo usare per questo lavoro.