Evil Heroes: Giappone e Supereroi “cattivi”

Malvagi esseri si celano sotto le spoglie di potenti supereroi che sono pronti a salvare il mondo, ma che non disdegnano di sgranocchiarsi qualche umano.

 

 

Ormai è da qualche anno che in occidente è stato sdoganato il concetto di supereroe “cattivo”. La serie TV di The Boys ha aperto un fronte televisivo noto al grande pubblico, ma sono diversi i comics americani che si sono cimentati nel rendere i supereroi dei “poco di buono”; un esempio su tutti: Invincible.

Di recente anche il Giappone ha cominciato a produrre materiale con supereroi di stampo occidentale. Uno degli esempi più fortunati è la serie My Hero Academia, dove i supereroi richiamano lo stile occidentale, pur rimanendo legati ad un’ambientazione e ad una cultura orientale. Con Evil Heroes arriva una buona proposta che può essere paragonata a The Boys o a Invincible.

Mitsunaga Yasunori ci propone la sua visione del marcio mondo dei supereroi che ingannano e si nutrono delle persone. La facciata è sempre la stessa: i supereroi sono buoni ed amati dal pubblico perché salvano la vita della gente e sconfiggono gli Evil, dei mostruosi esseri che non si sa bene da dove vengano. Le cose però non sono tutte così semplici, alcuni supereroi intervengono in disastrose situazioni, ma non sempre riescono a salvare tutti. Questa cosa viene accettata normalmente dalla società, ma a coloro che sono più attenti risulta sospetta.

 

 

Il nostro protagonista Hideo, un ragazzo normalissimo, è l’unico sopravvissuto di un disastroso incidente aereo. L’eroe Blue Guardian è intervenuto, ma non è riuscito a salvare nessun altro. Il nostro protagonista è rimasto solo, è finito in un orfanotrofio e poi è stato adottato da una nuova famiglia. A dieci anni di distanza da quel disastro, Hideo riceve per posta una scheda SD da un suo vecchio amico dell’orfanotrofio. Questo evento porterà alla luce una serie di sconvolgenti verità legate ai Supereroi, al passato del ragazzo e all’orfanotrofio in cui ha vissuto da piccolo.

È interessante scoprire come una gran parte dei supereroi siano in realtà mostri sotto mentite spoglie. Nascondersi in piena luce del sole è un’idea geniale! Il camuffamento permette a questi esseri di poter agevolmente sfruttare gli incidenti isolati per nutrirsi senza destare alcun sospetto. C’è solo questo dietro? Oppure queste creature hanno anche altri fini? Mitsunaga Yasunori è bravo a preparare una trama che lascia molti punti in sospeso ed ogni volta che svela una tessera apre nuovi interessanti quesiti. Purtroppo la sequenza degli accadimenti, che parte in modo interessante, stride in alcuni punti e risulta forzatamente casuale. Questo crea un po’ di confusione in alcuni passaggi che potevano tranquillamente essere gestiti in maniera più semplice.

 

 

Iruka Youkou si occupa della parte grafica. Il suo stile è preciso, ma con una forte tendenza a realizzare ombre ed immagini in chiaroscuro. È sicuramente un vezzo dell’autore disegnare facce totalmente immerse nell’oscurità per rendere i momenti più drammatici, ma a volte forse eccede leggermente nella riproposizione di questo schema. Le immagini sono comunque ben realizzate e si nota piacevolmente la cura nel disegnare i dettagli sulle figure principali e gli sfondi.

Purtroppo però i disegni di Iruka Youkou non mi fanno impazzire: noto che c’è una forte impostazione a mischiare lo stile canonico dei manga giapponesi con qualcosa di più occidentale. Capisco la voglia dell’artista di fare qualcosa di diverso, ma spesso le tavole proposte mancano di quella qualità che invece ha fatto grande lo stile giapponese. Alcune volte le facce o le espressioni non riescono ad adattarsi in modo efficace a quello che la storia invece propone.

Ho sinceramente apprezzato la voglia di provare qualcosa di nuovo, ma il risultato è da migliorare sia stilisticamente che a livello di proposizione della trama. C’è sempre tempo per migliorare sotto entrambi i profili, ma la cosa importante è che ci siano idee interessanti e spunti apprezzabili. Ora come ora però Evil Heroes è forse troppo acerbo per poter piacere al pubblico nostrano, soprattutto perché questo lavoro sembra prendersi troppo sul serio.

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