For The King II: la recensione

Il sequel della serie For The King centra le aspettative, riproponendo la stessa formula senza prendere rischi.

 

 

La serie For The King è stata lanciata nel 2018 dal team di sviluppo canadese IronOak, che ha presentato un RPG tattico a turni ispirato ai giochi da tavolo tradizionali e con meccaniche roguelite. La grafica low-poly unita ad un’estetica particolarmente curata rende il gioco leggero e visivamente piacevole, da godersi in singleplayer o anche in cooperativa.

Il secondo capitolo della serie, For The King II, è stato pubblicato a novembre 2023 dopo ben cinque anni dal primo, e mantiene in comune molte caratteristiche del suo predecessore. Ambientato vent’anni dopo le vicende narrate nel titolo originale, saremo chiamati a liberare il magico regno del Fahrul dalla tirannia di una folle sovrana, impersonando quattro popolani e attraversando terre ricche di insidie e opportunità.

La storia è divisa in 5 capitoli da affrontare sequenzialmente, e per ognuno di questi dovremo scegliere un grupo di eroi diverso. All’inizio di ogni avventura, si viene invitati a selezionare uno dei quattro personaggi, la sua classe e l’equipaggiamento di partenza; dopodiché saremo catapultati nella mappa, divisa in esagoni e nascosta dalla cosiddetta nebbia di guerra, e da esplorare una zona alla volta. Per completare ogni capitolo dovremo risolvere la missione principale, che ci richiede di acquisire livelli ed equipaggiamenti migliori per non soccombere al progressivo incremento di difficoltà. Fin qui sembra facile, ma a complicare la situazione abbiamo un timer rappresentato dal “Caos”, allo scadere del quale la missione fallisce costringendoci a ricominciare lo scenario; quindi è fondamentale bilanciare bene la nostra curiosità per l’esplorazione e la voglia di ottenenre nuovo bottino con l’avanzamento dell’incarico.

 

 

Tutto il gioco si fonda sulla casualità, ovvero tutto è generato proceduralmente: la mappa, l’equipaggiamento ottenibile, gli incontri nemici e gli eventi occasionali. Come detto in precedenza, il gioco prende molta ispirazione dai giochi da tavolo classici, primo fra tutti il celebre Dungeons & Dragons, perciò tutte le azioni che vorremo compiere si tradurranno in un lancio di dadi. Che sia il portare un attacco in combattimento, disarmare una trappola in un dungeon o affrontare una prova durante l’esplorazione della mappa, il risultato è sempre basato su di un sistema probabilistico ma influenzato dai parametri del nostro personaggio. Questo elemento di casualità rende il gioco molto rigiocabile e ogni partita diversa dalla precedente.

La componente tattica nel gioco è ben rappresentata: con un timer sulla testa e le vite dei nostri protagonisti limitate, ogni scelta è importante e molto spesso ogni errore ci costerà caro. E’ meglio mantenere il gruppo unito per una maggiore efficacia nei combattimenti e durante le imboscate oppure è meglio dividere i nostri eroi per esplorare la mappa più velocemente ed ottenere più bottini? Anche nei combattimenti, il gioco offre alcune alternative tattiche tra cui il posizionamento del party e abilità con effetti di supporto o di indebolimento, sebbene il più delle volte puntare a ottenere il danno maggiore si rivela la strategia migliore.

 

 

Dal punto di vista del gameplay, For The King II è un gioco dalle meccaniche molto semplici ma che non perdona. Le scelte tattiche hanno il loro peso e su queste si aggiunge una casualità che raramente ci facilita la situazione, e che può portare a perdere un personaggio o addirittura l’intera partita. La componente roguelite è rappresentata dai libri del folklore, ovvero un tipo di valuta con la quale acquistare degli elementi che ci possono aiutare a completare le prossime partite. Questi elementi spaziano da consumabili, armi e armature, arrivando ad abilità passive, classi personaggi ed elementi estetici. Purtroppo, l’impatto di questi bonus non è incisivo e il folklore ottenuto a fine partita spesso non compensa il dispiacere di aver fallito la missione magari per un errore dovuto alla cattiva sorte, lasciandoci l’impressione di aver perso tempo.
Anche il fatto che per ogni capitolo dobbiamo creare un nuovo party contribuisce alla mancanza del senso di progressione. Non proveremo empatia verso i nostri personaggi e investire nel loro sviluppo sarà solo funzionale a superare la difficoltà del momento.
In aggiunta a questo, For The King II è un gioco lento. L’esplorazione della mappa che, dopo i combattimenti, è l’altra attività principale del gioco, si svolge a turni, durante i quali potremo muovere i nostri personaggi solo di poche caselle alla volta; e se il tiro di dadi per il movimento fosse basso, dovremo aspettare un nuovo turno senza poter far nulla. Ad ogni nuovo turno segue un piccolo caricamento, che moltiplicato per i numerosi spostamenti che dovremo compiere, si traduce in una significativa perdita di tempo in pause forzate. L’introduzione di un veicolo nel secondo capitolo risolve però il problema permettendo a tutto il gruppo di spostarsi insieme in un unico turno.

For The King II ha molte cose in comune con il suo prequel; forse troppe. Le differenze ci sono: un party composto da quattro personaggi e anziché da tre, un comparto grafico migliorato, una maggior profondità nelle dinamiche di combattimento, una maggior varietà di armi ed equipaggiamenti. Ma la formula rimane la stessa e questo titolo sembra più un aggiornamento del precedente che un vero e proprio sequel.

 

For The King II, 2023
Voto: 7
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