I Governi dell’Africa francofona stanno pian piano estromettendo i francesi dalla regione per sostituirli con i mercenari russi del gruppo Wagner.
Era il febbraio 2022 quando il Presidente francese Emmanuel Macron annunciava il ritiro delle truppe francesi dal Mali; quasi 365 giorni dopo è il Governo del Burkina Faso ad intimare il ritiro dei quattrocento militari di Parigi dal Paese. Il 23 gennaio scorso è arrivato dalla capitale Ouagadougou l’ordine ai francesi di sospendere la missione denominata Sabre; secondo gli uomini del Presidente ad interim Ibrahim Traoré, questo sarebbe il primo tassello per ridisegnare il partenariato militare tra i due Paesi. Qualcosa però non torna.
Ibrahim Traoré, Capitano trentaquattrenne dell’esercito burkinabé, ricopre la carica presidenziale dal colpo di Stato del settembre 2022, che ha destituito il Presidente Damiba con il già capo della Giunta Militare istituita il gennaio precedente. Il colpo di Stato, il secondo nel giro di pochi mesi, affonda le proprie radici nel senso d’insicurezza generalizzato che il Burkina Faso sta attraversando e che lo ha reso l’epicentro dei disordini di tutta la regione del Sahel. Anche Damiba ambiva a diversificare i rapporti militari con i francesi ma sempre in un’ottica cooperativa con Parigi; ad oggi le ambizioni di Traoré sembrano puntare verso un’altra direzione, più precisamente a Mosca.
Dall’ultimo colpo di Stato si sono moltiplicate le manifestazioni anti-francesi, incolpati di non fare abbastanza contro il terrorismo jihadista nel Paese. Attualmente più del 40% del territorio del Burkina Faso non è sotto il controllo del Governo centrale e l’esiguo contingente francese è ormai da tempo insufficiente per contenere i terroristi e proporsi proattivamente in un territorio così vasto.
La decisione di Ouagadougou pare straordinaria e va ad interrompere una cooperazione storica nei territori dell’Africa francofona; le analogie con il precedente maliano fanno temere un cambiamento di rotta simile in politica estera da parte del Governo burkinabè. Dalla presa del potere da parte di Traoré starebbero arrivando proprio dal Mali incoraggiamenti ad accelerare un avvicinamento del Burkina Faso alla Russia. Sono molti gli Stati africani che negli ultimi anni hanno demandato compiti di sicurezza regionale ai mercenari del gruppo russo Wagner e oggi questo spettro aleggia ancora una volta sul continente. Se ad ottobre alcuni emissari del Presidente USA Biden, in visita nel Paese, sono stati rassicurati rispetto a tale prospettiva, il viaggio del Primo Ministro Kyélem de Tambèla a Mosca in dicembre e la missione in territorio africano di esponenti del Cremlino in gennaio, hanno reso questo scenario decisamente più concreto.
Se prendiamo ancora una volta come punto di riferimento il Mali, nell’ultimo anno la presenza della Wagner nel Paese non ha fatto altro che acuire il disordine generato dai nuclei jihadisti disseminati nella regione. Replicare questo climax securitario in Burkina Faso potrebbe far piombare il Sahel ancora più nel caos.
La cacciata delle truppe francesi è un punto da attenzionare tanto a Parigi quanto nel resto d’Europa sotto due punti di vista: un Sahel fuori controllo è grembo fertile per l’espansione del terrorismo jihadista e fomentatore di flussi migratori sempre più consistenti verso il Nord Africa e l’Europa; la perdita del presidio francese in Burkina Faso porta altr’acqua al mulino russo che negli ultimi anni si è infiltrato in Africa, storicamente giardino di casa dell’Europa.
Non si tratta di discorsi di stampo colonialista o neocolonialista: un’Europa che non agisce come attore principale in Africa è un’Europa che non può sopravvivere. L’espansione ad Est dell’Unione Europea ha dimostrato i propri limiti strategici e d’efficacia, e la trascuratezza con cui è stato trattato il continente africano nell’ultimo mezzo secolo ha prodotto instabilità e minacce di sicurezza a pochi chilometri dalle nostre coste. Se la Wagner estenderà le proprie operazioni anche al Burkina Faso, l’Europa dovrà fare i conti con un terrorismo jihadista incontrollabile e con un avversario, la Russia, che continua ad attingere forze sottraendole all’Europa.