Good Omens: la recensione

Una divertentissima miniserie apocalittica dagli sviluppi umoristici assurdi. Michael Sheen e David Tennant sono FENOMENALI!

 

 

Sono un grande fan di David Tennant sin da quando ha interpretato Doctor Who, mi sono innamorato della sua interpretazione di Kilgrave in Jessica Jones ed ora sono letteralmente impazzito per il suo diavolo Crowley. Conoscevo meno Michael Sheen, e me ne pento profondamente; la sua interpretazione dell’angelo Aziraphale in Good Omens mi ha fatto scoprire un attore formidabile che comincerò a seguire più assiduamente.

Ragazzi, pochi giri di parole per spiegarvi la trama principale: è giunto il momento dell’Apocalisse! Come ci si è arrivati? Bene, questo lo dovete chiedere ad Aziraphale e Crowley. I nostri protagonisti sono due esponenti di spicco delle loro rispettive fazioni. Dall’alba dei tempi hanno avuto compiti opposti. L’angelo Aziraphale doveva osservare l’umanità, mentre il demone Crowley doveva far cadere in tentazione l’uomo.

Sembra inconcepibile ma Aziraphale e Crowley sono legati da un destino comune che è raccontato attraverso gli incontri dei nostri protagonisti durante i secoli. In tutto il paradiso e in tutto l’inferno, solo loro due hanno cominciato ad apprezzare la vita sulla terra. Questo è un fattore decisivo che permette di sviluppare un’amicizia impossibile ed ultrasecolare.

 

 

Good Omens ci trasporta nelle vicende legate alla fine del mondo, ma riesce anche a raccontare un assurdo legame d’amicizia che alla fine sarà l’ago della bilancia dell’Apocalisse … o forse no? La storia è colma di assurde casualità che generano una serie di eventi a catena impensabili. In tutti e sei gli episodi non c’è mai la sensazione di riuscire a dominare quello che succede, ed ogni azione, anche se la più banale e semplice, può avere conseguenze catastrofiche.

Aziraphale è un angelo innamorato del cibo e dei libri, in costante lotta con le stringenti normative angeliche e il suo carattere buono e caritatevole che lo spinge ad intervenire nelle storie dell’umanità. Il demone Crowley invece ha una predilezione per la sua macchina, per la musica, e per i vestiti eleganti. Si trova spesso obbligato ad assolvere i compiti infernali, ma riesce di solito a far passare una stupida pensata umana per una sua grande manipolazione infernale.

 

 

Michael Sheen riesce a trasmettere tutta la gioia che il suo personaggio trae quando assaggia un prelibato manicaretto, ma è fantastico anche nell’interpretare l’insicurezza di Aziraphale quando è combattuto tra i suoi obblighi e la sua morale. David Tennant è un folle demone che si barcamena tra i suoi doveri ed i suoi piaceri. Le sue espressioni hanno sempre quel non so ché di folle e demoniaco. L’intensità del suo sguardo da invasato e la risata che deforma la sua faccia sono perfette. Guardandolo, non riesco ad immaginare un demone in sembianze umane migliore di lui.

Tutti gli interpreti sono molto azzeccati. Ognuno di loro riesce ad immedesimarsi perfettamente con il personaggio che interpreta, infondendoci qualcosa di personale. Forse l’unico dei personaggi di spicco che è proprio il giovane attore che interpreta l’anticristo. Non sono riuscito a capire se la sua forzata apatia è stata studiata a tavolino o derivi da un’interpretazione non brillantissima.

Adoro la sigla d’apertura della serie che è divertentissima, ed adoro la scelta della colonna sonora, una musichetta che mi ha accompagnato per diversi giorni, anche dopo aver concluso la visione della serie. Che dire di più? Sono convinto che la serie meriti di essere vista. Essendo una miniserie autoconclusiva vi ruba giusto il tempo di sei episodi. Non ci saranno nuove serie, il progetto è stato pensato ed eseguito per essere fine a se stesso. Una scelta molto coraggiosa, che apprezzo particolarmente perché le serie televisive moderne tendono con il tempo ad appiattirsi e diventare inguardabili.

Good Omens, 2019
Voto: 8
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