Helldivers 2 non è perfetto, ma convince pienamente

Il nuovo gioco di Arrowhead amplia quanto di buono fatto vedere col primo capitolo e convince nonostante i numerosi bug ancora irrisolti.

 

 

A due mesi dal lancio, la campagna della Super Terra in difesa della democrazia continua senza cenni di rallentamento, nonostante i vari bug e problemi tecnici. Helldivers 2 è ancora sulla bocca di tutti, conta un numero di giocatori vasto e attivo, e il team di Arrowhead Game Studios sta costantmente rilasciando patch, ribilanciamenti e nuovi contenuti di gioco.

Helldivers 2, che si rinnova rispetto al precedente Helldivers, affacciandosi su un mercato dai gusti più moderni e dove la tendenza predilige titoli sparatutto in prima e terza persona, sembra aver colto nel segno: fiumi di proiettili, esplosioni, difficoltà regolabile e tanta ironia, tutto in un importante clima di cooperazione tra giocatori. Per quanto semplice, il modello introdotto da Helldivers 2 è una ventata di aria fresca in un panorama videoludico governato da titoli competitivi e dominato da microtransazioni (non sempre “micro”). Si tratta infatti di un videogioco cooperativo con poche pretese ma con alle spalle una storia da esplorare e approfondire, e che essere facilissimo e contemporaneamente offrire estremi livelli di difficoltà per i più impavidi.
I contenuti scaricabili a pagamento sono anche ottenibili tramite il collezionamento di speciali valute reperibili durante le partite, quindi completamente sono stati fugati i dubbi della prima ora che avevamo manifestato anche sulla Tana.

 

 

Malgrado l’ottimo gameplay e il divertimento in grado di offrire, Helldivers 2 è ancora lontano dall’essere un gioco completo pur avendo un’identità chiara e definita, visibile sin da ora e che per molti ne ha già decretato il successo.
Al di là dei problemi e bug già menzionati, ci sono alcuni elementi strutturali del gioco che dimostrano come questo titolo in realtà presenti delle carenze. Da una parte abbiamo un gameplay pulito, bilanciato e strutturato; dall’altra parte abbiamo delle caratteristiche non pienamente sviluppate come l’hub di gioco spoglio e privo di significative interazioni, il sistema di acquisto di armi e armature slegato dal contesto degli altri potenziamenti, per non parlare infine della carenza totale di una fase end-game del gioco.

Entrando nel dettaglio, possiamo vedere come la nave (il nostro hub di gioco, dove accedere all’arsenale o ai menu di potenziamento) sia molto spoglia nella forma e nei contenuti. Oltre a passeggiare sul ponte di comando, si può interagire solo con tre dispositivi e ammirare il panorama dalle grosse finestre; metà dei suoi miglioramenti (sostanzialmente bonus passivi attribuiti al nostro soldato una volta schierati) non sono incisivi durante il gioco e spesso sono molto onerosi da ottenere; come fossero elementi presenti solo per riempire il menù e fare numero. Non si può pensare che questo sia tutto ciò che la nave ha da offrire, e l’augurio è che questo aspetto venga maggiormente sviluppato aggiungendo quei classici elementi che farebbero impazzire i giocatori, rendendo la nave più interattiva tra una missione e l’altra.

 

 

Un altro aspetto critico del gioco è il rapporto tra ricompense e sviluppo del personaggio, un parametro cruciale che ci può dare degli indizi sulla direzione che vuole dare la software house.
Attualmente, al completamento di ogni missione il giocatore riceve esperienza (che permette di sbloccare nuove abilità, dette “stratagemmi”), crediti (per acquistare questi stratagemmi), materiali (per potenziare la nave) e medaglie (per comprare armi e armature). Per sbloccare quanto il titolo ha da offrire sono richieste dalle 40 alle 60 ore di gioco. Una volta che il nostro personaggio avrà acquisito ogni potenziamento e abilità disponibile non sentiremo più il bisogno di investire tempo e impegno, se non per svago (o per dovere nei confronti della democrazia), perché sappiamo che non otterremo nulla di più. In poche parole, manca una fase finale che trattenga e ricompensi il giocatore per il tempo investito nel titolo.
Possiamo quindi immaginare che arriveranno ondate di nuovi contenuti; ma saranno sufficienti a intrattenere tutti i giocatori che hanno già sbloccato quanto il titolo ha attualmente da offrire C’è da chiedersi se gli sviluppatori troveranno un buon compromesso tra l’accontentare i vecchi veterani e non intimidire i nuovi giocatori con traguardi troppo lontani da raggiungere, come successo analogamente con i DLC di World of Warcraft.

 

 

Mentre i bug e i problemi con i server continuano a essere presenti ma sono pian piano risolti dal continuo impegno del team di sviluppo, le criticità evidenziate in questa fotografia potrebbero invece essere una scelta cosciente della direzione creativa. Forse Arrowhead intende dare al titolo un indirizzo diverso da quello che potremmo comunemente aspettarci, volendo porre l’attenzione del giocatore sul giocare e divertirsi in compagnia, sfruttando i diversi strumenti proposti, anziché puntare al progresso personale ottenendo titoli ed equipaggiamenti. A sostegno di questa ipotesi abbiamo le affermazioni della casa madre che vuole evitare ci sia una combinazione di equipaggiamenti esageratamente più vincente di altre (e ce lo dimostra con i ribilanciamenti inseriti negli ultimi aggiornamenti), per offrire a tutti la stessa opportunità di vittoria con le risorse che più trovano divertente utilizzare.
Insomma, Helldivers 2 vuole probabilmente conquistarci con questo suo “fare modesto”, con un’umile nave, uno spoglio menù di gioco e un impianto non focalizzato sullo sviluppo personale che ci ricorda che noi siamo li per giocare (o meglio, “esportare democrazia controllata”) e divertirci in compagnia.

Sulla scia del cambiamento del monolitico Baldur’s Gate 3, che ha clamorosamente spostato l’attenzione dalla quantità alla qualità, forse anche Helldivers 2 rappresenta una brezza di speranza che preannuncia una tempesta di rinnovamento per l’industria dei videogiochi.

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