Un anime sul Basket con mirabolanti tecniche e straordinarie azioni sotto canestro! Luce ed Ombra riusciranno a sconfiggere la Generazione dei Miracoli?
Kuroko’s Basket è un anime composto da tre stagioni esplosive che ti terranno incollato al televisore. Adoro il basket e mi sono innamorato del mitico Slam Dunk appena ho avuto tra le mani il manga. Ho letteralmente divorato la serie animata con Hanamichi Sakuragi, quindi non potevo mancare l’occasione di vedere un nuovo anime su questo sport. Pensavo di fare una recensione per ogni singola stagione, ma non ho resistito e ho finito di vederlo tutto prima di riuscire a mettere nero su bianco la mia opinione. Ora ho negli occhi tutta la storia e posso così darvi un panorama completo di questo lavoro.
Partiamo subito con il dire che la forza di Slam Dunk risiedeva nel condurre lo spettatore, passo dopo passo, a scoprire il basket ed i suoi punti di forza. Kuroko’s Basket tralascia tutta la faticosa parte dei “fondamentali” per dedicarsi a sfornare tecniche “speciali”. È palese la volontà dell’autore, Tadatoshi Fujimaki, di discostarsi velocemente dal suo ingombrante predecessore e per questo propone molte tecniche fantasiose o impiegate nello Street Basket.
La storia narra della matricola Tetsuya Kuroko che entra a far parte della squadra di pallacanestro del liceo Seirin. Il nostro protagonista non è alto né particolarmente veloce, non eccelle neanche nel palleggio e non sa assolutamente tirare a canestro. Con queste credenziali sembrerebbe destinato alla panchina a vita, ma salta fuori che lui ha giocato per il prestigiosissimo club di basket della scuola media Teikō. Nei tre anni precedenti, il club di basket della scuola Teikō, è diventato famosissimo per aver cresciuto un gruppo di talenti fuori dal comune che sono stati ribattezzati “La Generazione dei Miracoli”.
Kuroko non era uno dei cinque titolari, ma era la prima riserva, il famoso sesto giocatore: “Il Giocatore Fantasma della Teikō”. Infatti il nostro protagonista manca totalmente di presenza, tanto che la gente non si accorge di lui fino a che non parla o non si palesa in modo eclatante. Il suo stile di gioco è totalmente incentrato sul rubare palla e fornire passaggi imprevedibili. Lui è praticamente un giocatore “Ombra” e la sua capacità di “scomparire” lo avvantaggia tantissimo in questo suo particolare modo di interpretare il basket.
Kuroko ha però bisogno di un giocatore che attragga l’attenzione su di sé, una “Luce” da sfruttare per diventare più facilmente un’ombra. Fortunatamente nella squadra entra anche la matricola Taiga Kagami, un ragazzo proveniente dall’America che spicca per le sue incredibili doti atletiche. Ecco che si crea un pericoloso duo di giocatori che se la dovrà vedere con la Generazione dei Miracoli.
Kuroko’s Basket propone una visione estrema del basket moderno in cui il concetto di squadra, che soffre e lotta unita per vincere, esiste solo per essere sottomesso al giocatore di talento che domina da solo intere partite. Ecco perché Tadatoshi Fujimaki ama riproporre principalmente stili e tecniche di Street Basket dove l’uno contro uno è preferibile al gioco collettivo. Nella mente dell’autore nascono personaggi incredibili come Daiki Aomine, l’asso della Generazione dei Miracoli, che si muove quasi come un animale selvaggio ed è impossibile da marcare, oppure come Ryota Kise che ha la capacità di copiare qualsiasi movimento e tecnica avversaria o infine come Seijuro Akashi il playmaker con una visione del campo tale da poter prevedere le mosse di tutti i giocatori in campo.
Molti di questi personaggi sfiorano l’impossibile e non sono credibili, ma è proprio questa loro caratterizzazione ad attrarre lo spettatore. Il torneo interscolastico è il palcoscenico perfetto per vedere all’opera questi assurdi giocatori, ma è anche un modo per proporre sempre qualcosa di nuovo. Come nelle migliori tradizioni nipponiche, anche in questo manga le abilità e la potenza dei personaggi crescono con il crescere del torneo; quindi ci troviamo ad assistere a nuovi trucchi e nuove giocate ad ogni singola partita. Le partite diventano il punto più alto dell’opera, ma il contorno di allenamenti e relazioni interpersonali sono una buonissima aggiunta che spesso aiuta a far digerire quello che si è visto nelle puntate precedenti.
La storia è abbastanza lineare e non presenta grandissime sorprese, se escludiamo le mirabolanti tecniche che vengono sfoggiate ad ogni partita. Quello che stupisce invece è la facilità con cui Tadatoshi Fujimaki riesca a descrivere i momenti di pathos e di frenesia presenti nelle partite stesse. Guardando la serie, mi è capitato più di una volta di rimanere stregato dagli eventi tambureggianti e di voler subito vedere l’episodio successivo; ammetto di aver fatto le ore piccole almeno un paio di volte. Purtroppo Kuroko’s Basket non è stato doppiato in italiano; i sottotitoli non invogliano lo spettatore alla visione, ma la speranza di un doppiaggio non muore mai.
Passiamo alle note dolenti. Il disegno del manga è abbastanza pulito e sicuramente in chiaro stile giapponese. La trasposizione animata comincia mantenendo una veste grafica simile a quella del lavoro cartaceo, ma non si mantiene costante nell’arco di tutte e tre le stagioni. In vari momenti, che durano anche diverse puntate, la qualità di disegno e di animazione scade in modo imbarazzante. Ci sarà anche stata l’esigenza di chiudere velocemente la consegna di una parte del lavoro, ma sinceramente questo calo qualitativo di produzione è decisamente irritante e purtroppo non può essere ignorato.
Questa schizofrenia qualitativa abbassa il mio giudizio sul prodotto che non è di per se un capolavoro, ma poteva tranquillamente ambire ad una valutazione migliore. Ve lo consiglio? Se siete degli amanti del basket, assolutamente sì! Se invece non lo siete, aspettate il futuro doppiaggio italiano, se mai arriverà…