“Dalla Cina col furgone!”: questo è l’unico modo per far arrivare in Italia questo prodotto dalla stucchevole trama ciclica e dalla grafica poco efficace.
Gli autori cinesi non brillano per originalità, o perlomeno non arrivano proposte interessanti da diverso tempo. Con la sola esclusione di Tales Of Demons And Gods, che graficamente è decisamente una spanna sopra tutti i Manhua (manga cinesi) che ho letto, non ci sono significativi prodotti che mi abbiano veramente colpito. Anche con quest’opera, ormai giunta oltre gli ottocento capitoli, mi sono ritrovato a leggere la stessa identica storia riproposta ciclicamente, arco narrativo dopo arco narrativo.
La frustrante telenovela, ambientata in un fantomatico antico mondo fantasy dai chiari tratti culturali cinesi, vede come protagonista Yang Kai, un semplice ragazzo delle pulizie che vive all’interno di una comunità marziale. Il nostro protagonista è decisamente scarso e non riesce a evolvere la sua energia spirituale, venendo quindi emarginato dal resto della comunità. Un fortunato giorno Yang Kai trova un libro dalle pagine nere; appena lo apre il misterioso tomo fa apparire uno scheletro d’oro che s’insinua nel corpo del ragazzo. Da quel momento Yang Kai diventerà sempre più forte e potente tanto da ambire all’apice delle arti marziali.
Dragonball versione cinese? Come impostazione è più simile al sopracitato Tales Of Demons And Gods, ma con la differenza che il protagonista di Martial Peak ha una fortuna sfacciata. La storia vive di archi narrativi praticamente identici tra loro: Yang Kai si ritrova in difficoltà, riesce a fare amicizia o ad usare persone più forti di lui fino a che non le supera in potenza, e a quel punto regolarmente si vendica di chi lo ha intralciato o conferisce incredibili favori a chi lo ha aiutato. Fine! La storia è tutta qui. Quando si alza l’asticella del potere, ecco ricominciare ciclicamente tutto da zero. Stucchevole? In questo caso sì, come lo è diventato Dragonball dopo che Akira Toriyama ha smesso di curare personalmente storie e disegni.
Abbiamo capito che la storia, curata dall’autore che si firma Momo, non è il massimo, non ha grandi colpi di scena e si ripete ciclicamente; almeno la grafica sarà decente? No, neanche a parlarne! Sembra che gli autori cinesi non abbiano un grandissimo rispetto per i propri lettori. Le tavole iniziali di quest’opera non sono particolarmente curate e non brillano per dettaglio o prospettiva. Dopo ottocento capitoli magari qualcosa sarà cambiato?
Sì, qualcosa è cambiato, si percepisce lo sforzo fatto dall’autore di curare meglio le figure, gli sfondi ed i dettagli, ma spesso si ritrovano tavole che mancano proprio di prospettiva e profondità; segno purtroppo evidente che c’è una carenza di formazione. L’artista Pikapi, forse stritolato dalla cadenza di uscita di questo lavoro che in quattro anni ha proposto così tanti capitoli, non ha probabilmente avuto il tempo materiale per fermarsi e curare il suo lavoro. Questa è l’unica giustificazione che posso addurre per salvare almeno parzialmente l’operato dell’artista, ma è sufficiente?
Martial Peak è un lavoro che non ha uno spessore narrativo interessante, che continua a riproporre costantemente la stessa trama ad ogni arco narrativo e che non ha un livello grafico particolarmente efficace. Immagino che sarà davvero difficile vedere questo prodotto edito ufficialmente anche in Italia; comunque ringrazio come sempre i fan che s’impegnano tanto a tradurre e proporre i prodotti provenienti dal lontano oriente.