La dittatura del pensiero omosessuale: dai libri di scuola all’industria dell’intrattenimento

Il diritto ai rapporti omosessuali è incontestabile, ma imporre una mentalità pro-gay con il lavaggio del cervello, censurando opinioni diverse, è vera dittatura.

 

 

Nel corso della storia, l’omosessualità ha visto alternare momenti e culture che l’hanno accettata, tollerata od osteggiata; ma mai come oggi si era visto un così forte tentativo di farla diventare un valore dominante. Ovviamente questo non poteva avvenire se non nel morente e decadente mondo occidentale, dove la follia del pensiero progressista sembra aver sopraffatto la ragione.

La crociata delle lobby omosessuali, in corso ormai da anni, ha recentemente raggiunto estremi che mal celano la rabbiosa voglia di imporre con la forza il proprio pensiero, quasi si tratti di una rivalsa più che di una ricerca di uno spazio vitale. In questo assedio alle leggi di natura e nella caccia alle streghe verso chi non le scorda, non c’è nulla relativo al vivere liberamente la propria sessualità, come è giusto che sia; c’è solo il voler imporre con la forza una rivoluzione dei valori fondamentali e logici della società contemporanea.

 

 

Il percorso è più o meno sempre lo stesso quando i cambiamenti arrivano dalle forze che si autoproclamano progressiste (ma fra cambiamento e progresso c’è una bella differenza): prima ci si vittimizza, poi si creano nuovi modelli sociali spinti attraverso i media, infine si mobilizza la piazza e si tratta come appestati chi non si adegua al “pensiero dominante”. Cosa che ovviamente sta succedendo anche in questo caso, come è stato in precedenza per l’immigrazione incontrollata.

Oggi siamo nella fase finale del processo introdotto dalla “teoria gender”, e si cerca il lavaggio del cervello delle generazioni più giovani con metodi subdoli e moralmente criminali: nei libri di scuola si vuole insegnare che le coppie gay e la sessualità “fluida” (una volta si sarebbe detta confusa o semplicemente promisqua) sono equivalenti a quello che invece è il mattone fondamentale della società, cioè le famiglie formate da uomo e donna ed uniche capaci di procreare e mantenere viva la specie umana.

 

 

Sui media e sui canali di intrattenimento le cose non vanno diversamente: invece di creare nuove icone gay che possono piacere o meno, i comportamenti sessuali degli storici personaggi dei fumetti e del cinema (cosa del quale non è mai importato a nessuno) vengono costantemente cambiati verso l’omosessualità e platealmente pubblicizzati (come è successo per Superman, Deadpool o Capitan America, non a caso fra i più maschi dei supereroi); esattamente lo stesso subdolo modo usato da cristiani ed islamici per centinaia di anni, quando costruivano le loro chiese e moschee dopo aver distrutto i templi delle altre religioni e sullo stesso luogo, cancellando fisicamente la possibilità di pregare un altro culto.

 

 

Nei videogiochi, sempre più spesso vengono imposti riferimenti omosessuali che devono forzatamente essere accettati da chi vuole giocare quel gioco. Tre sono gli esempi più recenti: il caso di Sim 4, il famoso simulatore di vita sociale, che ha inserito forzatamente la presenza di coppie gay ben dopo la sua pubblicazione, obbligando i giocatori che avevano già comprato il gioco ad aver a che fare con le ovvie conseguenze, imponendo scelte che non sono necessariamente quelle della maggioranza delle persone. Il secondo caso è quello di uno dei principali siti di modifiche legali per videogiochi, Nexusmod, che ha cancellato un utente e bloccato le sue creazioni; la colpa? Quella di aver permesso a chi lo volesse di sostituire la bandiera multicolore omosessuale con quella statunitense in un gioco dell’Uomo Ragno. Ed infine abbiamo un videogioco di gladiatori, Domina, che ha visto una sequela impressionante di recensioni negative dopo che l’autore si è schierato contro l’omosessualità: un modo per distruggere la vendibilità del prodotto.

 

 

Poca cosa, si potrebbe dire; ma non sono altro che i segnali di una dittatura strisicante, silenziosa e sfruttata da chi controlla la formazione del pensiero e che prende vita ancora di più nei vari social. Su Facebook, Twitter e Twitch è pressoché impossibile affermare di non essere d’accordo con questa imposizione di cambio di modello sociale, o peggio affermare che tutta questa marea montante viene da un senso di repressione interiore e di inadeguatezza che molti omosessuali vivono non certo per colpa degli eterosessuali; e che comunque si tratta di ribaltamenti delle leggi di natura. Nei migliori dei casi si viene immediatamente silenziati o cancellati (bannati, come dicono i più tecnologici), in altri si è oggetto di minacce. Lo sa bene l’autrice dei romanzi di Harry Potter, che si è opposta alla cancellazione del concetto di sesso maschile/femminile, facendo notare come solo le donne possano avere le mestruazioni, e per tutta risposta ha ricevuto numerose minacce di morte e ha visto i suoi libri boicottati; e questo per aver ribadito come funziona la specie umana in natura.
Se poi non si è famosi come la Rowling si viene licenziati; come successo in Inghilterra nel 2019 a Maya Forstater, la quale si è permessa di affermare l’ovvio: che i maschi sono maschi e le femmine sono femmine. Interessante notare come, tre anni dopo il suo ricorso al tribunale, finalmente le sia stato recentemente riconosciuto il fatto che sia stata discriminata dai sostenitori della teoria gender e del politically correct per aver citato un fatto scientifico.

 

 

Questo modus operandi studiato a tavolino ha un effetto duplice: promuovere la propaganda pro-gay e obbligare al silenzio i dissidenti. Esattamente come nei regimi comunisti del dopoguerra e di oggi.
Se è assolutamente legittimo che ognuno viva la propria vita sessuale come meglio crede, è altrettanto fondamentale che non si cerchi di far passare come naturali  approcci che non tutelano la specie; occorre essere realisti e non tacciare di omofobia semplici analisi tecniche. Invece, negli ambiti progressisti vive forte la voglia di imporre con la forza (e talvolta la violenza) le proprie idee, alla faccia della democrazia e della pluralità di opinioni che si vantano tanto di difendere.

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