Da Novembre 2023 a Roma inizieranno le nuove limitazioni per la circolazione nelle fasce verdi dei veicoli più inquinanti; è la soluzione migliore per Roma?
La giunta capitolina sta vivendo settimane concitate da quando la delibera per l’istituzione di una fascia verde chiusa al traffico per i veicoli più inquinanti è diventata di pubblico dominio; molti cittadini della Capitale infatti hanno espresso, anche attraverso una consistente manifestazione, il proprio sdegno contro il Sindaco e il suo staff per questo provvedimento.
Le stime parlano di circa 300.000 vetture al momento inadatte a transitare nelle zone verdi; la non idoneità di certi veicoli non solo non consentirebbe la circolazione all’interno di tali aree, ma ne impedirebbe anche l’entrata in determinate fasce orarie, andando di fatto a creare una barriera ecologica che, in linea teorica, dovrebbe migliorare sensibilmente la qualità dell’aria nelle zone più abitate del Comune capitolino.
Le proteste dei cittadini (in parte provenienti anche dal bacino elettorale di Gualtieri) hanno investito il Sindaco, colpevole secondo questi di non aver tenuto conto dell’esborso economico che ogni cittadino dovrebbe affrontare per comprare una nuova vettura in linea con i nuovi standard ecologici del Comune, e dei disagi a cui la popolazione residente andrebbe incontro in ottica di spostamenti interni.
La rabbia dei cittadini sembrerebbe crescere di settimana in settimana e, anche grazie al tam-tam incontrollabile e spesso infondato dei social, le teorie complottistiche più disparate sembrano aver interessato anche questo argomento: secondo alcuni, dietro questa manovra ci sarebbero le lobby dell’elettrico, pronte a sostituire quelle del petrolio; per altri si tratterebbe di un modo per controllare la popolazione attraverso le decine di telecamere sparse sul territorio con lo scopo di monitorare gli accessi alla suddette fasce.
Probabilmente il populismo pseudo-democratico che appesta i social media e la possibilità per tutti di far circolare opinioni mascherate da informazioni sta contaminando in maniera alquanto ridicola il dibattito su questa questione.
La Toyota, la Tesla, la Hyundai e tutte le altre case automobilistiche non hanno bisogno necessariamente del mercato romano per sopravvivere ed accrescere il proprio fatturato globale, così come questo presunto Grande Fratello non avrebbe bisogno delle telecamere della fasce verdi per raccogliere informazioni visto che in molti casi quelle stesse informazioni le abbiamo cedute di nostra sponte attraverso autorizzazioni concesse ad app e piattaforme varie.
La delibera e il dibattito che si sta generando intorno ad essa meriterebbero da ambo le parti un alto grado di serietà data la moltitudine di aspetti coinvolti: ecologia, infrastrutture, partecipazione attiva della cittadinanza alla vita politica, urbanistica… insomma una buona fetta del futuro della città, dei cittadini e della loro salute.
Chiunque viva a Roma è con buona probabilità perfettamente conscio della disastrosa condizione del traffico romano, un fiume di lamiere e scarichi che congestiona e ingrigisce la città e la salute dei propri cittadini; secondo una statistica, gli automobilisti della Capitale perderebbero ben 4 giorni di vita l’anno fermi in auto.
Lo scenario dunque, a prescindere dalla transizione green voluta e auspicata in primis dall’UE, è effettivamente problematico; negarlo, affermando che prima questo problema non esisteva, rappresenterebbe il solito passatismo all’italiana per cui il presente è sempre peggio del passato, anche quando quest’ultimo era caratterizzato da arretratezza scientifica e libertà limitate.
La soluzione per liberare Roma dal traffico e dall’inquinamento probabilmente non è un percorso netto e rettilineo da percorre tutti mano nella mano; al contrario è un argomento che meriterebbe la partecipazione di tutte le manifestazioni di cittadinanza possibili e che dovrebbe coinvolgere anche e soprattutto i vertici del trasporto pubblico, probabilmente il comparto più importante ai fini della decisone e dell’attuazione finale delle delibere.
Roma non ha certamente il servizio pubblico di trasporti che merita e di cui necessità: per capirlo basta confrontare le densità di popolazione di Roma e Milano e la loro relativa rete metropolitana, ferroviaria e di superficie. Quello di cui c’è bisogno è un potenziamento dei trasporti pubblici, adattandoli ai più alti standard ecologici, al fine di permettere ai romani di raggiungere con certezza e puntualità il proprio lavoro, la propria scuola o i propri luoghi di interesse, e di ridurre di conseguenza al minimo l’uso di carburante. Una rivoluzione quindi che coinvolga una pluralità infrastrutturale e non la singola proprietà individuale.
Novembre si avvicina e la situazione potrebbe variare ancora, con il Comune di Roma che proprio in questi giorni sta prendendo in considerazione varie proposte per ammorbidire la manovra in favore in particolare dei lavoratori in possesso di veicoli commerciali. Ciò che dovrebbe variare maggiormente però è la nostra sensibilità sociale e la nostra inclinazione al cambiamento, entrambe soffocate spesso da un passato che fingiamo di conoscere solo per rimpiangerlo e da un futuro che supponiamo di comprendere solo per negarlo.