La seconda battaglia di Charkiv

Sei mesi dopo aver conquistato la città, i tedeschi resistono ad un contrattacco sovietico che mira a destabilizzarne le posizioni ed a riprendersi Charkiv.

 

 

La controffensiva sovietica avviata nelle ultime settimane del 1941, e portata avanti fino al Febbraio dell’anno successivo, è riuscita a respingere le formazioni tedesche su posizioni più arretrate in molti punti del lunghissimo fronte. Mosca deve ringraziare la tenacia delle proprie formazioni militari che hanno respinto gli attaccanti fuori dai propri sobborghi e salvandola in extremis. Le truppe tedesche in questo primo inverno nell’Unione Sovietica, battono in ritirata e assumono un assetto difensivo sancendo definitivamente il fallimento dell’Operazione Barbarossa e della guerra lampo ad est. I sovietici dunque ne approfittano per recuperare parte del territorio perduto, forzando le posizioni nemiche nei punti più strategici del fronte che, pur ripiegando in alcuni punti per moltissimi chilometri, resistono all’urto. Mentre i tedeschi cercano di riorganizzare le proprie divisioni, provate dai lunghissimi mesi di combattimenti e dalle lunghe distanze percorse, i comandanti sovietici dibattono se continuare gli attacchi o fermarsi ed adottare una dottrina difensiva. Consci del fatto che la riorganizzazione tedesca avrebbe significato (e poi verificatasi) un’offensiva, nella primavera del 1942 parte dell’Alto Comando sovietico, con a capo lo stesso Stalin, decide per attacchi mirati in precise zone del fronte, incluso quello meridionale e quindi lontano dal punto critico: Mosca.

Proprio sul fronte meridionale, una serie di offensive invernali condotte dalle truppe sovietiche erano riuscite a riguadagnare territorio nella regione del Donbass, raggiungendo il fiume Donec. Qui riescono a creare una pericolosa testa di ponte che i tedeschi non riescono a liquidare. Charkiv si trova a pochi chilometri e Stalin la inserisce come uno degli obiettivi di quelle mirate offensive citate sopra. L’attacco sovietico viene preparato a partire dal mese di Marzo, facendo affluire nella zona uomini ed equipaggiamento, sotto il vigile occhio del Maresciallo Timoshenko a capo di questo settore del fronte. Entro i primi di Maggio, un nutrito numero di divisioni sovietiche appartenenti a due Fronti sono pronte per dar battaglia, nonostante il loro dispiegamento sulla linea di contatto sia rallentato dalla “rasputitsa” primaverile che trasforma il terreno in una fanghiglia micidiale per i mezzi corazzati.

Il 12 Maggio Timoshenko ordina l’offensiva. In quelle prime ore di combattimenti, gli avamposti tedeschi vengono colti di sorpresa, non tanto dalle incursioni aeree dei sovietici, quanto dalla rapida avanzata dei gruppi di carri armati che penetrano e superano le posizioni nemiche, intrappolando i tedeschi. I primi e rapidi successi militari galvanizzano i comandanti sovietici, i quali credono di aver aperto una breccia nelle difese nemiche. Questo stato euforico dura però poco: già a partire dal secondo e terzo giorno dall’inizio dell’offensiva, le formazioni tedesche riescono a respingere in più punti le colonne sovietiche. Quello che lo Stavka (comandamento sovietico) e Stalin non sanno, è che i tedeschi, proprio in vista dell’offensiva primaverile da lanciare nel settore meridionale del fronte in direzione Stalingrado-Caucaso, hanno massicciamente rinforzato l’area. I sovietici riescono comunque ad avanzare pericolosamente nelle zone a sud di Charkiv. Paulus, Comandante in capo della 6ª Armata tedesca, fa arrivare in città altre tre divisioni con il compito di difenderne le strade.

 

 

A partire dal 15 Maggio, la difesa tedesca viene integrata con il supporto aereo della Luftwaffe. La stretta ed efficace collaborazione tra le forze terrestri e gli apparecchi in volo che offrono prezioso supporto, ferma brillantemente gli attacchi sovietici su tutta la linea. I ripetuti attacchi sovietici si infrangono contro un solido muro, mentre la frustrazione per il mancato supporto dell’artiglieria sovietica dalle retrovie, esaspera i combattenti delle prime file, incapaci ormai di avanzare. Più le ore passano, più i soldati sovietici esauriscono forze e munizioni, impantanandosi su una linea di fronte non solo stretta ma che offre poche vie d’uscita. Gli incessanti attacchi portati avanti dalle formazioni della Luftwaffe, quando non colpiscono direttamente le truppe impegnate nei duri combattimenti, si concentrano sulle linee di approvvigionamento e di comunicazioni dell’Armata Rossa, creando ancora più confusione.

Dopo soli cinque giorni dall’inizio delle operazioni, le forze tedesche sono pronte ad una dura e decisiva risposta. Unità appartenenti alla potente 1ª Divisione Panzer iniziano un massiccio contrattacco che mira a distruggere le unità sovietiche più avanzate all’interno del saliente creato dalla loro precedente avanzata. Il Terzo Corpo Panzer di Kleist, avanza di circa dieci chilometri nella prima giornata di scontri, mentre da Mosca viene vietata la ritirata strategica. Il 19 Maggio anche altre unità in seno alla 6ª Armata di Paulus entrano in azione attaccando a più riprese la testa di ponte sul Donec nel tentativo di accerchiare i sovietici. È solo a questo punto che ai sovietici viene ordinato di ripiegare, anche se troppo tardi. A est infatti la sacca si sta rapidamente chiudendo intrappolando moltissimi uomini. I sovietici, che a questo punto attaccano dall’esterno nel tentativo di creare un corridoio di fuga, falliscono nelle loro operazioni.

Dal 25 Maggio, i tentativi di rompere l’accerchiamento dall’interno si fanno sempre più disperati, con cariche di centinaia di soldati contro postazioni tedesche che potremmo definire al limite del suicidio collettivo. Entro il 28 Maggio, qualsiasi operazione sovietica viene bloccata da Timoshenko, che non può far altro che abbandonare i soldati intrappolati, ritirandosi con le rimanenti forze.

La sacca viene liquidata in pochi giorni dalle divisioni tedesche e, secondo gli studiosi militari, circa 200 mila soldati sovietici cadono prigionieri, mentre le morti superano le 70 mila unità. L’offensiva sovietica si rivela dunque un completo fallimento. Il centro abitato di Charkiv non viene raggiunto dagli orrori della battaglia, fortunatamente per la popolazione civile già provata da una durissima occupazione. La sconfitta delle forze di Timoshenko permette inoltre ai tedeschi di coronare con successo la prima fase dell’Operazione Blau di poche settimane dopo, riuscendo a spingersi fino al Caucaso e a Stalingrado.

Per condividere questo articolo: