Chi è che non balla il flamenco quando cucina o non dà le chiavi di casa al primo che passa? Esempi di una serie orrenda.
Gli 8 episodi de Le Fate Ignoranti su Disney Plus sono un epic fail! La storia, creata da Gianni Romoli e dallo stesso Ferzan Özpetek e scritta in collaborazione con Carlotta Corradi e Massimo Bacchini, parte dal riuscitissimo film del regista turco per perdersi in un non voluto non-sense di un gruppo di amici reali più o meno come l’invasione di squali di Sharknado (che tra l’altro era un bel lavoro nel settore trash). Forse l’idea stessa di allungare una pellicola culto in tanti episodi andava cassata sul nascere, ma resta il mistero di come sia stato possibile che nessuno si sia accorto di quello che stava venendo fuori durante le riprese o durante il montaggio.
Il plot narrativo è uguale. Antonia, col viso diafano di Cristiana Capotondi, è una sciapa eterosessuale erotica come un guanto da cucina. Quando suo marito (il piacionissimo Luca Argentero) muore, scopre che si trastullava tra le braccia virgulte di Michele (un Eduardo Scarpetta indistinguibile da Mamhood). Tutto crolla ma poi rinasce nella luce di una famiglia alternativa che vive come nel villaggio dei Puffi dove tutti hanno le chiavi di casa, tutti mangiano dallo stesso frigorifero e tutti si siedono a tavola anche se non invitati. Nel lungometraggio questo stile di vita alternativo era uno shock romantico, forse perché appena spennellato nel racconto ritmato di un prodotto da sala. Reiterato in una serie, invece, risulta ridicolo e alquanto irritante.
Come irritante è la visione degli etero di Özpetek in questo lavoro. Su tre che ne mostra una è la moglie sciacquetta di cui sopra, uno è un picchiatore fascista che ringhia invece di parlare e uno mangia tutta la sera filetti di baccalà per poi usare la mano unta e bisunta per obbligare Ambra a toccargli il pacco. Sia chiaro, il lavoro culturale del regista negli anni è stato preziosissimo: ha mostrato un mondo che in molti non conoscevano e che a molti è piaciuto. Ma questo non significa che si debba creare un confronto Usa/Urss in stile Rocky Iv dove gli eterosessuali sono per forza stronzi, beceri e decerebrati.
Persino la madre di Antonia, un’ottima Carla Signoris, è una persona orrenda fino a quando inizia a respirare l’aria di casa di Michele. Serra Ylmaz è l’unica a scamparla ma perché è “sospesa”, lo spiega lei stessa quando dice: “Con l’amore ho chiuso, mi consolo col vibratore”. Eppure il cast, sulla carta, era di grande qualità. Ambra Angiolini fa il suo e Lilith Primavera regge bene. La regia è sempre di qualità, difficile trovare inquadrature banali o location buttate via. E allora? Allora è proprio la storia che rasenta la fantascienza!
I due momenti più insopportabili di ogni puntata? Il siparietto iniziale in cui Argentero dovrebbe farci capire quanta poesia ci sia in quelle vite e invece finisce per essere un He-Man anni ottanta che fa la morale del cazzo ai bambini alla fine degli episodi dei Masters. La canzone spagnoleggiante di Mina che resta una grande cantante ma, scopiazzando male Gabriella Ferri, qua finisce per stuccare come il gusto anice nel cono gelato.
Il finale della serie (no spoiler) apre ad una seconda stagione dal respiro internazionale. Ma pure no! Rimettiamo la chiesa al centro del villaggio, rimettiamo Özpetek al cinema.