L’Eternauta: la recensione

La neve uccide a Buenos Aires, e solo per caso si è tra i sopravvissuti. Un racconto agghiacciante che non esito a definire un capolavoro.

 

Immaginate che una tranquilla serata passata tra amici a giocare a carte si trasformi nel peggiore degli incubi possibili, che la neve uccida al solo tocco con la pelle, che la vostra città sia l’epicentro di un invasione aliena, che questi mostruosi nemici non abbiano neppure il bisogno di mostrarsi per quanto sono invincibili. Immaginate che i brandelli di civiltà che rimangono in vita vengano uno ad uno annientati con subdoli trucchi o con armi inconcepibili, che ogni tentativo di resistenza voglia dire solo prolungare la propria agonia; immaginate di veder perire uno ad uno i vostri amici, i vostri camerati e infine anche la vostra famiglia.

L’Eternauta è la storia agghiacciante di tutto questo, e molto di più. Scritto da Oesterheld e disegnato da Lopez negli anni ’70 in Argentina, prima della dittatura dei colonnelli (che ebbe, ahimè, tra le sue vittime proprio lo sceneggiatore), sembra seguire lo schema classico del romanzo apocalittico dell’era d’oro della fantascienza. Dopo pochissime tavole sembra di ritrovarsi in una novella di Ballard o di Wyndham, cupa e senza speranza.

La neve uccide a Buenos Aires, e solo per un caso ci si ritrova tra i sopravvissuti. I nervi cedono, e coloro che erano semplici concittadini e vicini di casa possono diventare belve per il sospetto e la paura. Tuttavia l’ingegno umano è indomabile, e presto un nuovo barlume di speranza si accende, e si tenta di fuggire lontano da Buenos Aires,verso zone che forse non sono state ancora bersagliate dalla neve tossica. Presto però ci si accorge quale sia la vera natura della neve: Buenos Aires, e chissà quante altre città al mondo, è una testa di ponte di un’invasione aliena. Esseri mostruosi, simili ad enormi pulci, invadono la città, comandati da varie gerarchie di alieni, sempre più intelligenti e spietate.

Lentamente la speranza di arrestare l’invasione scompare. I protagonisti si uniscono ad una compagna dell’esercito, tentando un’estrema resistenza, ma l’intera unità viene spazzata via in una serie di battaglie, durante le quali gli invasori sfoderano armi sempre più micidiali e insidiose, armi che non sempre hanno bisogno di distruggere per uccidere. Gli alieni schiavizzano i pochi superstiti e li usano come truppe d’invasione, mentre i nostri tentano disperatamente di fuggire verso alcune zone dove sembra che l’ONU abbia formato delle fortezze in grado di arrestare il nemico. Una bomba H che cancella Buenos Aires, annientando gli alieni, mostra che l’umanità non è ancora doma, ed è disposta a tutto pur di respingere il nemico. Non continuo per non rovinare al lettore il gusto della lettura (anche se fin dalle prime pagine il finale viene rivelato).

 

 

L’Eternauta è un’opera eccezionale, oso dire un capolavoro artistico. I sentimenti che riesce a trasmettere sono impetuosi e travolgenti. Il tratto delle tavole di Lopez è grossolano, ma mai confuso: poche ombre riescono a conferire a tutti i volti un’incredibile espressività, e dinamicità alle scene d’azione.

È un tratto studiato e maturo, affatto casuale o disegnato tanto per riempire spazio sul foglio. Un tratto cui ci si deve senza dubbio abituare, specialmente se si è avvezzi, come il sottoscritto, alla meticolosa precisione e all’energetica violenza dello stile giapponese, e tuttavia godibile fino in fondo. I personaggi tratteggiati da Oesterheld sono tutti vividi, mai stereotipati; ciascuno possiede la sua propria personalità, spesso sorprendente. Lo svolgimento della trama è incalzante, e non lascia fiato. Con grandissima abilità lo sceneggiatore getta l’amo al lettore, per poi trascinarlo in una raggelante spirale di disastri.

Non ho dubbi sul fatto che quest’opera sia destinata all’Olimpo dell’arte. Su di essa si sono formate generazioni di sceneggiatori e disegnatori. È un’opera per chi ha stomaco forte e non ha paura dell’angoscia, ma mi sento di consigliarla a tutti indistintamente. Inoltre, mi sia concesso dire, è lodevole anche l’ottima veste grafica e commerciale data dalla casa editrice, con volume cartonato pregevole e di costo contenuto. La versione in mio possesso è quella stampata da Euracomix del 1993 che è divisa in tre volumi e s’intitola Il vagabondo dell’infinito.

 

L’Eternauta, 1957
Voto: 10
Per condividere questo articolo: