Volo Di Notte: la recensione

Volo Di Notte è un romanzo del 1931 scritto da Antoine de Saint-Exupéry. Il testo conduce in una coinvolgente avventura sui cieli dell’America latina.

 

 

Antoine de Saint-Exupéry rientra tra i più riconosciuti scrittori francesi di sempre e le sue opere, a ben ragione, hanno ottenuto in breve tempo una diffusione mondiale. Il suo testo di maggior successo è ovviamente Il Piccolo Principe (del 1943), ma c’è un filo rosso che lega la sua vita a tutti i suoi scritti, compreso Volo Di Notte. Questo filo non è che la passione per il volo dello scrittore, il quale ha vissuto in prima persona gli albori dell’aviazione civile; un mondo nuovo ed ambivalente, fatto di grandi imprese aviatorie, record da infrangere, piloti leggendari, così come di grandi rischi ed insidie fatali. Una frontiera che si presenta all’Uomo grazie alle ultime evoluzioni nel campo della Tecnica, ma che resterebbe piccola e limitata se non fosse per la tenacia e la determinazione di uomini che riescono a guardare oltre i limiti delle strumentazioni allargandone i confini, molto spesso a costo della vita.

 

I fotogrammi sono tratti da Volo Di Notte del 1933, pellicola omonima ispirata al romanzo

 

Come si è inteso, la narrazione di Volo Di Notte segue il mondo dell’aviazione civile, più precisamente quella delle rotte aeree postali. Saint-Exupéry ci porta nell’America latina degli anni ‘20, in terre dove le infrastrutture erano insufficienti, vuoi per limiti economici o per via dei grandi ostacoli naturali. In questo contesto il ponte aereo è l’unico mezzo per assicurare veloci comunicazioni tra i vari capi della regione – così come con gli altri continenti – dove il telegrafo non può bastare.

Da lettori planiamo sulla pista di un aeroporto di Buenos Aires e seguiamo le vite dure e sacrificate sia di alcuni piloti che di meccanici e colletti bianchi. Se il volo rappresenta l’apice ideale e romantico dell’impresa del pilota, bisogna ovviamente tenere in conto che da contraltare vi sono situazioni per nulla romantiche, composte da assurda burocrazia e lunghe soste in officina, respirando per più tempo inchiostro e olio motore che l’aria gelida al di sopra delle nubi. In un costante saliscendi, rimbalzati tra il cielo e la pista, ci immedesimiamo nei pensieri incerti e spesso cupi di vari individui, a modo proprio ognuno centrale nell’organismo che muove l’aeroporto.

 

 

Scopriamo i piloti, gli eroi per eccellenza, spogliati dei loro abiti di volo, così come scopriamo i dirigenti della compagnia aerea, anche loro messi a nudo e rivestiti delle piccolezze d’ogni giorno.
Dall’interno delle rispettive anime conosciamo quindi persone nuove, forse non così diverse da quelle che si celano dietro gli operatori di terra, ultimi nella gerarchia. Con poco conducono vite spesso misere e da queste sono fortificati; uomini duri ed in apparenza inscalfibili, abilissimi e di grande esperienza. Per qualcuno il mestiere è una vera passione che li rappresenta nel mondo e che nel profondo accende una fiamma d’orgoglio.

Non mancano gli inevitabili sguardi nell’animo anche delle mogli degli aviatori: silenziose osservatrici, condannate ad attese solitarie e sofferte, sempre col timore dell’imprevisto. Non si può raccontare un pilota senza la propria moglie: il loro sentimento è l’unico collegamento per l’aviatore tra cielo e terra, tra l’apparecchio e casa. Non a caso anche Tom Wolfe, ne La Stoffa Giusta (da cui il film Uomini Veri), nel raccontare le vite degli uomini della Mercury-7 (pionieri delle missioni spaziali statunitensi) spende lunghissime pagine nel descrivere le rispettive compagne.

 

 

Come accennato, le rotte che si articolano dalla pista del romanzo sono rotte aeropostali; tutti gli uomini dell’aeroporto corrono costantemente contro il tempo per assicurarsi che quanti più apparecchi possano atterrare e decollare nella giornata. Il volo notturno è raro ed occasionale perché considerato ad alto rischio, ma la Direzione vorrebbe ridurre le ore serali e notturne di sosta della pista, per assicurarsi delle migliori entrate economiche.
Ecco quindi che i nostri occhi di lettori seguono fissi il corriere di Patagonia, ovvero il biplano di Fabien e del suo marconista che, carico di lettere in carta aerea, tenta di tornare a Buenos Aires a sole già calato.
Impotenti osserviamo con loro maestosi paesaggi: in alto lungo le Ande così come a pelo d’acqua, consapevoli dell’imprevisto che da un momento all’altro può colpirli. Saint-Exupéry sapientemente alterna nella narrazione momenti di pathos ad altri più introspettivi, riuscendo – anche quando il focus si allontana dall’apparecchio di Fabien – a ricordarci il soggetto del romanzo. Volo Di Notte cattura inevitabilmente il lettore pagina dopo pagina.

 

 

Prendendo in mano Volo Di Notte per la prima volta ci si aspetterebbe una lettura tra le nuvole, magari drammatica, ed è così. Eppure il romanzo è anche altro: restano ben impresse ad esempio le perfette analisi dell’autore sul rapporto invisibile che si instaura tra superiori e subordinati, che si possono estendere dal piccolo aeroporto e trasportarle pari pari nelle nostre vite, magari nel nostro ambiente di lavoro. Saint-Exupéry regala quindi preziose riflessioni che riusciranno a dare senso a certe modalità all’apparenza illogiche che viviamo quotidianamente, ma tutto ciò vi sarà chiaro una volta affrontata la lettura.
In conclusione Volo Di Notte è un romanzo consigliatissimo che soddisfa la sete degli appassionati d’aviazione, d’avventura e di tutti i romantici che sognano di giorno.

 

Volo Di Notte, 1933
Voto: 8

 

Spoiler

Chi ha già letto il romanzo potrà notare come il dramma dei due aviatori condivida parecchio con la reale vicenda dell’aerosilurante S.79 matricola MM.23881, apparecchio italiano scomparso in volo durante la seconda guerra mondiale. Ne abbiamo raccontato la vicenda in questo articolo.

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