Un sapiente e certosino lavoro narrativo ricuce tutte le trame delle stagioni precedenti per regalarci un prodotto di qualità altissima e dai toni più maturi.
La storia principale, iniziata nella lontana prima stagione, si chiude come un cerchio narrativo quasi perfetto. Stranger Things 4 è di alto livello e quasi tutto quello che luccica in questo caso è oro. È anche vero che, se vogliamo proprio essere pignoli, qualcosa che poteva essere pensato meglio c’è, ma sono sciocchezze che uno cerca con il lanternino.
Si riparte dopo nove mesi dagli eventi della terza stagione: con la presunta scomparsa di Hopper, Undici è stata accolta a braccia aperte a casa Byers da Joyce, Jonathan e Will. Il nuovo nucleo famigliare, per nascondere la nostra eroina, decide di cambiare aria e trasferirsi in California. Undici ha seri problemi d’integrazione sia a livello scolastico, sia con i nuovi compagni di scuola; Jonathan scappa dai problemi rifugiandosi in un mondo di sballo da erba e Will comincia a fare i conti con i suoi sentimenti confusi.
Mike, Dustin e Lucas continuano le loro vite a Hawkins affrontando, in modi diversi, le difficoltà di ragazzi nerd alle prese con il liceo del 1986. Max invece ha sviluppato dei gravi sensi di colpa per la morte del fratello e questo ha creato un solco con il resto del gruppo. Steve e Robin vengono assunti in un videonoleggio e fanno i conti con i loro successi ed insuccessi amorosi. Infine Nancy si butta anima e corpo nella sua passione da giornalista per non dover affrontare la sua relazione traballante.
L’unica notizia davvero lieta arriva dalla Russia, dove si scopre che Hopper è vivo, ma è detenuto in un carcere in Siberia. Per un particolare scherzo del destino David Harbour ha già vestito i panni di un personaggio segregato in Russia durante le riprese di Black Widow. Incredibilmente le due locazioni sono molto diverse tra loro; che Harbour c’abbia messo lo zampino?
Il male sotto Hawkins non dorme mai e ricomincia a strisciare fuori dal Sottosopra con una “nuova” pericolosa minaccia. Detto questo la serie si suddivide in quattro distinte storie che andranno ad unirsi solo verso le ultime due puntate.
Come detto all’inizio, la trama principale, che segue Undici e il suo passato, si chiude come un cerchio perfetto andando a svelare intrecci importanti e dandoci succose informazioni sul Sottosopra. La crescita e la maturazione del personaggio sono evidenti, com’è evidente anche la crescita fisica della nostra protagonista che ormai è donna fatta e a stento riesce a farsi passare per una quindicenne. Con lei anche Max regge ancora le mentite spoglie di una ragazzina pur avendo sviluppato tratti adulti.
Escludendo Dustin, che per problemi di salute ha messo su massa ma non è poi cambiato così tanto, ci troviamo a guardare l’opera di madre natura che in tre anni ha cesellato un viso adulto su Lucas, Mike e Will. Fatico a vederli come quindicenni, ma purtroppo il tempo passa e i ragazzi diventano persone adulte. Un errore grossolano durante la progettazione della serie? No, questa volta è tutta colpa di una pandemia mondiale che ha stravolto totalmente i tempi di realizzazione. Non ne faccio quindi una colpa a chi ha programmato la serie, ma quanto sarebbe stato bello vedere questa stagione con gli attori dell’età programmata?
La stagione si compone di sette episodi abbastanza lunghi e due puntate finali decisamente più corpose; questo ha permesso agli autori di approfondire notevolmente gli aspetti psicologici e sentimentali di tutta la banda. Questi tempi dilatati ci regalano delle figure molto più complesse e complicate di quelle che avevamo lasciato nella stagione precedente; non arrivano però ad approfondire minuziosamente tutti i problemi interpersonali dei protagonisti, anche se evidenziano molti nuovi tratti.
Il pericolo più grande di allungare gli episodi è quello di annoiare lo spettatore con superficialità non richieste. C’è questo rischio? Ringraziando il cielo non è questo il caso. Il ritmo narrativo rimane piacevole per tutto l’arco della stagione, andando anche ad aumentare in alcuni frangenti verso le ultime puntate.
Come in passato, anche in questa stagione i ragazzi minorenni hanno molto spazio di manovra, ma questa volta l’opinione pubblica viene messa in allarme per cose più concrete. Detto questo, da buon padre di famiglia devo per forza chiedermi a cosa diavolo stessero pensando i genitori di Max, Lucas, Dustin e Mike. Lasciare andare a spasso i figli minorenni senza un minimo di controllo in una situazione di tensione pubblica è poco realistico. Sarò un genitore apprensivo, ma forse questo aspetto andava curato un pelo meglio.
Se dovessi indicare uno dei personaggi storici che mi è piaciuto di più, sicuramente punterei il dito su Steve; la sua evoluzione è sicuramente la migliore ed in questa stagione si afferma come un ottimo punto di riferimento. Invece c’è un nuovo arrivato che ha scalato vette di epicità ad una velocità assurda: il mitico Eddie vi strapperà applausi e conquisterà velocemente il cuore di molti spettatori.
Passiamo ad analizzare la parte “malvagia” della serie. Nelle prime stagioni il Demogorgone ed il Mind Flayer creavano una certa apprensione, collocando la serie come un onesto thriller dalle sfumature horror. La terza stagione ha perso mordente, non c’è più traccia di tutta l’ansia che avvolge la comparsa del cattivo e soprattutto c’è una certa fatica nel digerire il centro commerciale come copertura di losche attività russe. Insomma il pericolo era quello di avere un’involuzione pericolosa ed invece la quarta stagione cambia strada.
Con il nuovo avversario passiamo a paure di tipo psicologico più che ansia da inseguimenti: il gioco messo in campo da Vecna, questo è il nome del cattivo di turno, è più subdolo e manipolatore. Una serie che cambia pelle e che matura con il maturare delle stagioni permette di servire al proprio pubblico, che cresce insieme al prodotto, nuove proposte da poter apprezzare e questo è decisamente un valore aggiunto. Si perde in parte il gusto della paura adrenalinica per sostituirla con paure più recondite ed interiori, più mature e complesse.
Il successo delle stagioni precedenti ha garantito di poter impiegare più fondi sugli effetti speciali e questo si nota particolarmente durante le ultime due puntate. Se all’inizio il Demogorgone si poteva vedere solo di sfuggita, ora appare in tutto il suo splendore e in grande spolvero durante gli spezzoni di combattimento. Gli effetti speciali poi prendono ampiamente il sopravvento proprio nel finale del nono episodio, regalandoci un ghiotto assaggio di quello che arriverà nella prossima ed ultima stagione.
Se avete finito di vedere la serie, ponetevi pure voi la mia stessa domanda: c’era bisogno di una quinta stagione? A meno di enormi colpi di scena o di un finale dai toni ampiamente tragici, la prossima stagione potrebbe avere una trama facilmente prevedibile e quindi rischiare di scivolare nella banalità. Confidiamo nel buon lavoro degli sceneggiatori, che sono stati capaci di tirare fuori una stagione di livello decisamente superiore dopo gli scricchiolii della precedente, e speriamo di assistere ad un prodotto di pari livello.