Atmosfera Zero: la recensione

Un ottimo Sean Connery tiene viva l’attenzione in un film costruito bene ma che si perde un po’ nel finale.

 

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Atmosfera Zero e’ uno di quei film di fantascienza dalle meravigliose intuizioni ma tarpati da un budget non eccezionale e da qualche realizzazione poco felice. Ambientato su Io, di una delle lune di Giove, siamo calati all’interno di una colonia mineraria, dove la vita dei lavoratori e’ pericolosa e claustrofobica. Seguiamo le vicende nel nuovo responsabile alla sicurezza, che si trova ben presto a che fare con morti poco chiare e del tutto atipiche e su cui cerchera’ di far chiarezza.

Come spesso accade, l’impronta europea del film (la produzione e’ Inglese) non si smentisce: l’idea di base e l’ambientazione sono aspetti curati piuttosto bene. La vita all’interno della base mineraria e’ descritta in modo interessante, ed anche alcune trovate sembrano davvero artigianali, non dobbiamo scordarci che nei primi anni ’80 la tecnologia era milioni di anni luce indietro rispetto ad oggi. Lo Shuttle era ai suoi primi voli, la stazione orbitante era un sogno della mente degli scienziati, e la cinematografia era molto ingenua quando si confrontava con l’astronautica.

 

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La trama e’ solida. Non diro’ molto, come al solito, per evitare gli spoiler, ma l’idea alla base di tutto e’ consistente e realistica. Non c’e’ nulla di campato per aria, anzi tutto e’ molto attinente alla vita di esseri umani “normali”, costretti a vivere nell’angustia di una piccola stazione mineraria. La realizzazione degli interni della base e’ sobria e razionale, forse un pelo troppo comoda: e’ vero che stiamo parlando di impianti stabilmente operativi, ma mi aspetterei qualcosa di un po’ piu’ claustrofobico. Si nota invece la noia, la ripetitivita’ della vita nello spazio; barbe lunghe, svaghi sguaiati (alcool e prostitute) e sguardi annebbiati la dicono lunga sul senso di costrizione degli abitanti.

Dal punto di vista tecnico ci sono alcune cose che non tornano. Non e’ specificato come sia ottenuta all’interno della base la stessa gravita’ della Terra quando su Io e’ piu’ o meno un sesto (lo dice espressamente una delle didascalie di apertura); ma questo e’ un particolare. Meno sorvolabile il fatto che nella base mineraria si possa tranquillamente fumare; eppure l’ossigeno nello spazio e’ un bene molto prezioso, e nonostante le serre per il cibo ed il ricambio d’aria, sicuramente sigarette e sigari sarebbero banditi ovunque. I caschi delle tute spaziali, infine sono pieni di lucine, poco pratiche per chi debba vederci attraverso.

 

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Poco credibile, o per lo meno mal realizzato, il finale; una soluzione tipica dei film d’azione dell’epoca che pero’ tralascia molte situazioni ovvie che sarebbero state gestite diversamente da qualsiasi di noi al posto dei protagonisti. Non pero’ posso esimermi dal criticare aspramente la superficialita’ con cui vengono usate le armi da fuoco all’interno di una base spaziale dove tutto e’ sotto pressione; assurdo ed inconcepibile, una grave mancanza logica all’interno della sceneggiatura. Un foro di proiettile nello spazio significa un’immediato collasso della struttura per decompressione esplosiva; purtroppo questa ridicola scelta e’ stata compiuta anche dalla serie contemporanea The Expanse, dove una solida ed intrigante trama e’ spesso compromessa da personaggi e situazioni prive di senso logico o tecnico.

 

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Di livello il cast: oltre al gia’ citato Sean Connery, autore dell’ennesima prova attoriale ampiamente riuscita, troviamo l’ottimo Peter Boyle nei panni dell’amministratore della base e un irriconoscile James B.Sikking (il comandante della Swat in Hill Street Blues) in quello del vice di Sean Connery. Sono loro, insieme ad una piu’ che credibile Frances Sternhagen nei panni del dottore della base, a sostenere con carattere ed autorita’ lo svolgimento della storia.
Alla regia troviamo Peter Hyams, forse poco noto ai piu’, ma autore di piccoli capolavori come Capricorn One e 2010 l’Anno del Contatto, oltre ai validi Una Perfetta Coppia di Svitati, Il Presidio e Giorni Contati. La sua fotografia e’ chiara, pulita, ed i ritmi piu’ che giusti; fa poco uso degli effetti speciali, e il suo stile semplice ma efficace rende la visione facile e lineare.

Atmosfera Zero e’ un discreto film di fantascienza che accusa un po’ il passare degli anni, ma e’ una visione piu’ che accettabile ancora oggi.

 

Atmosfera Zero, 1981
Voto: 6
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