Locke & Key – Stagione 2: la recensione

Gli attori sembrano un po’ stanchi, ma siamo solo alla seconda stagione. Che il progetto stia lentamente naufragando?

 

 

Nuove chiavi, poche storie interessanti, quasi nessun colpo di scena significativo, ed il discorso si chiude praticamente così. La prima stagione di Locke & Key si era dimostrata potenzialmente molto interessante. Impostata per essere una serie che strizza fortemente l’occhio alle storie per ragazzi, ha comunque saputo dimostrare una sua certa profondità horror-fantasy che non era per niente malaccio.

Il miglior colpo di scena della precedente stagione è stato sicuramente scoprire che Gabe altro non era che la malefica Dodge sotto mentite spoglie. Un punto a favore per gli sceneggiatori che hanno mantenuto un certo ritmo ed una certa atmosfera per quasi tutta la durata degli episodi. È anche vero però che ora noi spettatori sappiamo qualcosa di più rispetto ai protagonisti e questo forse ci fa vivere la storia, di questi nuovi episodi, con meno apprensione.

La seconda stagione parte in modo lento, quasi sonnecchiando: i fratelli Locke pensano di aver battuto la loro avversaria gettandola oltre l’orizzonte della porta Omega e quindi si apprestano a vivere il nuovo anno scolastico in maniera rilassata. Molto più attivi invece sono Gabe e Eden, che è stata colpita da un proiettile demoniaco ed ora è diventata un demone. Il ragazzo conduce il gioco e sfrutta l’apertura, creata attraverso il rapporto amoroso con Kinsey, per ottenere una posizione di vantaggio e realizzare i propri scopi.

 

 

Come dicevo, la seconda stagione parte sonnecchiando e non si scuote neanche con l’arrivo delle nuove chiavi: la magia che aveva pervaso la precedente stagione, questa volta ristagna e non sembra regalare grandi sorprese. Solo una chiave, la più piccola di tutte, è degna di nota e genera spettacolari effetti che riempiono di vivacità la puntata in cui è usata. Il resto delle chiavi non meraviglia più di tanto e al massimo fa abbozzare uno sbadiglio.

Tyler e Kinsey, i fratelli maggiori, usano quasi sempre le stesse vecchie chiavi e non hanno interesse a cercarne altre. Il piccolo Bode è molto più curioso e ci regala momenti interessanti. Devo ammettere che ad un certo punto della serie aspettavo solo l’arrivo del giovanissimo Locke per vedere un po’ di sana magia in azione.

La trama legata allo zio Duncan diventa una buona variante che distrae dalle storie demoniache principali. Tutto il percorso fatto per far tornare la memoria all’unico adulto che può capire ed aiutare la nuova generazione è necessario, ma anche inesorabilmente lento. Questo spunto ci porta a scoprire come sono state create le chiavi: i famosi proiettili demoniaci possono essere fusi per diventare il materiale di base con cui creare le chiavi magiche.

Quanti risvolti si possono creare sapendo che le chiavi possono corrompere chi le usa? Questa si che è una trama decisamente interessante, ma viene approfondita? Fino ad ora tutto questo è solo stato accennato a parole. All’apparenza, nessun effetto collaterale ha coinvolto chi utilizza costantemente le chiavi. Dopo aver visto una seconda stagione sottotono, mi chiedo per quale dannato motivo non ci si sia spinti ad approfondire questo argomento?

 

 

Abbastanza banale è il progetto di Gabe per ottenere il potere; il ragazzo pensa in piccolo e non osa fare qualcosa di più eclatante. Con lo scorrere delle puntate si capisce chiaramente che lo spirito demoniaco che risiede in lui si è invaghito davvero di Kinsey. Possibile? Forse si, ma serve solo a far guadagnare tempo con ultimatum su ultimatum. Bastava progettare meglio la sequenza di eventi e tutto questo struggimento, sinceramente superfluo, non sarebbe servito.

In conclusione tutti gli attori, eccetto il piccolo Jackson Robert Scott che interpreta Bode, sembrano stanchi dei propri personaggi. Laysla De Oliveira, che interpreta Dodge anche in questa stagione, appare talmente di rado che sembra proprio una lontana eco del personaggio che mi aveva strappato i complimenti nell’articolo precedente.

Nulla da dire sugli ambienti di casa Locke né su quelli della piccola cittadina di Matheson che fa da cornice alla serie. Le riprese aeree con il drone sono molto belle, ma tutto questo non può bastare per mantenere la serie ad un livello sufficiente. Difatti questa stagione lascia sul campo qualcosa rispetto alla precedente, sia per ritmo che per atmosfera. Solo il finale dà un colpo di coda che potrebbe diventare interessante. La terza stagione è già confermata, quindi vediamo cosa ci proporranno questa volta gli sceneggiatori.

 

Locke & Key – Stagione 2: la recensione

Voto: 5

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