Fino a che punto un uomo integerrimo, padre di famiglia e parroco di una chiesa anglicana, si può spingere a causa di un fastidioso fraintendimento?
A volte basta un semplice ed inoffensivo click per dare il via ad una serie inenarrabile di scelte sbagliate che continuano a rincorrersi senza sosta fino alla fine della storia. Questo è proprio il caso di Inside Man, una serie britannica che prova a raccontarci un caso di sparizione nato per pura casualità e proseguito nel peggiore dei modi. Chi potrà mai riuscire a capirci qualcosa? Ovviamente la mente geniale di una nuova versione di Sherlock Holmes, che però si ritrova calata nei panni di un carcerato americano confinato nel braccio della morte che si diverte a giocare a Hannibal Lecter.
Stanley Tucci (Amabili Resti, Hunger Games, Il Quinto Potere, Il Diavolo Veste Prada, ecc.) presta il volto al nostro investigatore dalla divisa arancione Jefferson Grieff e lo fa con la sua canonica disinvoltura. Il suo personaggio, pur rimanendo centrale nelle dinamiche della storia, non entra mai in prima persona nella realtà dell’indagine, limitandosi quindi ad ipotizzare, con una certa esattezza, gli accadimenti. Stanley cattura l’attenzione dello spettatore e ci fa divertire molto anche grazie alla sua spalla, un gioviale assassino seriale con memoria eidetica.
La giornalista Beth Davenport, interpretata da Lydia West (Years And Years e It’s A Sin), prova in tutti i modi ad ottenere da Jefferson Grieff qualche succulenta informazione per scrivere un pezzo, ma lui si sottrae facilmente agli assalti della ragazza. L’attenzione del sedicente Sherlock però viene catturata da una nuova richiesta della giornalista che lo implora di darle una mano a trovare la sua amica Janice, svanita nel nulla, senza lasciare la benché minima traccia.
Inside Man ci presenta in parallelo gli eventi che coinvolgono la sfortunata Janice Fife, interpretata da una sontuosa Dolly Wells (Il Diario Di Bridget Jones) e la famiglia Watling. Harry, prete e padre di famiglia, interpretato da David Tennant (Harry Potter, Good Omens, Broadchurch, Doctor Who, Jessica Jones, Los Angeles Senza Meta, ecc.), si troverà inconsapevolmente in possesso di una pennetta usb carica di materiali compromettenti.
Harry non si cura di guardare il contenuto del dispositivo e distrattamente lo lascia a disposizione di tutti. Janice, che aiuta il figlio del parroco con delle lezioni di recupero, guarderà il contenuto della pennetta generando improvvisamente un importante problema in seno alla famiglia Watling. Le scelte che Harry dovrà fare saranno tutte volte a salvaguardare l’integrità della famiglia, ma questo porterà solamente ad un’inspiegabile e rocambolesca sequenza di eventi allucinanti.
David Tennant si cimenta nell’interpretare questo nuovo personaggio che forse non è del tutto nelle sue corde. La follia è probabilmente la migliore compagna dell’attore scozzese ed i personaggi eccentrici gli riescono particolarmente bene; in questo caso il parroco, se pur leggermente sopra le righe, non è il massimo come punto di partenza per permettere a Tennant di esprimere tutto il suo potenziale. La sua prova comunque rimane di buon livello, anche se non particolarmente frizzante con in altri casi.
“Tutti sono assassini, basta una buona ragione e una giornata storta” è indubbiamente il filo conduttore di tutta la serie che raccoglie in quattro episodi questa storia tremendamente drammatica e incredibilmente così probabile. Inside Man è indubbiamente disseminata di svolte assurde, ma è anche provocatoria, audace ed intrigante ed al contempo lievemente grottesca ed un po’ volgare; quello che però è davvero il suo punto di forza è la grande capacità di conquistare immediatamente l’interesse dello spettatore.
Quattro puntate di un’ora circa sono perfette per raccontare tutto senza annoiare chi guarda. La storia non ha punti morti, al massimo si prende un minimo di tempo per accompagnare lo spettatore nelle riflessioni più complicate, ma senza tergiversare più di tanto. La prima stagione è autoconclusiva, ma è evidente che il progetto può essere ripreso in mano per raccontare nuove storie con nuovi interpreti sempre collegati al geniale carcerato Jefferson Grieff.