Nel mondo dei sogni non si invecchia mai, in quello dei videogiochi sì. Quale sarà il risultato se li si sovrappone?
NiGHTS into DREAMS… (stilizzato in questo modo) era il gioco prescelto per risollevare le sfortunate sorti del Sega Saturn. Prodotto dal signor Sonic in persona, al secolo Yuji Naka, aveva tre delicati compiti in una botta sola: sopperire alla clamorosa assenza del porcospino blu sulla console; lanciare una periferica allora avveniristica come il joypad analogico; e soprattutto offrire un’esperienza visiva e di gioco impareggiabile, tale da spingere le vendite della macchina stessa e rappresentare un punto di rilancio. La cronaca parla di una vittoria di Pirro, con un gran successo di critica e pubblico al quale non seguì però il tanto atteso riscontro economico, e il resto della storia lo sappiamo.
Un personaggio tanto apprezzato comunque non poteva scomparire facilmente, cosicché dopo numerose comparsate in altri giochi, una versione ripulita su Playstation 2 esclusiva per il Giappone ed un seguito tutto sommato dimenticabile, l’avventura da sogno di Sega si ripresenta su piattaforme moderne con una veste in alta risoluzione e qualche extra.
Spiegare le meccaniche di gioco o anche soltanto il genere di questo titolo è impresa assai ardua: nei panni di due ragazzini tormentati da incubi, i cui responsabili sono creature dall’appropriato nome di Nightmaren, dovremo raggiungere NiGHTS, la creatura volante che ci offrirà il suo potere per recuperare delle sfere che imprigionano i sogni. Per fare ciò, dovrà volare intorno al livello quattro volte seguendo quattro itinerari differenti, ognuno dei quali contiene una sfera imprigionata in una gabbia sbloccabile raccogliendo e portandovi venti sfere blu. Confusionario, fin qui? Bene, perché non è tutto. Al termine di ogni giro viene assegnato un voto relativo al punteggio del livello, che può essere accresciuto con acrobazie e soprattutto Link (serie di mosse consecutive in breve tempo). Al termine dei quattro giri viene calcolata la media, ma si dovrà affrontare un boss, e la velocità con cui lo si sconfigge determinerà un moltiplicatore da applicare per avere un ultimo punteggio finale, che corrisponderà ad un voto e che dovrà essere necessariamente sopra la sufficienza in tutti i livelli per ottenere accesso alla parte finale del gioco.
Sì, quanto scritto prima è scoraggiante per qualunque giocatore, ma in realtà quando si è entrati nell’ottica di ciò che si deve fare si percepisce un significato per ogni azione. Le meccaniche diventano fluide con l’allenamento, e ben presto la sfida per arrivare al massimo voto si fa accesissima. Otto livelli principali ed uno finale non sono tantissimi, ma considerando la necessità di percorrerli molte volte forse è meglio che non siano di più, e nonostante debbano essere attraversati in circolo sono ricchi di parti nascoste e bonus disseminati lungo tutto il tragitto. Ma soprattutto, la linearità cessa di esistere dopo il primo stage, visto che dai successivi compariranno elementi inaspettati di gioco che ne spezzano la monotonia. Qualche esempio? Labirinti percorsi con una sorta di visuale dall’alto, NiGHTS che si trasforma in una sorta di pesce o di slittino per sezioni simil-racing con visuale da dietro, torri da scalare rimbalzando. Il ritmo complessivo giova tantissimo di queste parti, e non sono da meno gli originalissimi incontri con i boss, ognuno con una tecnica differente ed un’epicità tutta propria.
Tornando indietro al primo paragrafo, ci sarà da chiedersi come venne realizzato un prodotto così importante per far capire al mondo di cosa fosse capace l’allora nuova console di Sega. Non stupisce quindi una grande cura nei dettagli grafici, usati per realizzare scenari fantastici (in tutti i sensi) e straripanti di colori ed effetti visivi. Certo, l’hardware originale aveva i suoi problemi nella profondità di campo, e sebbene la versione HD cerchi di attenuarli se ne percepisce ancora la presenza. Nonostante questo, l’aspetto estetico è invecchiato complessivamente molto bene, e un comparto sonoro di primissima qualità tiene tutto coeso per creare un’esperienza che nel 1996 era rivelatrice, ed ai giorni nostri è “soltanto” bellissima. Ovviamente non ci si possono aspettare effetti speciali pazzeschi, ma non è detto che avrebbero migliorato un’esperienza così onirica e quasi sempre gioviale.
Tirando le somme, è lecito attendersi qualcosa da un’opera nata per conquistare un mondo videoludico che ormai non esiste più? Sebbene l’effetto stupore sia svanito insieme alla console d’origine, NiGHTS riesce ancora a divertire con delle trovate geniali e una giocabilità diversa dal solito, vincolata però ad una curva di apprendimento molto ripida e ad alcune meccaniche piuttosto grezze, tipiche dell’inesperienza di allora nell’uso delle tre dimensioni. Il fattore nostalgia è molto alto e i tanti extra – compresa la possibilità di giocare con la grafica originale – aggiungono valore al pacchetto, eppure come recitava una vecchia pubblicità è un divertimento “per molti, ma non per tutti”.
NiGHTS into DREAMS… , 2012
Voto: 7.5