Putin porta la Corea del Nord nel conflitto ucraino

La recente visita del Presidente russo al leader coreano Kim Jong Un proietta le relazioni tra i due Paesi ad un nuovo livello di cooperazione.

 

 

Il Presidente russo Vladimir Putin ha visitato nelle scorse settimane la Corea del Nord siglando un accordo strategico con il Leader Kim Jong Un; il documento firmato a Pyongyang a metà giugno regola diversi aspetti tra i due Paesi e sancisce soprattutto il mutuo soccorso tra le due potenze in caso di aggressione estera. L’accordo, di cui molti dettagli sono ancora segreti, proietta Russia e Corea del Nord in una nuova fase del proprio duello con l’Occidente, stringendo formalmente un’alleanza tra due potenze schierate ormai da anni su posizioni simili.

Sono passati ventiquattro anni dall’ultima visita di Putin a Pyongyang, un dato che ha alimentato ancora di più le speculazioni sull’importanza di questo viaggio da parte del leader russo; ad oggi sembra scongiurata l’ipotesi che questa visita porti all’invio di truppe nordcoreane in Ucraina mentre il patto tra i due Paesi sembrerebbe prevedere la fornitura di armi e munizioni a Mosca.

Un accordo di cooperazione militare simile fu firmato nel 1961 tra Corea del Nord e Unione Sovietica: quest’ultima si impegnava ad intervenire in favore dell’alleato in caso di attacco; al crollo dell’URSS il patto smise di produrre effetti fino al 2000, anno di stipula di un nuovo accordo simile ma molto meno stringente.

L’ultimo documento siglato tra Putin e Kim Jong Un mira a costruire una cooperazione ai massimi livelli, con implicazioni molteplici che potrebbero coinvolgere anche l’aspetto nucleare. Il Presidente russo ha più volte precisato nel corso della visita che l’alleanza con Pyongyang è in funzione anti USA, considerati colpevoli di promuovere politiche di stampo egemonico ed imperialista coadiuvati dai propri alleati.

 

 

Russia e Corea del Nord sono entrambe sotto sanzioni internazionali, e lo scambio di armamenti porterebbe ad ulteriori previsioni sanzionatorie; secondo alcuni analisti statunitensi ed europei, lo scambio di armamenti sarebbe in realtà in corso già da tempo; fatto che i due alleati smentiscono.

Mentre Mosca ha tutto l’interesse a ricevere aiuti in ambito bellico da parte di Kim Jong Un, il leader nordcoreano sta cercando di ottenere in cambio conoscenze e mezzi per migliorare il proprio arsenale nucleare. Lo scorso marzo, proprio il veto russo al Consiglio di Sicurezza ONU ha determinato la sospensione delle sanzioni contro Pyongyang per il proprio programma atomico, occasione che è servita per far uscire allo scoperto le intenzioni comuni dei due alleati.

La rinnovata intesa tra Kim e il Cremlino sta generando speculazioni e allarmismi non solo in ambito NATO ma anche nella vicina Cina, che almeno sulla carta viene ascritta tra gli alleati di Corea del Nord e Russia. Pyongyang agisce da anni come satellite di Pechino, che ha utilizzato il piccolo Stato peninsulare come leva verso Seul e Tokyo; l’avvicinamento nordcoreano a Mosca ha però portato il Governo cinese a presentare immediatamente una proposta di intesa alla Corea del Sud riguardo la sicurezza regionale.

Prima con Pechino e ora Mosca, la Corea di Kim assume il ruolo di grimaldello con l’obiettivo di destabilizzare gli avversari delle due grandi potenze. La nuova alleanza strategica con Putin porta però il Paese asiatico ad un nuovo livello internazionale che non guarda solo al Pacifico ma anche verso i confini europei.

La Corea del Nord è un terzo della dimensione italiana ma è una potenza nucleare, e quando si muove fa rumore. Nuove alleanze e nuove strategie rischiano di generare attrito e di trasformarsi in scintille che infiammerebbero non solo l’Oriente ma anche il cuore dell’Europa.

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