SCHiM: la recensione

SCHiM è un titolo platform molto convincente, esteticamente appagante e con una meccanica originale; tuttavia il gameplay non spicca e sul lungo termine risulta banale.

 

 

Nato come progetto d’esame di uno dei suoi sviluppatori, dopo 4 anni di lavoro SCHiM vede la luce e concretizza in un piccolo interessante progetto la passione che i creatori hanno nel medium videoludico. SCHiM è un connubio di arte ed interattività, è una storia raccontata attraverso il salto (una delle azioni primordiali del videogioco) in una scenografia semplice ma ispirata.
L’idea intorno la quale è nato questo progetto è quella di un esserino fatto di oscurità che può muoversi solo viaggiando nelle ombre e, quando una sagoma termina, deve saltare nella successiva. Per una creatura del genere tutto il mondo è fatto di luce e ombra, bianco e nero. Questa dicotomia è stata sfruttata con maestria dagli sviluppatori che, utilizzando combinazioni bi-cromatiche ogni volta differenti, sono riusciti a “far parlare” la scenografia. In una storia dalla narrazione muta, ovvero senza dialoghi e senza testi, la scelta della palette cromatica è l’unico elemento per interpretare gli stati d’animo degli attori in campo.

 

 

Da un punto di vista più pratico, SCHiM può essere considerato un titolo platform, con una progressione orizzontale piuttosto che verticale. In SCHiM, il giocatore controlla un piccolo esserino fatto di ombra, uno “schim”, ovvero lo spirito di un oggetto o di una creatura vivente. Nella storia, il nostro esserino perde la connessione con il suo padrone e ciò lo porta a intraprendere un viaggio per ristabilire questo legame. Nel corso di una sessantina di livelli, dalla durata variabile, il giocatore accompagna questa creatura di oscurità dagli occhioni teneri in una vera e propria odissea. Lungo il racconto ci troviamo infatti a osservare la vita del “nostro padrone” sin dall’infanzia, attraversando la gioventù, il primo amore, il primo lavoro e fino alle prime delusioni. Saltando di ombra in ombra, in scenari familiari e quotidiani che possono essere un parco, una piazza, una spiaggia o un supermercato, dobbiamo trovare (o scegliere) il percorso giusto per avvicinarci al nostro padrone. Lungo la strada abbiamo modo in interagire con l’oggetto o la persona tramite la propria ombra, creando delle reazioni; le persone semplicemente si spaventano o starnutiscono, mentre gli oggetti si possono accendere, spegnere o addirittura muovere.

 

 

Nel suo complesso, SCHiM è un gioco molto semplice: il nostro schim può solo saltare e interagire con l’ombra dell’oggetto in cui è atterrato. Atterrare in una zona illuminata non comporta nessun game over ma semplicemente veniamo riportati all’ultima ombra; da questo si può intuire che non parliamo di un titolo hardcore, anzi: tutto il contrario. SCHiM è un gioco molto rilassante, che invita ad esplorare le ambientazioni e curiosare in giro per ottenere oggetti collezionabili o effettuare interazioni segrete. Per alcuni, perdersi nelle scenografie per costruirsi una mappa mentale del livello può essere piacevole, soprattutto per lo stile grafico e per la cura del dettaglio delle ambientazioni. Non ci sono corse contro il tempo e non esiste il concetto di fretta.

 

 

E forse è proprio in questo aspetto che il titolo pecca. Dopo i primi livelli di introduzione, il gioco non aumenta il suo grado di difficoltà e, proseguendo, le situazioni non rappresentano più un sfida. A lungo andare, nel corso di circa sessanta livelli, senza ottenere nuove meccaniche di gameplay ma solo saltando in giro, l’esperienza si fa pesantemente ripetitiva.
L’idea centrale di gameplay è molto ben sviluppata e si nota un certo studio di level design; tuttavia, l’esperienza di gioco nel suo complesso può risultare banale ai giocatori più navigati e da ciò nasce una dissonanza per la quale non è chiaro identificare chi sia il target di questo prodotto: se da una parte abbiamo una storia riguardante un giovane adulto alle prese con le prime esperienze lavorative, dall’altra troviamo un gioco con meccaniche adatte a giovani videogiocatori.

 

 

Comunque sia queste incertezze non inficiano troppo sulla qualità del prodotto finale, che rimane un titolo molto valido, ispirato e originale; un gioco semplice, visivamente appagante e con una colonna sonora ragguardevole. Il gameplay troppo essenziale e i livelli, più vari nella forma che nel contenuto, non rappresentano una sfida significativa e il gioco si può completare senza sforzo e in poco tempo: però SCHiM è un gioco che trasmette la passione dei suoi sviluppatori e rimarrà un titolo particolare nel firmamento dei titoli indie.

SCHiM, 2024
Voto: 6.5
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