The Americans – Stagioni 1-2: la recensione

Originale e appassionante questa serie che esplora il periodo della guerra fredda da un lato inedito e che vi terrà attaccati allo schermo.

 

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1981, Washington. Elizabeth e Philip Jennings: sposati, gestori di una piccola agenzia di viaggi, due figli adolescenti, casetta con giardino e garage attiguo. La tipica famigliola americana.

Solo che in realtà loro sono due spie sovietiche del KGB infiltrate in America. Matrimonio combinato, lavoro e identità di copertura. Persino i figli fatti per copertura, che infatti pensano che i genitori siano due normalissimi americani.

Questa è la situazione che ci si presenta all’inizio di The Americans, serie che vede la luce nel 2013 e si concluderà nel 2018 con la sesta stagione.

Una delle poche di genere “normale” (niente fantascienza, paranormale o supereroi) che mi ha subito catturato, fin da questo incipit.

 

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Elizabeth e Philip, aiutati da alcuni contatti che hanno sul territorio, e in collaborazione con l’ambasciata sovietica a Washington, dovranno svolgere numerose missioni di spionaggio, spesso pericolose e che richiederanno scelte difficili. Siamo nell’America di Reagan, in piena guerra fredda, quindi la tensione è alta, ma i problemi per la coppia non verranno solo dai “nemici capitalisti”. I due sono sposati e con figli e, sebbene sia tutta una copertura, dopo anni hanno iniziato a volersi bene come coppia e ovviamente amano i loro ragazzi. Che però sono ignari dei segreti dei loro genitori e sono cresciuti come due normalissimi adolescenti americani, con i valori del capitalismo e del consumismo che i genitori hanno giurato di combattere. E poi le missioni richiedono molto: uccidere, mentire ai propri figli, e fare sesso con chiunque possa essere una fonte di informazioni. Inoltre, per uno scherzo del destino, il loro vicino di casa è un agente dell’Fbi che indaga proprio sulle spie sovietiche infiltrate…

 

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E’ per loro una sfida continua mantenere tutto in piedi, tra travestimenti, ulteriori false identità, attriti con i figli e anche tra di loro. Philip ricorda la dura vita in Unione Sovietica e sembra apprezzare molto le comodità e le libertà che si possono godere negli Stati Uniti. Mentre Elizabeth è molto più “fedele alla causa” e convinta che l’America e il capitalismo siano il male assoluto da combattere senza esitazioni. A rendere tutto ancora più interessante ci sono poi le indagini dell’Fbi e le manovre segrete dei membri dell’ambasciata sovietica, che si intrecceranno con le vicende dei protagonisti.

 

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Non riesco a immaginare come questa serie, con tutto il potenziale e la sostanza che offre, potesse mancare il successo, e infatti raggiungerà mirabilmente le sei stagioni. Voglio precisare che questa recensione vale solo per le prime due, quelle che finora ho potuto vedere, ma ci sono tutte le premesse perché le successive siano all’altezza. I personaggi sono tutti interessanti e approfonditi, le relazioni tra di loro accattivanti, e soprattutto la trama tiene sempre alta la tensione. In particolar modo il lato “familiare” della storia, a mio avviso, è il vero ingrediente speciale che rende The Americans appetibile anche per chi non va matto per le storie di spie.

 

«Tutto è lecito in amore e in guerra fredda.»

 

 

The Americans, 2013
Voto: 8
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