The Blackout: Earth Invasion – la recensione

La miniserie russa in sei puntate si rivela essere una porcheria che non soddisfa nemmeno le già basse aspettative di partenza.

 

 

Quando si parla di cinematografia russa, si pensa sempre ai classici degli anni ’30 e ’70, dalla terrificante Corazzata Potemkin di fantozziana memoria ai più intriganti e digeribili (in confronto) Solaris e Stalker. Ma quando si viene ai giorni nostri, la situazione si fa drammatica.
Lo scorso anno parlammo di To The Lake, una serie piuttosto inconcludente e superficiale che spreca malamente le buone intuizioni di fondo. The Blackout: Earth Invasion riesce perfino a fare peggio; e non era certo facile.

 

 

In The Blackout: Earth Invasion ci troviamo una cinquantina di anni nel futuro, con robot in grado di volare che trasportano persone ed oggetti ed in città altamente automatizzate. I nostri protagonisti si trovano a Mosca quando improvvisamente un blackout globale colpisce la Terra; la capitale russa ed i suoi dintorni sembrano essere le uniche zone dove viene ripristinata la corrente (ma dei robot avveniristici non se ne ha clamorosamente più traccia) e presto si scopre che fuori dal cosiddetto “cerchio della vita” le pattuglie inviate in ricognizione spariscono senza dare notizia. Ovviamente le cose inizieranno ad andar male e i pochi sopravvissuti dell’esercito dovranno cavarsela da soli.

The Blackout: Earth Invasion è una brutta serie d’azione. Ma brutta forte, eh; a salvarsi c’è pochissimo, e fondamentalmente si tratta dell’idea di fondo della trama e la presenza ricorrente di armamenti pesanti e veicoli da combattimento. Basta. Il resto veleggia tra il goffo e il “dai, ci state prendendo per il culo?”: dai dialoghi, spesso stereotipati, enfatici oltre misura e progressivamente sempre più insensati, alle scelte dei protagonisti, che spesso passano impunite nonostante la loro poca intelligenza.
Gli scontri a fuoco vedono volare tonnellate di piombo, con soldati ultra addestrati (il meglio dell’esercito russo) che sparano solamente a raffica come se il rinculo delle armi non esistesse e non riescono a colpire masse di obiettivi che gli corrono incontro in terreno aperto incuranti della loro incolumità.

 

 

Le incongruenze sono molte. Per esempio dall’aspetto futuristico della prima puntata si passa rapidamente ad un’ambientazione odierna senza che si noti alcun residuo di tecnologia futura nelle altre cinque puntate; ma ancora, i veicoli da combattimento sono fontamentalmente i blindati da trasporto truppe BTR-80 in uso già durante la guerra in Afghanistan e che oggi in Ucraina sono il bersaglio preferito delle unità anticarro leggere dei difensori, e che in linea teorica fra cinquant’anni dovrebbero essere stati ampiamente sostituiti da roba un pelino più tecnologica e attrezzata. I soldati sembrano ignorare le regole basilari per gestire persone sconosciute in ambienti ostili o come utilizzare i contatti radio per indicare costantemente posizione e situazione. In prima linea viene poi schierata una troupe di giornalisti che, senza alcuna idea ci come ci si muove in territorio ostile, segue pedissequamente le squadre impegnate nelle missioni in territorio nemico (rompendo anche un bel po’ le scatole).

La serie manca inoltre di pathos. Passati i primi momenti legati all’evento che dà il via a tutta la storia, non si riesce a percepire alcun trasporto, alcun coinvolgimento; si va avanti nella visione più per inerza che altro, e sapendo che gli episodi sono solo sei. Si spera che pian piano la serie prenda slancio, ed invece più si va avanti e più le cose assumono toni non credibili; nelle ultime due puntate si susseguono sempre più situazioni completamente campate in aria, scene gratuite e azioni compiute dai personaggi che non hanno alcun senso; inclusi gli ultimi secondi di proiezione, che sono la summa di una serie che riesce a stupire solo per la quantità di stupidaggini proposte.

 

 

C’è di peggio nel panorama cinematografico? Si, assolutamente. The Bay e The City Of The Dead sono due memorabili esempi in tal senso, e The Blackout: Earth Invasion riesce oggettivamente a non travalicare i confini del ridicolo. Ma magari siamo noi a non capire la grandezza di questa serie: magari siamo noi ad essere così lontani dalla mentalità russa da non capire come si possa andare di soppiatto a cercar mele per fare alcool in zona nemica e non essere puniti dai superiori o da accettare dei dialoghi folli post-stupro in cui sembra essere successo poco o niente.

The Blackout: Earth Invasion è una serie che non ha quasi nulla da salvare: tutto quello che fa lo fa male, ed ha anche la colpa di volersi prendere sul serio.

 

The Blackout: Earth Invasion, 2020

Voto: 4

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