The Solus Project: la recensione

Concettualmente posizionato fra Robinson Crusoe ed Interstellar, e’ facile perdersi nel magico mondo di The Solus Project.

 

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Negli stessi mesi in cui il panorama videoludico si e’ focalizzato con una hype imbarazzante sul deludentissimo No Man’s Sky – che si vedeva lontano un miglio non avesse un carattere ed uno scopo – The Solus Project finiva il suo sviluppo e veniva rilasciato senza troppi annunci; passato quasi in sordina, siamo di fronte ad un titolo solidissimo e di sicuro valore.

 

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The Solus Project e’ uno di quei titoli dotati di un fortissimo carisma, che badano poco ai fronzoli e vanno alla sostanza delle cose. Come mio solito non voglio raccontarvi molto della storia; vi basti sapere che e’ il 2167. Il sistema solare e’ stato distrutto da una stella vagante e una parte dell’umanita’ si e’ imbarcata su navi-colonia alla ricerca di un nuovo mondo su cui vivere. Tre navi scout vengono mandate su altrettanti mondi possibilmente abitabili; la vostra, diretta su Gliese, esplode appena entrata in orbita. Una volta atterrati sulla superficie grazie alla vostra capsula di emergenza, dovrete esplorare Gliese e sopravvivere alla fame ed agli eventi atmosferici, almeno quel tanto che basti a riuscire a trovare un modo per confermare alla flotta l’abitabilita’ del pianeta prima che finiscano le loro scorte.

 

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Gliese e’ un pianeta bellissimo e dannatamente ostile. I pericoli che si celano sono accompagnati da paesaggi sbalorditivi e colori meravigliosi. L’immersione e’ totale anche senza l’uso (opzionale) di un device VR; giocandolo al buio (come suggerito dal gioco stesso) e in luogo silenzioso vivrete una esperienza incredibile. Il suo ritmo tutt’altro che frenetico, ma mai noioso, vi consegna un gioco di esplorazione in cui spesso vorrete distogliere l’attenzione dal vostro obiettivo principale per andare ad esplorare una zona apparentemente di secondaria importanza, o che e’ proprio fuori rotta, per andare a scoprire quali meraviglie potreste incontrare.

 

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Il gameplay e’ decisamente particolare: prende un pezzo qua e un pezzo la’, senza strafare e senza sbilanciarsi troppo. Il risultato e’ positivo, ma credo sia un risultato difficilmente ripetibile. Fondamentalmente The Solus Project e’ un’avventura esplorativa; giocato in prima persona, permette di muoversi attraverso sulle varie aree del pianeta in modo velatamente open world. Ci sono limiti tangibili nelle dimensioni o nella struttura della mappa del livello, ma ognuno e’ talmente grande che non ci si sente vittima della classica “sindrome del tunnel”, tipica di molti giochi in prima persona.

 

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Non c’e’ la frenesia degli FPS, sebbene sia un gioco in prima persona, ma l’ignoto e la continua sensazione di una minaccia che accompagna ogni vostro passo vi terra’ sul filo del rasoio in ogni istante. Ci sono alcune impostazioni che facilitano la vita al giocatore, come per esempio un segnale quasi costantemente presente a schermo che vi indica la direzione verso cui muovervi per procedere nella trama; oppure dei marker che appaiono in prossimita’ di ogni oggetto o parte del fondale con cui interagire. Io ho giocato senza questo aiuto se non nei primissimi istanti del gioco, e rimuoverlo rende la vita sicuramente piu’ difficile ma rende anche piu’ appagante ed immersiva l’esperienza di gioco.

 

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L’elemento survival e’ presente, ma con una accorta gestione delle risorse non dovreste mai avere eccessivi problemi, sempre che sappiate gestire il vostro inventario in modo oculato. Attraversare un lungo sistema di caverne pressoche’ al buio per un mio errore e’ stata una di quelle esperienze che entra a far parte della mia personalissima classifica dei momenti topici della mia storia dei videogiochi.
La tensione e’ spesso presente, come accennavo, ed il bello del gioco e’ la necessita’ di andare anche per tentativi nel capire come superare una situazione; i puzzle non sono molto complessi da risolvere, ma a volte dovrete sbattere la testa per parecchio prima di risolverli anche per la vastita’ della mappa di gioco. Molte sono le aree nascoste, e la soddisfazione nel trovarne qualcuna e’ alta, visti anche i rischi che dovrete affrontare non solo per raggiungerle, ma anche solo per scovarle.

 

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La realizzazione grafica e’ meravigliosa e c’e’ un’attenzione ai particolari che mi ha lasciato a bocca aperta: non avevo mai visto un gioco dove l’effetto della fata morgana (le immagini distorte dal calore) e’ cosi’ ben realizzato, o in cui la durata dei cicli giorno-notte cambia di volta in volta in base alla posizione dei diversi pianeti intorno a Gliese: li vedrete sorgere e tramontare con primi piani incredibili. Addirittura sono simulate le maree, e trovarvi tagliati fuori all’improvviso su un lembo di sabbia mentre e ‘ notte e fa -20 gradi non e’ il massimo se non volete morire di ipotermia…
La natura e’ rappresentata in modo incredibile, con le rocce esagonali, caratteristica di Gliese, che spuntano ovunque, il vento e la vegetazione, o i cunicoli sotterranei dotati del loro unico fascito. Ma su tutto mi sono innamorato delle rocce con il muschio rosso attaccato ovunque… un capolavoro.

 

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Stranamente, alcuni elementi sono parecchio sotto il livello del resto; per esempio le onde che si infrangono a riva sembrano un pelo posticcie, specialmente la schiuma (a volta sembra di poter vedere il piano su cui i diversi strati del mare poggiano) e le trombe d’aria, troppo nette nella loro presentazione. Eppure, il gioco fra grafica e comparto sonoro e’ clamoroso a dir poco.

 

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C’e’ parecchia carne al fuoco in The Solus Project, e per fortuna non si incappa in uno di quei prodotti che pur di mettere dentro qualsiasi cosa perdono di vista l’obiettivo. Il gioco ha un’anima forte e viva, e dedicandogli il modo di giocarci che merita (buio o penombra, silenzio), sapra’ regalarvi una storia e un’atmosfera di altissimo livello. Per arrivare alla fine ci ho messo quasi 30 ore e ricordo con affetto ogni istante del gioco… anzi, avrei voluto continuasse ancora.
The Solus Project e’ un piccolo capolavoro che merita di essere giocato ed acquistato a prezzo pieno.

 

The Solus Project, 2016
Voto: 9
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