The Final Station: la recensione

Un discreto platform dall’intrigante storia di fondo: The Final Station è uno di quei titoli cui vale la pena dare uno sguardo.

 

 

Il ritorno alla pixel art è un qualcosa che oramai ha preso fermamente piede nel mondo dei videogiochi indie. A volte una scusa per evitare impegni troppo gravosi in termine di grafica, a volte una scelta consapevole dettata da un ben preciso canone artistico: l’uso della pixel art (e del low-poly in generale) permette comunque a molte produzioni di realizzare giochi di buon livello senza impazzire con l’aspetto visivo.

È il caso di The Final Station, un piccolo ma gradevole gioco realizzato da due sviluppatori russi e pubblicato nel 2016.
In The Final Station ricopriamo i panni di un conduttore di un treno sperimentale che attraversa una nazione sconvolta dalla “seconda visita”. Di cosa si tratta? In realtà non è ben chiarito dal gioco: la storia è appena accennata, nel vero senso del termine, e molto è lasciato all’immaginazione del giocatore. È anche vero però che The Final Station non è un’avventura: ci troviamo di fronte ad un platform, quindi un gioco d’azione.

 

 

Tenendo questo a mente, non si può assolutamente negare come il ritmo sia ben scandito; alterneremo momenti di esplorazione a frenetici scontri con le persone che una volta erano umane e dopo la seconda visita si sono trasformate in qualcosa di analogo agli zombi (come vuole anche dare a intendere qualche schermata di intermezzo). Dotati di pistola e poco altro, dovremo trovare nella zona attigua alle stazioni di arrivo il codice di sblocco per proseguire nel viaggio, e contestualmente reperire materiali per realizzare munizioni e raccogliere i pochi sopravvissuti.

The Final Station è piuttosto breve, lo si finisce in circa quattro ore, ma gli scontri con i nemici sono decisamente ben realizzati; la costante carenza di munizioni unita alla necessità di sopravvivere ad incontri in cui saremo in pesante inferiorità numerica richiede un minimo di tattica, e buttarsi a testa bassa verso il nemico significa morte certa.

 

 

Da questo punto di vista non possiamo considerare The Final Station un vero roguelite, perché quando si muore si torna all’ultimo checkpoint; e questo ci consente di apprezzare in pieno un gioco che vuole raccontarci fino in fondo la sua storia, che come accennavamo non è sempre chiaramente comprensibile (anche a causa del non perfetto inglese utilizzato dagli sviluppatori), ma che sul finire ci prende e ci stringe lo stomaco…

Anche se manca una colonna sonora, gli effetti ambientali sono d’atmosfera e ben realizzati; anche i livelli sono ben caratterizzati, nonostante alcuni siano forse troppo brevi e non è chiaro se ci stiamo lasciando qualcosa di non scoperto alle spalle.

 

 

Fra una stazione e l’altra dovremo badare ai passeggeri, feriti o affamati, e tramite i quali potremo cogliere qualche pezzo di storia. Portarli vivi a destinazione ci permetterà di avere soldi e oggetti, ma nei fatti dovremo pensare da soli alla nostra sussistenza.

The Final Station è un gioco che preso in saldo è sicuramente un buon acquisto. A prezzo pieno… come detto dura sulle 4 ore, e anche se il titolo è di per sé buono forse si può trovare qualcosa di più longevo. The Final Station è un gioco che comunque ci è piaciuto e che siamo lieti di valutare positivamente.

 

PRO

  • Pixel art carina
  • Buona atmosfera
  • Scontri a fuoco appassionanti

Contro

  • Breve

 

The Final Station, 2016
Voto: 6.5
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