The Outpost: la recensione

Il mondo della cinematografia non ha proposto molto sulla guerra in Afghanistan contro i Talebani; The Outpost è una discreta positiva sorpresa.

 

 

Il mondo dello spettacolo a stelle e strisce ha sempre mal reagito alle sconfitte militari. Terminata l’orgia di film propagandistici girati dopo la seconda guerra mondiale, la debacle in Vietnam ha causato un blocco delle produzioni sui film bellici, ripresa poi soltanto a partire dagli anni ’80 con film più o meno antimilitaristi come Platoon o Full Metal Jacket. Per rivedere film di guerra che rientrassero pienamente nei canoni del genere si è dovuto aspettare Hamburger Hill – Collina 937 ed il più recente We Were Soldiers. Nel frattempo l’attenzione si è spostata nuovamente sulla seconda guerra mondiale, con prodotti maturi come Band Of Brothers o più spettacolari ma sempre validi come Salvate Il Soldato Ryan.
E l’Afghanistan?

I film sull’Afghanistan sono pochissimi. Oltre Leoni Per Agnelli e Restrepo, toccantissimo e consigliatissimo docu-film, il panorama offre ben poco; e quel poco che c’è sembra strizzare l’occhio a quei film d’azione tutti proiettili e niente cervello dei quali potremmo proprio fare a meno.

 

 

The Outpost si presenta proprio in questo modo: come un filmetto di serie B dove gli eroici soldati sono al tempo stesso una massa di stupidi bifolchi; un dualismo molto critico e non sempre onesto fino in fondo, ma spesso presente negli film degli ultimi anni. Sorprendentemente però, ben presto il film assume connotati più seri e maturi, dove i cenni di critica alla truppa, priva di cultura e dagli atteggiamenti discutibili, sparisce per puntare l’attenzione esclusivamente alle operazioni sul campo. The Outpost racconta di un episodio realmente accaduto, che vide la costruzione di una base avanzata dell’esercito americano nel fondo di una valle completamente chiusa da montagne (la valle di Kamdesh) dalle quali era possibile tenere sotto tiro i soldati.

 

 

La vicenda è riportata senza retorica, mostrando gli antefatti e raccontando quanto più verosimilmente possibile i reali accadimenti. The Outpost si avvale della consulenza di uno dei soldati che combatterono realmente la battaglia avvenuta nella valle di Kamdesh, soldato che peraltro interpreta se stesso nel film. Se alcune scene sembrano eccessivamente pompose è solo perchè così effettivamente si svolsero; da questo punto di vista la produzione ha cercato la maggior fedeltà possibile.

Non c’è nulla che spicchi particolarmente in The Outpost; se la trama è semplice e lineare, la fotografia non fa nulla per colpire lo spettatore. La stessa regia di Rod Lurie non lascia segni tangibili, portando a casa il risultato senza far battere il cuore; qualcosa di molto simile a quanto visto in La Battaglia Di Jadotville, con la differenza che qui abbiamo un film meritevole sotto ogni aspetto.

 

 

Come spesso accade nei film di guerra, il cast effettua una prova corale e, sebbene ci siano delle figure principali, non ci sono veri protagonisti. Ricordiamo quindi Scott Eastwood (Fury, Pacific Rim – La Rivolta), Caleb Landry Jones (I Morti Non Muoiono), Jack Kesy, Cory Hardrict e un cameo di Orlando Bloom (Il Signore Degli Anelli, Black Hawk Down, La Maledizione Della Prima Luna, Troy, Lo Hobbit).

The Outpost è un buon film di guerra; non fa gridare al miracolo, non fa strappare i capelli, ma è sicuramente una pellicola da non sottovalutare per gli appassionati del genere.

 

The Outpost, 2019
Voto: 6.5
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