Provare a cambiare tutto per non cambiare niente sembra essere la tematica portante di questa serie che forse ha bisogno di ingranare una marcia diversa.
La seconda stagione di Tokyo Revengers continua a seguire il solco lasciato dalla precedente, purtroppo lo fa così bene che forse si comincia a percepire una certa ripetitività. Sì perché è bello saltare nel tempo, è bello trovarsi in situazioni sempre più complicate ed astruse, ma se alla fine il futuro non cambia poi molto la sensazione di trovarsi in un stallo comincia a diventare un po’ troppo evidente.
Takemichi Hanagaki è un ventiseienne che riesce a tornare indietro nel tempo prendendo il controllo del suo io di dieci anni più giovane. Non si è ancora capito come ci riesca, ma le sue azioni nel passato cambiano il futuro. Il ragazzo è riuscito ad entrare nella Tokyo Manji Gang ed è determinato a scalare la piramide di comando per evitare che il suo amore, la solare Hinata, venga uccisa nel futuro da cui viene.
Una nuova minaccia è apparsa all’orizzonte ed il gruppo dei Black Dragon, una banda estremamente organizzata di teppisti, prende piede e diventa il nocciolo centrare delle vicende di questa seconda stagione. Alle spalle di questa nuova minaccia, che ha cambiato in peggio il futuro di Takemichi, c’è ancora lo zampino del pericolosissimo manipolatore Tetta Kisaki i cui obiettivi sembrano sempre molto oscuri.
Takemichi si è sicuramente guadagnato un posto importante al centro del gruppo fondatore della Tokyo Manji Gang visto che in molti riconoscono che la sua emotività è un collante potente. Purtroppo però il suo atteggiamento nelle situazioni importanti comincia a stufare: disperarsi senza riuscire a fare nulla di sensato ed aspettare che piova dal celo una risoluzione, non è proprio una caratterizzazione vincente.
È evidente che la prima stagione abbia riscosso un buon successo di pubblico e critica, anche se per noi è sembrato un po’ eccessivo. Le aspettative per questo nuovo arco narrativo non potevano che essere quindi molto alte; purtroppo qualcosa non è andato nel verso giusto. Tanti fan hanno criticato l’intromissione di Dinsey+ che, acquistando i diritti per questa seconda stagione, ha costretto molti a cambiare piattaforma streaming. Il malcontento però non si è limitato solo a questo aspetto commerciale: la nuova stagione non ha entusiasmato come la precedente.
Dalla seconda stagione ci si aspettava di assistere come minimo ad un cambio di atteggiamento del protagonista; invece tutto sembra fermo, quasi cristallizzato. In pratica Takemichi continua a non fare niente e continua a prenderle di santa ragione. Indubbiamente il nostro protagonista non brilla per intelligenza, ma non fa neanche un minimo di sforzo per tentare di analizzare la situazione con un minimo di lucidità. Oltre a questo, le evidenti trappole in cui casca con tutte le scarpe abbassano di molto la qualità di una trama che purtroppo ristagna. Solo il finale ci regala uno spunto più interessante e fa ben sperare per il futuro.
L’adattamento animato di questa stagione copre l’arco narrativo del manga, denominato Christmas Showdown Arc, e lo fa con tredici episodi. La conferma dello studio Liden Films (Goblin Slayer e Bastard) dà continuità al prodotto. Purtroppo la qualità dei disegni e la fluidità dell’animazione non migliorano particolarmente rispetto al lavoro del 2021. Si nota comunque uno sforzo nel mantenere uno standard qualitativo costante rispetto agli alti e bassi della prima stagione.
La terza stagione è già ampiamente confermata, e noi confidiamo che la storia finalmente decolli ed il cambiamento tanto atteso di Takemichi cominci a prendere forma. È stato annunciato che il prossimo lavoro su Tokyo Revengers adatterà l’arco narrativo del Tenjiku, uno dei più lunghi del manga; vediamo se questa volta la Liden Films riuscirà a migliorarsi e riuscirà a presentare un lavoro qualitativamente superiore rispetto ai precedenti.