Un prodotto franco-cinese che punta a conquistare il pubblico con una buona dose di coinvolgimento emotivo ed alcuni colpi di scena; ma ci sarà riuscito?
Ho cominciato a guardare Link Click con aspettative molto basse perché ho sottovalutato la possibilità che una produzione franco-cinese fosse all’altezza dell’animazione giapponese. Il primo impatto è stato tiepidino e la storia, pur avendo qualcosa di interessante, non sembrava indirizzata verso esaltanti evoluzioni narrative. Tutto sommato però il primo episodio si è fatto vedere fino alla fine e proprio in quel momento è arrivato il colpo di scena, quel cazzotto narrativo dritto allo stomaco che stravolge tutta la prima impressione. Preso in contropiede ho cominciato a seguire la serie con un interesse crescente e, pur avendo assistito ad alcuni episodi meno efficaci, la storia di fondo ha cominciato a prendere forma tassello dopo tassello fino ad esplodere in tutta la sua forza.
In un’anonima viuzza di una grande metropoli moderna cinese, esiste un piccolo negozio che riporta sull’insegna “Time Photo Studio”. Esternamente il locale non è particolarmente curato e si può facilmente capire che funge sia da negozio che da abitazione per i due ragazzi che lo gestiscono. Cheng Xiaoshi e Lu Guang sono giovani ed hanno due caratteri diametralmente opposti: il primo è chiassoso e sempre pronto all’azione ed al confronto, un tipo loquace, umorale e non del tutto affidabile; il secondo è invece posato, taciturno, tranquillo e molto affidabile. Insieme gestiscono il locale lasciato in eredità a Cheng Xiaoshi il giorno in cui i suoi genitori sono scomparsi.
Entrambi hanno una sorta di potere soprannaturale che permette loro di “entrare” nelle foto e tornare indietro nel tempo. Così i due ragazzi decidono di usare questo dono per guadagnare qualche soldo e soddisfare le richieste dei loro clienti. Lu Guang è in grado di esaminare e conoscere tutto quello che è successo alla persona che ha scattato la foto nelle dodici ore seguenti allo scattato. Cheng Xiaoshi invece è capace di sostituire lo spirito della persona che ha scattato la foto così da poter raccogliere informazioni in prima persona. I due riescono a comunicare mentalmente quando attivano i loro poteri e così si sincronizzano per portare a termine il loro compito. Sembrerebbe un potere fichissimo e con una serie di fantastiche applicazioni, ma non sempre le cose vanno come pianificato.
Lu Guang ha posto una condizione importante: gli eventi non devono essere alterati, altrimenti il futuro può cambiare e le conseguenze possono essere nefaste. Purtroppo Cheng Xiaoshi non è così freddo e distaccato come il suo compagno e talvolta si fa coinvolgere dalle situazioni o si fa influenzare dai sentimenti del soggetto in cui è entrato. Ringraziando il cielo il suo compagno riesce sempre ad identificare gli snodi fondamentali che non devono assolutamente essere cambiati e quindi i due riescono a raggiungere i loro obiettivi. Purtroppo, non potendo vedere oltre le dodici ore, qualche piccolissimo cambiamento può creare ripercussioni decisamente più drammatiche del previsto.
La serie è pensata per coinvolgere lo spettatore nelle implicazioni emotive delle storie che vengono proposte episodio dopo episodio. Ogni puntata però ha un approccio differente: alcune sono più investigative, altre mantengono un certo livello di mistero sull’obiettivo da raggiungere, altre ancora premono sull’acceleratore e spingono fortemente per una trama tambureggiante. Tutte però puntano sempre a coinvolgere emotivamente lo spettatore. Si può tranquillamente affermare che Link Click rientra in quel genere di racconti emotivamente coinvolgenti simili a quelli proposti, con le dovute differenze di qualità, da Violet Evergarden.
Link Click nasce da una collaborazione tra il francese Studio LAN e il cinese Haoliners Animation League. L’aspetto grafico dei personaggi è molto asciutto e longilineo, una caratteristica che possiamo ritrovare spesso nelle produzioni cinesi; anche i volti sono spigolosi e assomigliano ai prodotti coreani (Solo Leveling), con occhi squadrati e visi appuntiti. Una caratteristica peculiare di questa produzione sono gli abiti, che sembrano essere sempre di almeno un paio di taglie più grandi del necessario e cadono sul corpo dei protagonisti creando profondità e chiaroscuri interessanti.
L’animazione è fluida e non ci sono troppe scene d’azione concitate; questo probabilmente aiuta a rimanere abbastanza puliti con i disegni. La storia è ovviamente la parte principale del lavoro, ma le immagini riescono a supportare decisamente bene il racconto e le tante scene di dialogo che sono focali nella realizzazione di questo tipo di prodotto. L’animazione quindi si concentra più sulle espressioni e sulla gestualità dei personaggi.
Anche la scelta musicale non è malvagia. La colonna sonora che accompagna la sigla di apertura è orecchiabile, s’intitola Dive Back In Time ed è cantata tutta in inglese; scelta probabilmente imposta dall’obiettivo prefissato di raggiungere soprattutto il pubblico internazionale. La sigla di chiusura è invece un ibrido cinese/inglese che comunque ha un sound iniziale niente male. Le musiche che accompagnano lo svolgimento degli episodi sono ottimamente scelte e aggiungono quel giusto supporto alle scene emotivamente coinvolgenti.
Link Click conclude la prima stagione con uno spettacolare colpo di scena finale che apre ad una seconda stagione molto, ma molto più movimentata della prima. Insomma prepariamoci ad assistere ad importanti risvolti nelle trame che potrebbero attirare anche nuove fette di spettatori. In quest’anime si alternano momenti più coinvolgenti ad altri un pochino meno spettacolari, ma la qualità del prodotto è indiscutibile e per questo vale la pena di concedergli un minimo di attenzione. Link Click è già stato doppiato e disponibile in streaming sulle piattaforme di riferimento del settore.