In Città Zero Gradi riesce a farci ragionare sull’importanza di non perdere tempo nella nostra vita, a partire dallo smettere di leggere questa porcheria.
Che brutto libro. Ma che ho fatto io di male per rimettermi di buona lena a leggere se sono circondato da pessima narrativa? Ultimamente non riesco a trovare un libro che racconti una storia in modo semplice ed avvincente.
In Città Zero Gradi è un pessimo romanzo, di quelli che ti fanno proprio passare la voglia di leggere; tanto che due volte ho iniziato a leggerlo e due volte non sono riuscito ad arrivare a più di un quarto delle pagine. Poi mi sono costretto ad arrivare alla fine e…. non c’è nulla di buono, a partire da come e’ scritto: le frasi sono di quelle che scrivono i bambini delle elementari, con soggetto, verbo, complemento oggetto, punto. E non ci si scosta mai da questo: non c’è alcuna struttura grammaticale un minimo elaborata, nessuna frase non dico complessa, ma almeno strutturata. E’ tutto così banale e scontato da risultare estremamente irritante già dopo poche righe.
La storia poi si trascina stancamente da una pagina all’altra pur essendo intelligentemente divisa in giorni, e non per capitoli. Siamo sotto Natale, e si parte dal primo Dicembre; il protagonista Max vuole sbarazzarsi almeno per la notte del 24 del cane che ha dovuto/voluto prendere per lavoro; la protagonista Katrin è colei che potrebbe sobbarcarsi l’onere. Iniziamo quindi a conoscere i due e il cane, tutti personaggi piuttosto odiosi se non scialbi, come un pò tutto il bestiario che ci viene proposto da Glattauer. I personaggi sono forzati nelle loro azioni: è tutto irreale, pretestuoso, completamente non credibile.
E’ proprio l’universo descritto dall’autore ad essere privo di qualsiasi caratteristica attrattiva; è tutto grigio, piatto, lento, noioso, mediocre, inutile. E’ forse una scelta voluta? Beh, il risultato è di avere un testo che non si riesce a leggere, che annoia mortalmente, che ti spinge a chiederti perchè dovresti arrivare fino in fondo a questo libro (200 pagine con le lettere scritte grosse, quindi teoricamente poca roba) e buttare via il tuo tempo invece di impiegarlo meglio. Ed è questo che mi è successo: ho preso e ho scagliato via il libro, con astio, e mi sono messo a fare altro.
Io non capisco come si faccia a pubblicare certe schifezze; con che coraggio gli editori mettano in commercio tali porcherie che non sono altro che motivi per dannarsi dell’aver speso dei soldi (ricchi soldi, visto i prezzi dei libri) in qualcosa che non appaga minimamente. Eppure chi entra in libreria entra per spendere; quel giorno avrei comunque lasciato in cassa la mia vil pecunia: era tanto chiedere che mi fossero presentati solo dei libri scritti per lo meno in maniera decente?
In Città Zero Gradi è uno di quei libri che non dovrebbero essere pubblicati se non per avere un compendio delle cose che NON devono essere fatte quando si scrive un libro.