DoD:S propone una formula di incredibile adrenalina miscelata con il valore assoluto di una comunita’ online davvero matura.
Questa recensione e’ in realta’ una storia d’amore iniziata una quindicina di anni fa. Correva il 2001, ed iniziavo cautamente a fare i miei primi passi nel mondo di internet… quante cose da scoprire!! Newsgroups, siti web, foto zozze e bollette telefoniche astronomiche… Quanta nostalgia per quel periodo!!
Il gaming online come lo conosciamo oggi era praticamente inesistente, ma le prime comunita’ di gioco gia’ si affacciavano sulla rete.
Day of Defeat, nella sua prima incarnazione, naque come un mod di Half-Life; ambientato nella seconda guerra mondiale, proponeva un gameplay molto semplice, rimasto immutato in tutti questi anni. Due squadre si affrontavano per la cattura di alcuni punti strategici della mappa o assaltare e distruggere determinati obiettivi in mano al nemico; qualcosa di analogo alle mappe Domination o Assault mutuati da Unreal Tournament, ma con delle fondamentali differenze.
Intanto, il gioco premiava il vero gioco di squadra piuttosto che i lupi solitari; l’importanta data ai “fraggers”, cioe’ a chi spendeva le proprie energie unicamente ad uccidere i nemici, era relativa. Il vero obiettivo, e l’unico a portar punti alla squadra, era di catturare e tenere contemporaneamente tutti gli obiettivi presenti sulla mappa; per aiutare i giocatori fu implementata una voice chat interna al gioco, fondamentale per manovrare efficacemente, ed una vera novita’ all’epoca.
L’obiettivo era comunuqe tutt’altro che semplice da conseguire, specialmente considerando che il respawn non era immediato ma effettuato ad ondate di una decina di secondi; questo permetteva ad un esercito di guadagnare sensibilmente terreno salvo poi rapidamente perderlo per mancanza di rinforzi. Le mappe, in rotazione tipicamente ogni 20 minuti, non sempre vedevano una squadra prevalere sull’altra.
Altro aspetto peculiare era la netta, spartana suddivisione in classi: una sola arma principale, una sola arma secondaria, una sola arma in corpo a corpo, una granata quando disponibile. Fine. Piu’ che essere una limitazione, questa impostazione costringeva il giocatore ad agire con cautela, pena essere costantemente abbattuto fatti pochi passi fuori dalla zona di spawn. Se a questo aggiungiuamo il notevole rinculo delle armi automatiche, che richiedevano allenamento ed abilita’ per poter essere in qualche modo padroneggiate, e i fucili a colpo singolo che erano mortali per il bersaglio ma lo erano altettanto per il possessore nel caso in cui il colpo fosse andato a vuoto, potete capire quanto fosse un gioco “vecchia scuola”, nel senso migliore del termine: brutale, duro, cattivo, spietato ma gratificante sopra ogni misura.
Nel 2005 arrivo’ Day of Defeat: Source, che ravvivo’ una comunita’ uccisa dalla prematura, pessima iniziale implementazione di Steam; insieme ad una grafica migliorata, i diversi bug che affliggevano il mod semi-amatoriale erano ora stati risolti; mantenendo immutato il gameplay, il successo era assicurato.
Non e’ facile descrivere cosa succede durante una partita di DoD. Caos, tanto caos; data l’estrema dinamicita’ del fronte, specialmente le mappe cittadine si trasformano in un vero carnaio. Eppure si contraddistinguono tattiche ben delineate; i fucilieri ed i cecchini che tentano di colpire da lontano, gli assaltatori con armi automatiche che si gettano (nel vero senso del termine) sulle bandiere per catturarle, sapendo che moriranno almeno il 50% delle volte prima di raggiungerne le vicinanze; le mitragliatrici pesanti, piazzate in punti strategici a bloccare l’avanzata nemica; i bazooka, utilizzati per stanare i nemici piazzati dietro fortificazioni o in punti difficilmente raggiungibili.
C’e’ tanta, tantissima adrenalina durante gli scontri; la tensione di sentire i passi di un nemico che si avvicina in corsa mentre stiamo ancora ricaricando, o vedere una granata pioverci addosso mentre siamo sdraiati, sapendo che non avremo il tempo di scappare, o dover forzare la corsa sotto una grandine di proiettili solo per poter aggirare una postazione pesantemente difesa… Il tutto senza menzionare quelle volte che qualcuno ti arriva da dietro silenziosamente e ti pugnala alle spalle mentre sei accucciato in sadica attesa del passaggio di un nemico.
E poi le comunicazioni in cuffia, le voci concitate, le risate per essere morto goffamente, i complimenti all’avversario, le prese in giro a chi tira una granata e ammazza tre dei suoi. Impagabile, semplicemente impagabile; si rimane presto stregati da questo titolo, cosi’ atipico rispetto ai classici FPS online, dove il ragazzino brufoloso di 13 anni campione di Counter-Strike che passa il suo tempo a sparare e nascondersi non e’ di nessun valore, dove un giocatore dai pessimi riflessi puo’ dimostrarsi fondamentale per la sua squadra nel fare scouting, coprire una bandiera o catturare in corsa quella che consente di vincere il round.
Day of Defeat: Source e’ un gioco che richiede tanta intelligenza tattica per capire quando spingere, quando assaltare, quando aspettare in difesa; per questo molti giocatori dell’ultim’ora lo trovano strano. E’ un gioco che non ti prende per mano, ma sei tu a doverti adattare alle sue regole; chi lo fa e ci si immerge, viene inevitabilmente calamitato per sempre nel gorgo di DoD. La piu’ bella droga possibile.
Dopo oltre 10 anni dalla pubblicazione, Day of Defeat: Source e’ ancora saldamente uno dei 50 titoli piu’ giocati su Steam, con una comunita’ affezionata e coesa che non abbandona il gioco per l’ultima uscita di grido. Difficile trovare giocatori che non cooperino o si comportino male; non c’e’ nulla di quanto si possa trovare in giochi dove si spinge tutto sull’individualita’, anzi spesso e’ vero il contrario, ed anche i novellini vengono aiutati ad entrare in ritmo.
Buon, caro, vecchio DoD… sei il gioco definitivo. 10 euro a prezzo pieno, spesso in offerta sotto i 2; non provarlo e’ un crimine assoluto.