Alien: Romulus – la recensione

La saga di Alien si espande con un nuovo capitolo diretto da Fede Alvarez ed ambientato tra le prime due uscite cinematografiche.

 

 

Con l’uscita nelle sale di Alien: Romulus, la saga indeata da Ridley Scott si arricchisce di un nuovo capitolo che si va a collocare cronologicamente tra Alien (1979) e Aliens – Scontro Finale (1986), i due film che hanno riscosso il maggior successo. Negli ultimi trent’anni, però, le produzioni legate al più famoso xenomorfo del cinema non hanno ricevuto grande accoglienza dal pubblico, in particolare i due prequel (diretti sempre da Ridley Scott); per questo, è incoraggiante sapere che il regista e co-sceneggiatore Fede Alvarez si sia impegnato a ricreare l’estetica e l’atmosfera della storia legata all’iconica Sigourney Weaver. Ma sarà riuscito nell’impresa di ridare lustro alla saga di Alien?

In Alien: Romulus, una sonda spaziale raccoglie un bozzolo alieno tra i resti del relitto della USCSS Nostromo, la nave su cui Ripley ha combattuto il primo xenomorfo. La narrazione riprende alcuni mesi dopo, su LV-410, un mondo pesantemente inquinato da una fitta coltre di smog che oscura il sole. Sulla superficie del pianeta si trova una colonia mineraria, dove la giovane Rain Carradine e il fratello adottivo Andy, un umano sintetico malfunzionante, lavorano nella speranza di sfuggire alla loro misera esistenza.

 

 

L’opportunità di fuga arriva quando si uniscono al gruppo di Tyler, ex fidanzato di Rain e pilota di una navetta per il trasporto minerario. Tyler ha intenzione di saccheggiare il relitto di una stazione spaziale in avvicinamento all’orbita del pianeta; il giovane gruppo, composto da cinque ragazzi e un androide, non immagina minimamente i pericoli che si nascondono nelle viscere della stazione Romulus, un laboratorio creato per studiare uno xenomorfo in particolare.

La prima parte di Alien: Romulus si sofferma a descrivere le dure condizioni di vita dei protagonisti e si impegna a ricreare quelle atmosfere cupe e opprimenti già presenti nei primi episodi della saga. Fede Alvarez sfrutta con intelligenza suoni, musiche ed elementi visivi particolari, come i computer obsoleti dei primi film, i costumi dei personaggi e i corridoi pieni di grate e tubi per conquistare i fan storici della serie.

Tuttavia, se l’atmosfera, i dettagli ambientali e i costumi sono curati con attenzione, lo stesso non si può dire della trama, che presenta subito una falla grande quanto una stazione spaziale alla deriva: infatti è poco credibile che un gruppo di giovani inesperti possa arrivare per primo sulla stazione spaziale senza essere notato dalle autorità del pianeta sottostante. È un passaggio decisamente poco credibile. Superato questo ostacolo, la storia scorre abbastanza bene, riuscendo persino a creare un collegamento plausibile tra gli eventi dei due prequel e quelli dei quattro film con Sigourney Weaver.

 

 

Cailee Spaeny (Priscilla, Pacific Rim – La Rivolta, Civil War) interpreta Rain Carradine, dando vita a un personaggio femminile in lotta contro il mondo; una figura cara al regista. La giovane attrice americana se la cava egregiamente, così come i suoi compagni di scena, tra cui Archie Renaux (Gold Digger, Tenebre e Ossa, Morbius), che interpreta Tyler, il classico bravo ragazzo addestrato militarmente e che male si adatta alla corruzione e all’ingiustizia della società. Il film presenta così una galleria di personaggi piuttosto stereotipati ma che funzionano, specialmente quando si tratta di commettere l’errore fatale e finire nelle fauci dell’Alien di turno.

Il regista uruguaiano dimostra grande abilità nel gestire gli elementi migliori della saga, realizzando un film che mescola l’horror del “vedo/non vedo” del primo capitolo, le adrenaliniche scene d’azione di Aliens e il senso opprimente di claustrofobia degli angusti corridoi del terzo film. Le intuizioni positive sono numerose e conducono a un finale che sembra più un omaggio che una vera conclusione studiata.
Fede Alvarez è riuscito a dare nuova linfa vitale alla saga? Forse è presto per dirlo, ma Alien: Romulus pone sicuramente una buona base per il futuro.

 

Alien: Romulus, 2024
Voto: 6,5
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