La nostalgia paga e Netflix lo sa; ma scavare nei ricordi più belli dell’infanzia è una furbata che in questo caso accettiamo volentieri.
E perchè dovremmo accettarla? Perché questa serie, composta da tre stagioni di quattro episodi l’una, è un viaggio indietro nel tempo che promette emozioni forti, sorrisi e qualche lacrimuccia facile. Forse siamo tutti un po’ più sensibili dopo le botte amarcord dei vari Stranger Things, Glow e Black Mirror (l’episodio di Star Trek è da infarto) ma bisogna ammettere che raccontare i balocchi con cui ci trastullavamo da infanti è un’ottima idea. Ogni puntata di questo The Toys That Made Us, questo è il titolo originale, sfrutta a pieno i suoi 50 minuti per stupirci con retroscena inattesi, immagini di repertorio e chicche da nerd. Chi sapeva, per esempio, che la tigre di He-Man nacque perché la Mattel doveva smaltire la tigre di Big Jim rimasta invenduta? Ecco perché, essendo fuori scala rispetto ai Masters of The Universe, si decise di farla cavalcare come un destriero.
Quello che sta garantendo il successo a questa serie è il fatto che sia stata scritta per coprire il mondo dei maschietti ma anche quello delle femminucce. Non a caso il secondo episodio, tra i più visti secondo le statistiche ufficiali, racconta il rutilante universo della sex bomb Barbie. Nata da un fumetto tedesco per adulti degli anni quaranta, la bambola attraversa i decenni con tanti volti diversi e cambiamenti di stile spesso legati ai mutamenti sociali. Ci sono dei passaggi legati al marketing di questa bambola che sfiorano lo spionaggio e il soft porno. Abbastanza inquietante.
Per chi possiede un pisello e un’infanzia anni ottanta, però, l’apice si raggiunge con i G.I. Joe. In un mercato saturo di qualsiasi prodotto targato Star Wars, la Hasbro decise di creare per la prima volta un action figure snodabile per dare più possibilità di movimento ai bambini. Il successo fu pazzesco e il marchio riuscì a vendere milioni di pezzi in tutto il mondo e ad attraversare il variare del clima economico e politico con relativi cambiamenti di immagine e di concezione. Ne è esempio la produzione post guerra in Vietnam, quando il popolo americano si schierò apertamente contro quel conflitto bellico. Comparvero avventure spaziali con scorribande dei Cobra sulla Luna e relative tute avveniristiche che smarcano quegli eroi dall’odio verso i militari che allora imperava. Una furbata senza precedenti ma anche un cambio di rotta che piacque molto agli imberbi di allora.
La gita scolastica nella nostra memoria che Netflix ci offre è resa ancor più piacevole da un montaggio divertente che alterna spot andati in onda in quegli anni, interviste ai creatori dei giocattoli e ai collezionisti, e immagini degli eventi che hanno fatto la storia del marketing moderno. Si scoprono veri e propri altarini con vite segrete, invenzioni low budget e creativi che ancora si contendono eredità e paternità dei marchi che più hanno avuto importanza e peso nella nostra infanzia.
Se non avete un pezzo di carbone al posto del cuore, un giro su questa serie è d’obbligo. Anche solo per ricordarvi che pure voi avete avuto un pessimo taglio di capelli e una fottuta tuta acetata.