Un survival atipico che stupisce pur denotando dei limiti di realizzazione: Desolate è un titolo indie che sorprende chi decidesse di giocarlo a fondo.
Tra i videogames, uno dei generi di maggiore richiamo negli ultimi dieci anni è quello dei survival, categoria che punta moltissimo sulla necessità di nutrirsi, trovare riparo e fuggire da una situazione che sembra senza uscita.
Desolate prende fortemente spunto da questa categoria, avvalendosi però di forti elementi dei giochi di azione (tanto che a un certo punto gli elementi survival diventeranno trascurabili) e presentandoci un’ambientazione peculiare dalla storia piuttosto originale.
La premessa di Desolate fa riferimento ad un’ucronia che vede un dipartimento scientifico al servizio dell’Unione Sovietica prendere direzioni completamente autonome, e far sprofondare l’intero mondo nel caos in seguito a una serie di esperimenti che hanno provocato cataclismi su scala globale. Veniamo spediti sull’isola di Granichny, dove questo gruppo scientifico ha base, per cercare di svelarne i misteri e possibilmente trovare una soluzione al disastro.
Desolate ci cala immediatamente in un mondo ostile, brutale, a tratti quasi terrificante, del quale c’è da temere quasi ogni aspetto per un discreto tratto di partita. Il mondo di gioco è costellato da animali mutanti, banditi, umanoidi e pericolose anomalie; per circa una decina di ore di gioco ogni incontro sarà rischiosissimo e potrebbe costringerci ad una morte prematura.
Stessa cosa per quanto riguarda il sostentamento: fino a che non saremo in grado di combattere e far nostro un focolare dove cucinare quanto raccolto nei campi, mangiare patate e pomodori crudi e bere acqua sporca non ci porterà lontano.
Il dover attraversare territori ostili è una costante di Desolate, il cui gameplay alterna l’esplorazione al combattimento, riuscendo quasi sempre a mantenere alto il livello della tensione. È pur vero che Desolate è un gioco che manca di bilanciamento: una volta ottenute le armi necessarie a combattere ad armi pari e trovato il modo di avere una base, il gioco si fa in discesa e la difficoltà scema (a meno di averne impostato un livello molto alto ad inizio partita).
Desolate vive però di una doppia faccia: infatti, proprio quando l’aspetto survival viene meno grazie alle nostre capacità di diventare quasi invincibili, inaspettatatamente la storia si apre, abbandonando una sequenza lineare di missioni per trasformarsi in un gioco in grado di presentarci un mondo ampio e pieno di luoghi da scoprire ed esplorare. Il mondo di gioco è liberamente visitabile, anche se inizialmente saremo tentati di puntare a fare ciò che ci viene detto senza girovagare per via della nostra estrema fragilità. Questo è il vero punto di forza del titolo degli sviluppatori di Nearga: un mondo assolutamente affascinante, dallo stile unico e che offre una storia che si amplia pian piano coinvolgendoci sempre di più.
Desolate è un titolo indie ambizioso ma non rifinito, e dietro i suoi aspetti positivi si cela una realizzazione tecnica talvolta rivedibile, con alcuni elementi che avrebbero meritato una maggiore attenzione al dettaglio.
Il primo è quello della definizione grafica dei personaggi umani, la cui resa è a volte spigolosa ed il cui aspetto è sicuramente posticcio e ceruleo. Anche le loro animazioni sono sotto la media: talvolta è possibile vedere un uomo ruotare su se stesso mentre corre sul posto, o scivolamenti laterali degli animali in corsa. Lo stesso field of view, non modificabile, sembra troppo schiacciato; fino a che non si fa l’abitudine col gioco, i nemici ci salteranno attorno rendendo ostico rimetterli al centro dello schermo.
Abbiamo detto che il gioco è almeno inizialmente estremamente difficile, e proprio per questo sarebbe stato necessario implementare una funzione di quicksave manuale come ai bei tempi; invece, oltre che i checkpoint di tanto in tanto, Desolate prevede solo l’uscita al menu dove poter salvare manualmente, confermando di dover sovrascrivere per evitare di avere troppi salvataggi. Una perdita di tempo inutile, considerando che la meccanica di respawn pensata dagli sviluppatori è difficilmente utilizzabile: quando si muore si torna presso uno dei punti man mano sbloccabili sulla mappa, in stile Bioshock, ma sono pochi. Al respawn ci troveremo senza alcun oggetto, cosa che ci renderà estremamente vulnerabili; avremo poi solo dieci minuti per raggiungere il nostro cadavere, ma considerando le distanze e le forze ostili che pattugliano la zona questi dieci minuti potrebbero spesso non bastare.
Proprio le distanze sono uno degli aspetti che forse convincono di meno di Desolate: ci verrà spesso chiesto di percorrere in lungo ed in largo l’isola, facendo avanti ed indietro più volte lo stesso tragitto per concludere una quest; e visto che quelle secondarie sono poche mentre quelle ricorrenti (uccidi X mutanti o trova X oggetti) possono essere compiute ovunque, spesso non c’è motivo di variare il percorso ormai straconosciuto.
Altra cosa che non va è la gestione dei menu; al di là che ci si aspetterebbe di avere qualche tooltip o qualche spiegazione su quello che si trova sotto il cursore (è chiedere troppo per un gioco del 2019?), non è pensabile dover usare due tasti diversi per aprire e poi chiudere una schermata, considerando oltretutto che il gioco non va in pausa mentre stiamo consultando la mappa, gestendo l’inventario o creando oggetti tramite l’interfaccia del crafting.
I tasti sono rimappabili, ma non quelli relativi a certe azioni; questo significa che potremmo avere serie difficoltà ad effettuare le mosse speciali (evitare i colpi o scivolare, su tutti), mentre gestire le azioni nei menu di crafting è fattibile anche con il mouse.
E sempre parlando di crafting, la gestione dell’inventario nella nostra base e nello zaino non è nè comoda nè intuitiva; il drag and drop non è supportato, e la gestione degli oggetti potrebbe essere decisamente più raffinata. Se aggiungiamo la limitazione che ci vede poter mettere solo un’ottantina di oggetti diversi nella cassa all’interno della base per problemi di sincronia nelle sessioni multiplayer e considerando il giusto limite di peso applicato al nostro zaino, si capisce come ad un certo punto sia veramente difficile gestire il materiale accumulato ed evitare di essere rallentati dal troppo carico: dovremo contravvenire spesso alla prima regola dei survival, quella di raccogliere e portare in base tutto quello che troviamo.
Infine si ha la netta sensazione che alcuni aspetti del gioco non siano stati del tutto completati, raffinati o bilanciati. Ci siamo trovati di fronte a qualche bug che ci ha costretto a salvare e ricaricare il gioco perchè la prosecuzione delle quest era bloccata da qualche script non partito.
Eppure nonostante i suoi limiti, Desolate è un gioco assolutamente affascinante, vasto e in grado di accalappiare i giocatori. Per finirlo servono tranquillamente fra le 50 e le 60 ore, ed una volta abituaticisi ai suoi aspetti più spigolosi l’esperienza di gioco si fa sicuramente piacevole, anche se non fa mai gridare al miracolo.
Va comunque fatto assolutamente notare come il gioco sia sempre in grado di generare tensione, specialmente durante le esplorazioni notturne o nel sottosuolo, e di come le ambientazioni siano ben caratterizzate e restituiscano appieno la sensazione di essere in un mondo post-apocalittico, in rovina e senza speranza.
Desolate è un gioco che attinge a piene mani da titoli come S.T.A.L.K.E.R. e The Forest; dal primo prende spunto per le anomalie, gli animali mutanti e il comportamento degli animali stessi e degli NPC, capaci di entrare in combattimento fra di loro mentre magari restiamo a guardare da un punto sicuro (ma scordatevi che si spostino liberamente sulla mappa). Da The Forest riprende un gameplay con cicli giorno-notte molto rapidi, il continuo respawn dei nemici, una certa frenesia nelle richieste di cibo e acqua ma rispetto al quale manca la componente della costruzione di una base personalizzata (dovremo accontentarci di quanto presente sull’isola). Da notare che esiste la possibilità di giocare in coop, anche se i problemi di stabilità del multiplayer non sono mai stati del tutto risolti.
Nonostante tutti i suoi difetti ed una certa grossolanità complessiva, Desolate è un titolo assolutamente accattivante per chi apprezza i giochi alla S.T.A.L.K.E.R. o alla Will To Live Online; pur non esplorando l’interezza della mappa, la durata di una partita si attesta intorno alle 50-60 ore durante le quali l’esperienza non è diluita ma prevede man mano aggiunte e piccole scoperte che arricchiscono il gioco e consentono di non provare quasi mai quella sensazione di noia che può subentrare dopo tante ore di gioco.
Desolate è un titolo sicuramente consigliabile per gli appassionati dei giochi dalle cupe ambientazioni futuristiche; basti sapere che imparando a convivere coi suoi spigoli, l’esperienza di gioco sarà sicuramente interessante.