Con l’ausilio di molte situazioni paradossali e comiche, Joe Dante anticipa di venti anni una realtà che sta investendo oggi l’Europa.
La Seconda Guerra Civile Americana è un film prodotto per la televisione alla fine degli anni ’90, ma la decisione di distribuirlo nelle sale europee mi concesse a suo tempo il previlegio di vederlo sul grande schermo. Visionario e geniale, il tema anticipava di un ventennio quello che da qualche anno sta succedendo nel mondo e soprattutto in Europa. Vediamo un presidente americano privo di carattere, schiavo delle lobby e dei benpensanti, “importare” profughi pakistani pur di catturare consenso elettorale, in pericoloso calo con l’approssimarsi delle votazioni. Si tratta dell’ennesima concessione data a gruppi di immigrati, tanto che il governatore dello stato identificato come ospitante si rifiuta di accoglierli e chiude le frontiere interne. Mentre i media giocano la loro parte, e pur di ottenere notizie esplosive fomentano attriti e tensioni, i vari stati che compongono gli USA cominciano a scegliere per chi parteggiare, in base a motivazioni patriottiche o idealistiche o di comodo, fino al creare una situazione muro contro muro che rischia di collassare verso un punto di non ritorno.
La Seconda Guerra Civile Americana è un film geniale. Non solo riesce a cogliere una serie incredibili di ipocrisie e storture della società occidentale e non solo, ma lo fa con una semplicità ed una obiettività raramente riscontrabili in altri ambiti artistici, dove la posizione politica del regista è quasi sempre fastidiosamente penetrante. Qui Joe Dante ha saputo mantenere una posizione piuttosto distaccata, mostrando lo stato delle cose per quello che sono, utilizzando anche una bellissima e costante vena ironica che consente di sorridere per tutta la durata del film nonostante il tema sia oggettivamente drammatico. Mentre ogni gruppo etnico di immigrati “integrati” inizia ad accampare pretese talvolta legittime ma più spesso fantasiose, mentre i patrioti americani si trovano invischiati nel paradosso dell’aver conquistato le terre agli indiani d’America, mentre la nazione si divide in mille gruppuscoli diversi, mentre i media danno il peggio di loro, calpestando tutto e tutti pur di fare audience, Joe Dante ci presenta una serie di situazioni ridicole se non addirittura comiche, con il risultato di rendere il film una gemma per la sua incredibile capacità di spiattellarci sotto gli occhi la realtà dei fatti pur mantenendo il sorriso.
Il cast è di prim’ordine e comprende nomi del calibro di Beau Brides, James Coburn, Ron Perlman, James Earl Jones, Dick Miller e Kevin Dunn; ma molti altri sono gli attori che danno il meglio sotto a sapiente ed incalzante regia di Joe Dante.
Buona la fotografia, anche se il fatto che il film fosse prodotto per la televisione si nota nelle scene un pò più movimentate, in cui gli effetti speciali o le masse di attori dovrebbero entrare in scena. Il budget era evidentemente troppo basso per una realizzazione scenica di alto livello, ma visto il messaggio del film ed il modo eccellente in cui questo viene consegnato allo spettatore, sono aspetti su cui si può sorvolare.
Il film dura più di un’ora e mezza, ma guardandolo il tempo vola e si giunge ai titoli di coda disperandosi perchè siamo già alal fine; è una produzione snella, lineare, efficace e grandiosa nel suo modo di raccontare la vertà per quella che è, forse con un minimo di parodia, senza mai scadere nella partigianeria. Tutti vengono attaccati: gli ipocriti idealisti buonisti, pronti a tutto pur di ottenene cio’ che vogliono, ai politici corrotti e incoerenti, ad alcun aspetti di rifiuto dello straniero innegabilmente legati ad una certa ignoranza, fino all’arroganza espressa da chi si trasferisce in un nuovo paese e pretende di modellarlo secondo la sua cultura originaria.
La Seconda Guerra Civile Americana è un film che tutti, in Europa, dovrebbero vedere; aiuterebbe senz’altro a ridimensionare certi estremismi che invece sembrano dominare l’agenda politica occidentale.