Con Iran e Russia che devono distogliere dal fronte europeo sistemi d’arma cruciali per la guerra, Mosca potrebbe realmente cercare una trattativa con Kiev.
Dopo oltre due anni di guerra, la situazione per Kiev non è delle migliori. L’iniziale sfondamento fallito da parte russa ha portato ad un’ingiustificato ottimismo da parte ucraina, concretizzatosi in una controffensiva in parte obbligata, rivelatasi come predetto in tempi non sospetti uno spreco di forze, e che non ha portato a reali benefici sul campo.
L’Ucraina è obbligata a combattere una battaglia puramente difensiva, e la mancanza di personale arruolabile si scontra con la sempre crescente necessità di irrobustire il fronte con truppe fresche. A questo si aggiunga l’incertezza sull’esito delle prossime elezioni statunitensi e su quanto supporto logistico e militare l’Ucraina sia in grado di ricevere, e l’equazione è presto fatta.
L’inattesa recrudescenza delle ostilità nello scacchiere medio-orientale ha inizialmente spiazzato Israele e le cancellerie occidentali, ma che ora si sta rivelando un potenziale boomerang per la Russia, che se non ha deciso in linea diretta l’assalto di Hamas del 7 ottobre scorso, ha poi senz’altro gestito la situazione con l’Iran, alleato strategico che fornisce droni a Mosca per la guerra in Ucraina e che ha una rilevanza fondamentale nel teatro arabo-israeliano.
In pochi in occidente si aspettavano una risposta israeliana così dura, determinata e prolungata; e questo perchè al contrario degli Israeliani, statunitensi ed europei vivono in una condizione agiata e di relativa tranquillità da 35 anni, tempo sufficiente per corrompere spirito e coscienze. Come da noi anticipato, Nethanyahu ha tenuto dritto il timone, permettendo alle Forze Armate israeliane di spazzare pressochè completamente i battaglioni di Hamas e ai suoi gruppi speciali di reagire come meglio sanno fare (quindi con efficienza) alle reazioni iraniane dopo gli attacchi mirati nel territorio islamico.
Oggi però si sta per aprire un nuovo fronte, con Hezbollah, Libano e Iran pronti ad attaccare Israele. Nel caso in cui la battaglia dovesse scatenarsi con un reale coinvolgimento degli eserciti regolari delle due nazioni arabe, Mosca si troverebbe improvvisamente a dover foraggiare perlomeno la macchina da guerra iraniana, visto il supporto fornito finora da Teheran in Ucraina. Le conseguenze non sarebbero di certo devastanti per la Russia, ma è molto probabile che la capacità operativa dei suoi reparti al fronte venga parzialmente ridotta.
Non è certo un caso che Mosca stia cercando di disinnescare la situazione, intavolando in queste ore un fitto dialogo con il suo alleato arabo affinchè non inizi una battaglia di terra dagli esiti probabilmente rovinosi per la coalizione anti-israeliana.
Nei fatti, la possibile vittoria di Trump a novembre (ora rimessa in discussione dal funambolico ritiro di Joe Biden), il logorio interno, e ora questa patata bollente stanno pian piano convincendo sia Putin che Zelensky a trovare un accordo, che probabilmente vedrà passare sotto il definitivo controllo russo quelle zone in cui si combatte dal 2014 e che per Mosca sono l’obiettivo minimo da raggiungere per non perdere la faccia.