Occupazione della Bessarabia: l’ultimatum sovietico alla Romania

Dopo più di vent’anni di presenza rumena, la Bessarabia viene ceduta su insistente richiesta dei sovietici. La Romania accoglie l’ultimatum ma pone le basi per la riconquista.

 

 

Alle ore 22:00 del 26 Giugno 1940, l’Unione Sovietica consegna in via ufficiale un ultimatum alla vicina Romania. I termini sono chiari, diretti e decisamente minacciosi: immediata evacuazione dell’apparato amministrativo e militare rumeno dalla Bessarabia e dalla Bucovina settentrionale in vista di una fulminea occupazione sovietica delle suddette regioni. Quanto consegnato da Molotov alla controparte rumena non è che il culmine di un ventennio di rapporti a dir poco difficili.

La Bessarabia, incorporata nella Grande Romania interbellica in seguito alle vicende inerenti alla guerra civile russa e alla fine della Grande Guerra, rimane per tutti gli anni Venti e Trenta una spina nel fianco del prestigio sovietico. Proprio nel 1918 infatti, l’esercito rumeno occupa militarmente la regione che nel frattempo, e forse sotto pressione dei romeni stessi, si era proclamata indipendente (Repubblica Democratica di Moldavia), batte le forze bolsceviche e si presenta come liberatore, anche se in realtà non molto ben visto dalla popolazione locale.

Ad inasprire i rapporti è un successivo accordo tra i bolscevichi di Odessa e il governo di Bucarest che, pur prevedendo una futura restituzione della Bessarabia appunto ai sovietici, non viene rispettato dai romeni per via della momentanea presa di Odessa dall’Armata Bianca e la conseguente cacciata dei rossi dalle aree prossime alla regione contestata. Il seguente passo è l’incorporazione della Bessarabia (ma anche della Bucovina settentrionale, guadagnata al tavolo dei vincitori della Prima Guerra Mondiale) nei territori nazionali romeni. A livello internazionale ciò è ratificato anche da alcuni degli Alleati, seppure Stati Uniti e Giappone non lo faranno mai esplicitamente creando così un’instabilità perpetua nell’area.
L’Unione Sovietica per tutti gli anni ’20 e ’30 continua a pressare in modo aggressivo il vicino che ogni volta nega alcuna possibilità di rinegoziazione di quanto ratificato precedentemente. A tenere buoni i sovietici, oltre alle crisi interne, è anche il sistema politico anticomunista che si va creando in Europa e che vede in paesi come la Romania un importante baluardo da aiutare all’occorrenza, e questo Mosca lo sa. Scatenare un conflitto potrebbe portare alla rovina.

L’Unione Sovietica attende pazientemente fino al patto segreto Molotov-Ribbentrop del 1939, quando la questione della Bessarabia torna sul tavolo. Il patto di non aggressione tra Germania e Unione Sovietica prevede anche un tacito consenso tedesco alle mire sovietico sulla regione. Nel giugno dell’anno successivo, l’Unione Sovietica avvalendosi di minacciosi ultimatum riesce a occupare i tre paesi baltici: Lettonia, Lituania ed Estonia. Intanto nel distretto di Odessa e Kiev, tre armate sovietiche si organizzano per dispiegare le proprie forze lungo il confine della Bessarabia.

Il segnale per inviare l’ultimatum alla Romania è la caduta della Francia. Il 26 giugno 1940 questo viene infine inoltrato e Carlo II, Re di Romania, dopo un iniziale desiderio di mobilitare l’esercito rumeno, viene fatto desistere dalle delegazioni di Italia e Germania. Il 28 Giugno le richieste sovietiche vengono formalmente accettate. Le divisioni sovietiche iniziano la penetrazione nei nuovi territori, mentre il Capo di Stato Maggiore rumeno avvia la veloce ritirata dei dispositivi militari, severamente vietando alle truppe di opporre resistenza. Insieme alla truppa, decine di migliaia di civili iniziano un lento percorso verso il fiume Prut, nuovo confine tra Romania e Unione Sovietica. Molti non hanno il tempo di sfuggire, mentre si assiste anche a un massiccio fenomeno inverso: dalla Romania confluisce verso la Bessarabia un lungo corteo di persone: ebrei e oppositori politici che cercano la salvezza a est. Entro la fine del mese, le regioni sono militarmente occupate in quella che a breve diventa una Repubblica Sovietica Autonoma e si ha notizia di occasionali massacri ai danni della popolazione di lingua romena, così come di preti e di esponenti del ceto borghese locale. Si registrano anche eccidi dalla parte romena del confine, per lo più a danno di ebrei in fuga.

 

 

Sul piano estero, la Romania si avvicina in maniera decisiva a Germania e Italia, tanto che poco dopo entra nell’Asse dopo anni in cui in realtà pendeva più verso Francia e Inghilterra. L’azione sovietica getta il paese nelle braccia della Germania, la quale segretamente era già stata informata giorni prima dell’ultimatum sovietico e non aveva fatto trapelare nulla. L’accordo tra Molotov e Ribbentrop insomma andava rispettato, volenti o nolenti. Un secondo colpo basso arriva poi sul finire di agosto dello stesso anno: la Germania assegna per mezzo del secondo arbitrato di Vienna, la quasi intera Transilvania alla vicina Ungheria. Poco dopo, anche la Bulgaria richiede un territorio irredento della Dobrugia e la Romania, in cambio di garanzie contro i sovietici, accetta di dimezzare il proprio territorio.

È l’inizio di un profondo processo di cambiamenti politici interni che vedono l’ascesa di Antonescu e una prima alleanza con la temuta Guardia di Ferro rumena, gruppo paramilitare di stampo nazionalista e fascista. Gli eventi dell’estate 1940 segnano la fine di un prospero periodo durato venti anni e pongono le basi per l’entrata in guerra della Romania a fianco dei tedeschi nell’aggressione all’Unione Sovietica di un anno dopo.

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