Si può criticare questo governo su molte cose, ma tacciarlo di aver diviso le regioni in base al voto politico è folle e fuori luogo.
Nelle giornate di Mercoledì e Giovedì, in seguito all’annuncio della divisione dell’Italia in zone a seconda della gravità della situazione sanitaria, si sono avuti numerosi commenti da parte di Sindaci e Governatori, i quali hanno voluto esprimere il loro dissenso sulle scelte del governo.
Come sappiamo Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle D’Aosta sono state inserite nella categoria “rossa”, quella con le maggiori restrizioni, mentre stupisce vedere la Campania fra quelle “gialle”, dove fondamentalmente le restrizioni sono molto limitate. Si tratta di categorizzazioni derivate da calcoli matematici, a cui ci si arriva tramite diversi fattori (il numero di contagi in rapporto alla popolazione, il numero di posti letto a disposizione e quelli attualmente utilizzati e così via).
Si può disquisire sul fatto che ai puri calcoli matematici andrebbe probabilmente applicato un criterio di valutazione un minimo discrezionale, si può affermare che maggiore chiusura e minor timidezza sarebbe stata necessaria da parte di Conte a gestire la seconda fase della pandemia, ma è certamente assurdo sentire esponenti politici dire che le regioni siano state “colorate” in base alla loro gestione politica. Intanto perchè altre regioni governate dal centro-destra sono “gialle” (vedi ad esempio Marche, il Veneto e la Sardegna), e poi perchè qui la teoria del complotto davvero non regge; anzi, fa rabbia a sentire queste polemiche, specie se a lanciarle sono quei governatori, come Fontana, che dovrebbero ben sapere cosa significa vivere una emergenza legata al Covid.
In un momento come quello che sta vivendo l’Italia, la strumentalizzazione della situazione sanitaria è qualcosa di indegno. Sembra quasi di assistere ad una versione italiana della follia Trumpiana sui voti elettorali da non contare in salsa covid, la necessità di ignorare i fatti ed i freddi numeri in funzione puramente propagandistica: una vergogna.
A dirla tutta, un mistero c’è: è quello dell’opportunità di aver messo la Campania fra le regioni “gialle”. Gli stessi De Luca e De Magistris si sono detti stupiti, usando toni diversi ma altrettanto forti; il governatore campano, non certo nuovo a prese di posizione contro il governo in carica (scelte per lo più dettate dal buon senso) ha affermato che irrigidirà le norme sul territorio di sua competenza, come lo autorizza a fare l’attuale legislazione. La scelta di catalogare la Campania come regione “gialla” è effettivamente l’unico vero dilemma insoluto di questa disposizione, che comunque vedrà i colori cambiare a seconda dell’evoluzione della situazione sanitaria.