Pluto: la recensione

Pluto è una bellissima quanto pesante serie animata fantascientifica che prende spunto dalle AI per trattare svariati e variegati temi di attualità.

 

 

“Intelligenza Artificiale” è un concetto così tanto abusato nel nostro presente che ormai è diventato di uso comune; purtroppo la maggior parte della gente non sa che siamo estremamente lontani da realizzarne una che si possa definire realmente tale. Per fortuna la fantasia umana ci permette di viaggiare nel futuro, attraverso lavori visionari come Pluto, e ci permette di vedere come sarà il mondo in cui le AI prendono vita attraverso i robot.

Il detective Gesicht, uno dei sette robot più moderni al mondo, indaga sull’assassinio di un attivista per i diritti robot, ma c’è qualcosa che non torna nella dinamica dell’omicidio. Le indagini portano infatti il nostro protagonista a scoprire che il caso è stranamente legato alla recente distruzione del robot Mont Blanc, uno dei sette suoi pari. Nella mente cibernetica del nostro ispettore cominciano a spuntare troppe domande senza risposta che lo conducono ad indagare su eventi passati risalenti addirittura ad una guerra combattuta tra robot.

Pluto è l’adattamento animato tratto dall’omonimo manga di Naoki Urasawa e che a sua volta è chiaramente ispirato ed ambientato nell’universo della manga di Osamu Tezuka, uscito nel 1952, ed intitolato Astro Boy. In questa particolare visione del futuro la robotica si è evoluta in maniera incredibile tanto da permettere all’uomo di inserire delle AI estremamente sviluppate in corpi robot del tutto autosufficienti; la società umana trova quindi a convivere con questi nuovi esseri metallici che con il tempo sono diventati sempre più simili all’uomo stesso sia sotto l’aspetto fisico che sotto quello comportamentale. Oltre all’ambientazione ben delinata possiamo trovare qualche similitudine e dei sottili richiami a serie animate come Evangelion e Ghost In The Shell.

 

 

Con questa base di partenza bella solida, l’autore prova ad affrontare quello che è uno dei temi più dibattuti degli ultimi anni: l’intelligenza artificiale può prendere coscienza di se stessa e diventare a tutti gli effetti pari all’uomo? Domanda davvero complicata a cui dare una risposta, ma Naoki Urasawa ci prova con un’intuizione semplice ed al contempo estremamente geniale annegata all’interno di questa storia.

La trama di Pluto si sviluppa come un’indagine alla ricerca della verità che è nascosta dietro un sistema di misteri, menzogne e macchinazioni. Sorprende ancora di più come l’autore sia stato capace di stratificare la sua opera aggiungendo intrighi geopolitici ed internazionali di ottimo livello, alimentati da tematiche del tutto attuali come l’odio, l’intolleranza e la discriminazione. Ovviamente non può mancare una forte condanna alla guerra ed alle sue conseguenze che causano dolore, sofferenza e purtroppo anche un profondo senso di odio che spesso si trasforma inevitabilmente in vendetta.

Troviamo quindi molti temi complessi, accompagnati da una lunga presentazione dei personaggi principali concentrata in particolare sui sette meravigliosi robot e sulle loro esperienze; indubbiamente un ottimo modo per far conoscere appieno la caratterizzazione dei protagonisti di questa storia. Purtroppo però il ritmo della narrazione spesso rallenta così tanto che in alcuni episodi sembra fermarsi del tutto per decine di minuti, abbandonando totalmente l’evoluzione della trama principale; al contrario ci sono momenti in cui gli eventi procedono così velocemente che è necessario ricorrere a spiegazioni improvvise per supportare al meglio lo sviluppo delle vicende. Insomma la gestione dei ritmi è rivedibile, ma per fortuna non intacca minimamente una profondità narrativa che risulta sempre molto interessante.

 

 

Da criticare invece è la gestione di alcune trame secondarie, di alcuni eventi e di alcuni personaggi che vengono presentati e poi spariscono del tutto nel flusso del racconto senza lasciare traccia. La maggior parte di queste incoerenze narrative non ha un impatto particolarmente importante nella storia, ma un paio di passaggi significativi invece lasciano uno fastidioso strascico di domande irrisolte. Un gran peccato perché si poteva tagliare qualcosa nei lunghi passaggi poco interessanti per dare più spazio a questi dettagli all’apparenza più vivaci.

La gestazione di Pluto è stata molto lunga e costellata di imprevisti, tanto da accumulare un’attesa totale sull’uscita dell’anime di ben sei anni. Di solito questi ritardi possono causare un degrado nella cura dei disegni o nel lavoro di animazione; fortunatamente lo Studio M2 ha mantenuto una qualità costante ed ha portato a termine il suo lavoro in maniera più che apprezzabile. Un importante riconoscimento invece deve andare a Yugo Kanno che ha curato le meravigliose colonne sonore che accompagnano alla perfezione ogni momento della serie.

Pluto è indubbiamente un anime pesante, complesso e faticoso da seguire, considerando anche che conta otto episodi di un’ora l’uno, ma allo stesso tempo è geniale e intrigante, e porta a riflessioni davvero importanti sul futuro. Per questo motivo è consigliabile vederlo con la giusta impostazione mentale, con la relativa calma e soprattutto fino in fondo, così da poter essere investiti dalla profondità della storia e delle potenza delle tematiche trattate.

 

Pluto, 2023
Voto: 8
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