L’arresto di Matteo Messina Denaro: una vittoria amara

L’arresto di Matteo Messina Denaro è stato raccontato dai media come la vittoria dello Stato sulla mafia; ma lo è veramente?

 

 

Matteo Messina Denaro era in latitanza da dieci anni, e dal 1993 l’ultimo capo stragista di Cosa Nostra era stato inserito nella lista dei dieci latitanti più ricercati al mondo. Nel corso di questo decennio l’urgenza della sua ricerca era aumentata proporzionalmente agli indizi e alle prove rinvenute dalle forze dell’ordine nel corso della varie operazioni antimafia e che riconducevano in qualche modo al Boss.

L’operazione della scorsa settimana che ha portato all’arresto di Messina Denaro all’interno di una rinomata clinica privata palermitana è stata, ed è, la protagonista dell’informazione nostrana, che sin dal primo momento dopo la cattura ha iniziato la sua opera di glorificazione nei confronti dello Stato, delle forze dell’ordine e delle amministrazioni locali, incensandoli in molti casi, per il servizio offerto alla legalità del Paese.

Dopo l’arresto del Boss le indagini, le perquisizioni e le scoperte sulla sua vita e sulla sua organizzazione sono aumentate, portando gli investigatori a scoprire due covi all’interno dei quali il boss ha trascorso la sua latitanza; dentro questi covi tuttavia sono stati ritrovati oggetti di vario genere che hanno lasciato l’amaro in bocca non solo alle forze dell’ordine, ma a tutta la pubblica opinione.

 

 

Scarpe ultimo modello, ricevute di ristoranti di lusso, preservativi, e pillole di Viagra sono solo alcuni degli oggetti rinvenuti all’interno dei due covi, oggetti che mostrano e dimostrano la falsità della latitanza di Matteo Messina Denaro: il Boss usciva per cene e pranzi, incontrava donne diverse, seguiva la sua passione per la moda e soprattutto continuava ad esercitare e ad espandere il suo potere tramite pizzini, come dimostrerebbero i numerosi documenti sequestrati dalle forze dell’ordine all’interno delle sue abitazioni.

Tutte queste variabili ci permettono di analizzare la presunta vittoria dello Stato alla luce dell’arresto del Boss da un punto di vista qualitativo, e capire quanto ci sia effettivamente da incensarsi dopo questo arresto. Matteo Messina Denaro è infatti presumibilmente affetto da una forma di cancro al colon, una malattia che purtroppo in molti casi porta alla morte del paziente, motivo per cui il Boss non avrebbe avuto motivo di continuare una latitanza che, nonostante fosse superaccessoriata, lo avrebbe comunque costretto a muoversi in incognito, anche in caso di peggioramento delle condizioni; la certezza della morte, e una probabile volontà di non voler morire in incognito, magari anche tradendo un vezzo di vanità nel voler fare sapere la sua storia, visto dove e come ha trascorso la sua latitanza da uomo più ricercato d’Italia.

 

 

La fenomenologia della latitanza di Matteo Messina Denaro è il secondo motivo in analisi per cui lo Stato dovrebbe ridimensionare i toni della sua lode; come dimostrano le prove il periodo di latitanza è stato contraddistinto da libertà, eccessi e complicità, tanta complicità.

Dagli uomini più vicini al Boss, e quindi legati in qualche modo agli ambienti della criminalità, passando per tutte quelle persone lontane dal malaffare della criminalità che hanno taciuto al cospetto dell’evidenza, la rete di collaborazione al suo servizio si è dimostrata essere ampia, capillare e, cosa più preoccupante, prioritaria rispetto alla necessità, che deve esserci in uno stato di diritto, di consegnare alla giustizia un mafioso stragista.

 

 

La sostituzione dello Stato con le organizzazioni mafiose in certi contesti territoriali è un tema delicato, ricorrente e quasi atavico in Italia, che non si esaurirà con l’epilogo di questo episodio. Il Governo e il Parlamento dovrebbero prendersi una pausa dai festeggiamenti per analizzare i risvolti antropologici e sociali di questa vicenda: in alcune comunità lo Stato è una presenza astratta che non riesce ad imporsi in una realtà lastricata di paure e bisognosa di certezze, e questo, a prescindere dal boss di turno catturato, non lascerà mai spazio alla vittoria.

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