Jens Stoltenberg, segretario generale della NATO, è stato in Ucraina per una visita a sorpresa; un viaggio strategico che può valere più di qualsiasi armamento.
La visita a sorpresa di Stoltenberg al Presidente ucraino Zelensky a Kiev ha suscitato indignazione e rabbia nel panorama politico russo; il Cremlino ha infatti immediatamente sottolineato non solo la gravità dell’atto ma anche la sua portata offensiva nei confronti della Russia, viste le promesse di prossima ammissione dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica.
Nel corso della visita in Ucraina, che ha toccato anche tappe delicate come Bucha (i cui morti forse non dovrebbero essere sfruttati in tale maniera), il segretario Stoltenberg ha sottolineato la volontà di tutti i Paesi dell’Alleanza di accogliere l’Ucraina all’interno di essa, sostenendola ed aiutandola nel processo di transizione dagli standard sovietici a quelli atlantici.
Questa affermazione sembrerebbe essere esemplificativa del fatto che la rottura dei rapporti fra Ucraina e Russia a causa della guerra è stata una disgrazia per ciò che ha comportato alla popolazione, ma una possibilità infinitamente grande per attrarre nella sfera d’influenza atlantica un territorio strategicamente fondamentale per il monitoraggio ed il contrasto della Russia pseudo-zarista di Putin, oltreché con un’enorme valenza simbolica in termini culturali e sociali.
L’accerchiamento della NATO ai danni della Russia sembra quindi non essersi fermato alla Finlandia; sembra al contrario voler procedere dritto fino al limite massimo raggiungibile, che in questo caso è proprio l’Ucraina. A questo punto c’è però da domandarsi se la NATO sia più interessata al destino del popolo ucraino o a stringere la sua morsa intorno la Russia.
Affermare con così tanta veemenza la volontà di ammettere la nazione ucraina all’interno dell’Alleanza potrebbe essere un’arma a doppio taglio in quanto la reazione russa all’annessione potrebbe essere militarmente più dura del previsto; Putin infatti potrebbe decidere di aumentare di molto il potenziale bellico contro l’Ucraina piuttosto che rischiare di far terminare una guerra con una pacificazione che gli porterebbe la NATO praticamente in casa.
L’annessione della Finlandia è ben diversa da quella probabile dell’Ucraina: per ciò che rappresenta nella storia e nell’ideologia russa infatti, un avvicinamento tale fra l’Ucraina e l’Occidente sarebbe un disastro politico di proporzioni incalcolabili, ben peggiore di quello avvenuto con i Paesi baltici nel 1991. In quel periodo la Russia non era la superpotenza con le mire egemoniche di oggi, me era ancora intrappolata nelle ceneri di quello che era stata fino a poco prima.
Gli aiuti occidentali hanno salvato l’Ucraina e ne hanno incontrovertibilmente supportato la resistenza fino ad oggi, e probabilmente se il popolo ucraino desidera far parte dell’UE e del mondo occidentale dovrebbe essere esso stesso a decidere tramite un referendum libero e privo di qualsivoglia condizionamento. Affermare però la volontà di far entrare l’Ucraina nella NATO (che è e rimane un’alleanza militare) a conflitto ancora in corso, con migliaia di civili in pericolo di vita, è forse un azzardo che l’Alleanza Atlantica, nella figura del suo Segretario, non avrebbero dovuto correre.
La pacificazione è un processo delicato al quale si giunge solitamente dopo una certa gradualità di incontri, accordi e proposte; l’affermazione di Stoltenberg potrebbe stravolgere la progressività di questo processo, se non il processo in sé.
La NATO ha fatto la sua mossa, ora purtroppo c’è da attendere la risposta.