Logan – The Wolverine: la recensione

La più famosa citazione di Wolverine è: “Sono il migliore in quello che faccio, anche se quello che faccio non è piacevole”; in questo film è l’asse portante della sua vecchiaia.

 

Logan – The Wolverine è un film del 2017 co-scritto e diretto da James Mangold.
Narra la storia di Logan nel periodo finale della sua vita, il mondo è cambiato, la gente è cambiata, non nascono mutanti ormai da qualche tempo, sembra quasi che sia stato tutto frutto dell’immaginazione collettiva, e degli eroi mutanti rimangono solo le storie fantastiche dei Fumetti.
In questo mondo si aggira Logan, stanco e vecchio, deluso dalla vita e trascinato nell’apatia di una routine che lo sta lentamente portando nella fossa.
Lavora come autista di macchine a nolo vicino al confine con il Messico, cerca di sbarcare il lunario e quando può si occupa del suo mentore Charles Xavier. Charles è talmente malandato che la sua eccelsa mente ormai è in perenne confusione; di lui si occupa a tempo pieno Calibano, ha il dono di trovare altri come lui… un dono ormai inutile in questo mondo privo di mutanti.

Logan continua a fare quello che gli riesce meglio, ma i riflessi sono scarsi, i poteri sono deteriorati, il suo stato di forma è malandato, le ferite non si rimarginano come un tempo, il dolore non lo abbandona facilmente, gli artigli s’incastrano, non escono come dovrebbero: questa è la perfetta descrizione della sua vecchiaia.

L’atmosfera magnificamente descritta con il degrado e la sofferenza dei protagonisti, è perfetta per immergere lo spettatore nella sensazione di disfatta e d’abbandono che i vecchi mutanti si trovano a vivere con la perdita della speranza.
Provate ad immaginare il futuro di un Professore che non ha più alunni a cui insegnare, provate ad immaginare lo stato d’animo di Logan che ha protetto la sua famiglia mutante e che si ritrova solo e senza nessuno da proteggere se non un vecchio più vecchio di lui; se riuscite ad immaginare tutto questo, avete intuito la sensazione che sono riusciti a comunicare per descrivere la disfatta, la disperazione ed i sogni di una vita infranti.

 

 

In questo mondo solo la luce di una nuova generazione potrebbe riaccendere la speranza orami abbandonata di questi vecchi eroi, ed è proprio l’arrivo di X-23 che porterà questa ventata di luce. Xavier abbraccerà subito quest’opportunità tentando di coinvolgere Logan, che, dal canto suo, non vede l’ora di mollare tutto per far finire le sue sofferenze in un modo o nell’altro. La follia del vecchio Professore e la richiesta della ragazzina di riunirsi ai propri amici, porterà la comitiva in un viaggio verso la speranza di un futuro migliore.

Mi fermo nel descrivere l’ambientazione e i riferimenti alla trama, per concentrarmi su alcune sfaccettature interessanti che il film ha proposto.
Sicuramente la sensazione di sconforto e di fallimento, resa con la caratterizzazione dei personaggi e con il degrado della scenografia, è davvero ben riuscita.
Questo è il primo film sugli X-Men che viene censurato, ed è strano, visto che Logan ha affettato mezzo mondo, ma a mio avviso, in questa pellicola viene realizzata la migliore raffigurazione dell’unione tra cruda ferocia e caratteraccio scorbutico che si fondono a creare la macchina mortale chiamata Wolverine.
Mi viene una rabbia a pensare che, a meno d’incredibili ripensamenti, questa è l’ultima interpretazione di Hugh Jackman nei panni del feroce mutante, e che quindi sarà anche l’unica pellicola che rappresenta più fedelmente la figura ritrosa e violenta del nostro Eroe.

Un plauso all’interpretazione di Patrick Stewart, come Professor X si cala perfettamente nei panni di un anziano che danza sulla soglia della demenza senile; sono particolarmente belli i momenti in cui si distacca dalla realtà raccontando il suo passato, mai con gesta eroiche, ma con semplici momenti di vita quotidiana.

Dafne Keen al suo esordio cinematografico interpreta Laura Kinney, anche conosciuta come X-23, ed è la mutante che da’ il via agli eventi che il film narra; la sua interpretazione non lascia particolarmente colpiti e quella sua vocetta stridula, che ti lascia di sasso, non aiuta a migliorare la situazione.

 

 

Uscendo dal cinema, la sensazione di vecchiaia mi è rimasta addosso; devo proprio dire che sono stati bravi a trasmetterla.
Fosse per me, il film si potrebbe tranquillamente collocare come ultimo atto della saga di Logan, ma molti fan di lunga data sono rimasti delusi per la realizzazione di quest’opera; si aspettavano un Wolverine più giovane ed immerso nel tessuto del mondo descritto nelle precedenti pellicole.
Molti altri fan speravano, finalmente, in un lavoro all’altezza delle trame fumettistiche, invece si sono trovati alle prese con una storia nuova, che nulla a che fare con le gesta epiche della versione cartacea.
Dal canto mio posso dire che, come fan della serie fumettistica, le versioni cinematografiche degli X-Men sono state abbastanza banali, si poteva fare di più con il materiale a disposizione, ma anche provando ad estraniarmi dalle versioni cartacee, i film in se per se non sono particolarmente coinvolgenti.
Credo che la distanza tra la figura dell’Eroe Wolverine e quella descritta in “Logan – The Wolverine” sia la chiave del successo del film. Un Logan così non te lo aspetti e di certo non ti lascia l’amaro in bocca, anzi, cominci ad apprezzarlo con il tempo, rimuginando su una pellicola che è fuori dai soliti tracciati mutanti.
Uscendo dal cinema ho ricordato tutta una serie di storie con protagonista Logan e gli X-Men, e mi sono accorto che è passato tanto tempo dal ragazzo che leggeva gli “Incredibili X-Men”, questo pensiero e la sensazione che il film mi ha lasciato, mi ha fatto sussurrare: “Sono proprio vecchio … “.

 

Logan – The Wolverine, 2017
Voto: 7
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