La mafia in Italia secondo la DIA

La DIA (Direzione Investigativa Antimafia) ha pubblicato l’usuale relazione semestrale descrivente l’andamento della criminalità organizzata mafiosa durante il lockdown. Vediamo i punti più interessanti!

 

Trend generici

Nel periodo preso in considerazione, il secondo semestre 2020, le confische sono ammontate a 181 milioni. Nonostante le ingenti somme i clan mafiosi continuano ad essere in possesso di notevoli somme di denaro, e non risultano essere stati colpiti in maniera significativa dalle confische.

Per quanto riguarda il modus operandi delle associazioni mafiose, continua la tendenza generale degli ultimi anni: diminuiscono gli omicidi e aumentano i reati di corruzione, l’appropriazione di fondi pubblici e le infiltrazioni nelle imprese. Le organizzazioni mafiose, in sostanza, stanno mutando, assomigliando sempre più a realtà imprenditoriali. Da ultimo è importante notare come, seguendo la tendenza globale degli ultimi anni, sia in aumento il ricorso ai Bitcoin e altre criptovalute, grazie alle quali è facile sfuggire al tracciamento bancario e dei pagamenti.

Durante l’emergenza sanitaria le organizzazioni criminali hanno prosperato gettandosi sulla vendita di mascherine e medicinali contraffatti, sull’acquisizione di imprese in crisi e sui fondi pubblici stanziati per l’emergenza sanitaria. Nel settentrione le mafie si sono lanciate in particolar modo verso l’imprenditoria privata: negozi, ristoranti, aziende in difficoltà economica a causa del lockdown sono stati comprati in gran numero (con un relativo aumento anche di reati di estorsione ed usura). Nel meridione invece i finanziamenti pubblici sono stati l’oggetto privilegiato delle mire mafiose. Il lockdown ha inoltre favorito il mondo “invisibile”: internet. Gioco d’azzardo e scommesse sul web sono state interessate dal fenomeno mafioso in misura maggiore del normale, mentre il riciclo del denaro avviene soprattutto grazie a società create nei paradisi fiscali.

Se dunque la vocazione imprenditoriale del mondo mafioso si sta accentuando, d’altra parte non viene meno il controllo del territorio. A questo sono legati in particolar modo il contrabbando ed il traffico di stupefacenti, attività ben floride nonostante il lockdown. La prossima preda sulla quale i gruppi mafiosi stanno mettendo gli occhi (e le mani) sono, secondo la DIA, i fondi del PNRR.

Cosa fare per contrastare questi fenomeni? La DIA suggerisce di impegnarsi maggiormente sul fronte internazionale, sottolineando la natura globale (o comunque plurinazionale) delle organizzazioni criminali più organizzate, che “sfruttano le disomogeneità legislative delle diverse nazioni”. Dunque, l’appianamento delle divergenze legislative nazionali, assieme alla sempre maggiore circolazione di informazioni e cooperazione tra i vari organi investigativi e giudiziari dei singoli Paesi, sono elementi fondamentali per il contrasto alla mafia.

‘Ndrangheta

La ’Ndrangheta è sicuramente l’organizzazione criminale attualmente più forte in Italia, e anche tra le maggiori al mondo; costituisce una (triste) eccellenza italiana. Oltre che nel traffico della cocaina, in relazione sia con il narcotraffico sudamericano sia con la politica nostrana, la ‘Ndrangheta si immischia nell’amministrazione e nell’imprenditoria, mettendo le mani su appalti pubblici e riuscendo a influenzare anche alcune competizioni elettorali. A riprova di ciò vi è l’elevato numero di comuni sciolti in Calabria per infiltrazione criminale. L’attaccamento alla “madrepatria” della ‘ndrangheta non deve però illudere: è ben presente anche nel Nord Italia (Milano, Genova, Trento e Torino). All’estero la ‘Ndrangheta è arrivata con particolare forza in Australia, Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Austria e Romania. La ‘Ndrangheta però, nonostante i successi internazionali, non si dà arie e non spreca nulla: si occupa anche di sfruttare il reddito di cittadinanza e arriva addirittura ai buoni spesa.

Il dato positivo, per il futuro, è che incominciano a palesarsi anche nella ‘ndrangheta collaboratori di giustizia.

Cosa Nostra

Tra gli interessi della mafia siciliana si annoverano: narcotraffico, estorsioni, gioco d’azzardo illegale, infiltrazioni nei campi dell’edilizia, dello smaltimento dei rifiuti, della gestione dei servizi cimiteriali e dei trasporti. La buona notizia è che la mafia siciliana appare in difficoltà: venute a mancare diverse figure di spicco all’interno del clan mafioso l’organizzazione si trova a dover ripiegare e cercare di rafforzare i rapporti con le famiglie americane.

Camorra

La Camorra ha una struttura peculiare: non esiste di fatto una gerarchizzazione univoca, ma vi sono diversi clan maggiori e molti altri minori che vi gravitano attorno. La Camorra è fortemente radicata nel territorio campano, dove spesso i vari clan sono in conflitto tra di loro. Le attività preferite della Camorra interessano tutti, il paese e l’estero, concentrandosi su narcotraffico, usura, estorsioni, commercio di prodotti contraffatti e non (come le sigarette), truffe assicurative, gioco d’azzardo e frodi fiscali. Tra tutte queste attività svetta però il traffico dei rifiuti, considerata l’attività tra le più remunerative.

Anche qui è presente una buona notizia: negli ultimi anni gli omicidi di matrice camorristica sono diminuiti e costituiscono, ormai, quasi esclusivamente “rese dei conti” interne ai vari clan.

Mafia Pugliese

È però la mafia pugliese ad aggiudicarsi il premio per la maggiore crescita. La Sacra Corona Unita agisce prevalentemente nel Salento, mentre nel resto della Puglia sono attivi altri gruppi, come la Camorra Barese o la Società Foggiana (la più attiva al momento).

Un aspetto peculiare di questi gruppi mafiosi è rappresentato dalle innumerevoli nuove leve, ansiose di farsi un nome e scalare le gerarchie interne. A questo fattore si unisce l’ampia disponibilità di armi e dalla frammentazione del territorio. Insieme questi due elementi dipingono un quadro particolarmente caldo, dove l’omicidio è largamente impiegato per risolvere gli intralci agli affari del clan.

Mafie straniere

Nel rapporto vengono anche brevemente analizzate le organizzazioni criminali straniere presenti in Italia.

  • La mafia nigeriana, attiva soprattutto dagli anni Ottanta in poi, si occupa sia di spaccio al dettaglio che di affari più grossi: i cosiddetti ”secret cults”, organizzazioni paramilitari a stampo mafioso, che si occupano del traffico di migranti, della tratta di esseri umani, dello sfruttamento della prostituzione e dei lavoratori. Quella nigeriana è ormai considerata la quinta mafia, dopo Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona Unita.
  • La criminalità albanese rimane particolarmente attiva nell’approvvigionamento delle sostanze stupefacenti smerciate poi localmente.
  • Le organizzazioni cinesi sono una struttura chiusa che raramente entra in contatto con organizzazioni criminali italiane, soprattutto per affari riguardanti la prostituzione e il traffico di rifiuti.
  • La criminalità romena è attiva nel traffico di stupefacenti e di armi, nella tratta di donne e nei reati informatici.

 

Anche per questo semestre, nonostante il continuo lavoro di contrasto delle forze statali, non è possibile immaginare la fine del fenomeno mafioso neanche nei nostri sogni più reconditi.

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