Andor ha sollevato diverse discussioni: è sicuramente un prodotto maturo che affronta un tema complesso, ma manca delle caratteristiche iconiche di Star Wars.
Il ritorno di Cassian Andor nel mondo di Star Wars ha generato una valanga di commenti entusiastici ed anche una certa delusione in molti fan del franchising. Cosa ha proposto la nuova serie per creare questa profonda differenza? Non è semplice da spiegare, ma ci proveremo.
La serie Andor si ambienta prima delle spettacolari sequenze del film Rogue One: A Star Wars Story, in cui Diego Luna (The Terminal, Milk, Elysium, Narcos: Messico) veste i panni di Cassian Andor come coprotagonista. Il film, che è uscito nel 2016, è stata la prima vera ventata di aria buona in ambito Star Wars da diverso tempo; difatti ha messo d’accordo un po’ tutti, ottenendo un ottimo riscontro da critica e pubblico. Ovviamente la Lucasfilm non si è fatta sfuggire l’occasione di rilanciare il personaggio di Cassian preparando una serie cesellata su di lui e sulla nascita della ribellione.
Prima di iniziare a soppesare i pro e i contro di una serie che parte con alte aspettative e prova a raccontare una storia decisamente complicata e complessa, ma dall’indubbio fascino, parliamo della trama. La serie inizia con un Cassian Andor che si mette nei guai ed ha bisogno di reperire moneta velocemente per potersi nascondere. Questo porterà il nostro protagonista ad incontrare il burattinaio che segretamente sta alimentando le scintille della ribellione; l’incontro porterà ad una serie di eventi che accresceranno le tensioni in tutto l’impero.
Cassian non è un protagonista volontario; quando sceglie di fare una cosa, non lo fa con un intento rivoluzionario ma con il semplice scopo di salvarsi la pellaccia. Chi invece è particolarmente cosciente di tutto quello che accade è Luthen Rael, interpretato da un magnifico Stellan Skarsgård (L’Insostenibile Leggerezza Dell’Essere, Caccia A Ottobre Rosso, Insomnia, Will Hunting – Genio Ribelle, Ronin, City Of Ghosts, Dogville, Angeli E Demoni, The Avengers, Dune, Thor: Love And Thunder), che tira le fila di tutte le azioni provocatorie che accadono durante la stagione. In contrapposizione alla figura di Luthen c’è l’ufficiale imperiale Dedra Meero, interpretata da Denise Gough, che spinta dalla sua incrollabile determinazione comincia una caccia serrata a Cassian per arrivare al misterioso burattinaio dietro di lui.
Osserviamo subito che nella serie Andor mancano le iconiche caratteristiche che hanno reso Star Wars quello che è: non ci sono utilizzatori della forza, mancano le maestose scene di battaglie spaziali o gli scontri con le spade laser, e c’è una forte riduzione anche delle classiche sparatorie. Andor è quindi un cavallo azzoppato? No, è semplicemente una storia diversa che si allontana dalle classiche meccaniche di un prodotto Star Wars.
Innumerevoli sono stati i commenti a sostegno della serie, ma il principale verte sempre sullo stesso argomento: “Finalmente una serie matura che esplora la nascita di una ribellione!”. Si, mi trovo concorde nel dire che la tematica affrontata in Andor è sicuramente più profonda e complessa rispetto ai prodotti precedenti e che quindi propone qualcosa di nuovo al proprio pubblico. Ovviamente c’è da osservare che una parte di questo pubblico può invece essere delusa dalla mancanza di quei punti di riferimento canonici.
Analizzando semplicemente la storia, senza per forza legarla al mondo di Star Wars, si capisce subito che funziona anche da sola e che quindi è stata adattata appositamente. I punti cardine di Andor non sono le scene di combattimento, ma i monologhi intensi che assomigliano moltissimo a manifesti rivoluzionari. Di dichiarazioni belle ne abbiamo sentite in Star Wars, ma in Andor sono molto più presenti e importanti che in tutti gli altri lavori fino ad ora proposti. Luthen Rael, Kino Loy, Maarva Andor ed il manifesto rivoluzionari di Karis Nemik sono discorsi profondi, carichi di idee e di sentimenti che arrivano come un cazzotto nello stomaco.
Il monologo perfetto di Luthen che sacrifica tutta la sua intera vita alla causa è fantastico e ci regala una figura forse più simile all’imperatore Palpatine di quello che possiamo sospettare. L’essere disposti a tutto, perfino a sacrificare gli altri per raggiungere il proprio scopo, è una caratteristica principale del lato oscuro; qui invece la ritroviamo nel burattinaio della ribellione; l’idea è molto buona ma deve essere sviluppata in maniera impeccabile.
Il liberatorio sfogo di Kino Loy è da brividi ed esalta una figura che finalmente spezza le catene di un’oppressione durata fin troppo. L’incitamento rivoluzionario della defunta Maarva Andor è un tassello prefetto per gli eventi a seguire ed il manifesto rivoluzionari di Karis Nemik è forse la goccia definitiva che cambia l’atteggiamento di Cassian. Sono tutti passaggi di altissimo livello.
Queste sequenze così forti sono però disciolte in un ritmo che oscilla tra pochi momenti focali e lente fasi di evoluzione della trama. A mio avviso qui risiede il difetto principale di Andor: la presenza di troppi lunghi momenti di attesa rischia di far calare l’attenzione dello spettatore.
Andor è un prodotto che ha fatto molta presa su quella parte del pubblico che ha criticato gli ultimi lavori cinematografici di Star Wars bollandoli come ripetizioni o favolette già viste. C’è indubbiamente una profondità intrinseca nella trama di questa serie che supera di netto gran parte di quello che la Lucasfilm ha proposto al suo pubblico. Però chi approccia un prodotto Star Wars si aspetta di trovare alcune cose specifiche che indubbiamente in Andor sono mancate fino ad ora. Si poteva rimediare in parte o in tutto a queste mancanze?
Tralasciando gli utilizzatori della forza, che con la storia non devono assolutamente averci niente a che fare in questo momento, c’era comunque la possibilità di aggiungere una battaglia spaziale che invece è stata tralasciata forse perché troppo marginale. Nel campo delle sparatorie invece c’è poco da fare, si potevano aggiungere un paio di sequenze in più durante le scene d’azione, ma niente di più. Andor risulta quindi confezionato ad arte e non lascia spazio per aggiunte atte ad accontentare il pubblico più tradizionalista.
La storia è ben lontana dal suo epilogo, anzi si può tranquillamente dire che la vera storia di Cassian Andor non sia ancora iniziata. La prima stagione ha quindi messo le basi per un proseguo decisamente più movimentato che probabilmente culminerà con la nascita dei Ribelli. Probabilmente in futuro scontri e azione prenderanno il posto dei monologhi, ma attualmente la serie è sicuramente un prodotto diverso dal solito Star Wars; è un bene? Questo dipende molto dai gusti personali. Il mio giudizio? I monologhi sono fantastici e le macchinazioni ribelli sono interessanti e pericolose; purtroppo le lunghe attese iniziali non mi hanno convinto del tutto, ma Andor è sicuramente una serie da vedere!