The Acolyte è una serie ambientata nel mondo di Star Wars che prova a tingersi di giallo, ma che non centra pienamente l’obiettivo.
The Acolyte è la nuova serie televisiva di Star Wars che, a differenza delle altre proposte uscite finora, si ambienta cento anni prima dei fatti narrati in Star Wars: Episodio I – La Minaccia Fantasma. I Jedi sono un punto di riferimento positivo per la Repubblica e sono visti da tutti come privi di qualsiasi pecca. La galassia lontana lontana sembra vivere un momento estremamente florido, eppure nelle ombre qualcosa comincia ad agitarsi, incrinando la perfezione che i Jedi sembrano aver raggiunto.
Il maestro Sol e la sua ex padawan Osha Aniseya indagano sulla morte di uno Jedi, loro vecchia conoscenza, e sulla ricomparsa della sorella gemella di Osha, data per morta in tenera età; il presente s’intreccia con un oscuro passato che è stato taciuto fin troppo a lungo.
The Acolyte viene presentato come un giallo investigativo ambientato nell’Alta Repubblica, arricchito di tutte le iconiche caratteristiche della saga: spade laser, combattimenti spettacolari, contrapposizione tra bene e male, viaggi spaziali e creature aliene.
Iniziamo subito dicendo che la serie The Acolyte parte lentamente e prosegue fino al quarto episodio con un ritmo che risulta lento perfino paragonandolo ai primi film di Star Wars usciti negli anni Ottanta. Lo svolgimento delle indagini non è particolarmente efficace e di certo non si avvicina minimamente a quello che è il classico incedere di un giallo. Dal quarto episodio in poi, la storia cede il passo a strappi discontinui incentrati sui combattimenti, sugli inseguimenti e sull’iconico rumore delle spade laser che si scontrano tra loro. Se qualche scampolo di azione illumina The Acolyte negli episodi centrali, purtroppo non si può dire lo stesso per l’evoluzione della storia, che langue fino praticamente al settimo episodio, concedendo un’ampia panoramica sugli eventi passati.
Solo l’ottavo episodio, che coincide con un finale potente ed esplosivo, infiamma finalmente la serie. Rivelazioni, colpi di scena e cambi di rotta improvvisi sono tutti concentrati alla fine di un racconto che poteva però essere gestito in maniera diversa. The Acolyte purtroppo prende sotto gamba la pericolosità di raccontare a un vasto pubblico eterogeneo una storia lenta e all’apparenza poco entusiasmante; i veri fan di Star Wars possono apprezzare alcuni riferimenti riportati nei primi episodi, ma la maggior parte degli spettatori si ritrova a guardare un programma poco stimolante.
Amandla Stenberg interpreta entrambe le sorelle gemelle Osha e Mae Aniseya. L’attrice statunitense fallisce clamorosamente nel compito più importante: quello di caratterizzare due personaggi con caratteri ed esperienze di vita totalmente diverse. La Stenberg non riesce a differenziare correttamente nessuno dei due personaggi, e nella maggior parte delle inquadrature adotta per entrambe identiche espressioni, movimenti e modi di fare. Bisognava osare qualcosa in più e assumere un’attrice con maggior esperienza.
Lee Jung-jae interpreta il maestro Sol, lo Jedi che ha addestrato Osha per anni. Il legame tra maestro e allieva è profondo, ma è chiaro che il personaggio è stato pensato per avere uno scomodo segreto con cui convivere. L’attore sudcoreano è bravo a giocare proprio sui sensi di colpa che spesso fanno titubare lo Jedi e ci aprono la strada al vero obiettivo di questa storia: svelare pericolose crepe nel puro ed immacolato lato buono della Forza.
La serie si conclude lasciando aperte le porte a una seconda stagione che rischia di non vedere mai la luce proprio a causa di una gestione sconsiderata di questa prima proposta. Oltre a questo, The Acolyte è passibile di forti critiche sia per non tenere bene in considerazione il folklore e la mitologia di Star Wars, sia per aver introdotto tematiche inclusive irrilevanti al fine della trama.
Concludendo, la serie non brilla per velocità ed ha una trama che non decolla nemmeno alla fine, ma in compenso ha qualche combattimento Jedi sviluppato abbastanza bene ed un finale che chiaramente apre le porte a molto altro. Tutto questo è condito da diversi riferimenti, ma anche da poca cura nel rimanere fedeli alla mitologia della saga. Nel complesso, si tratta di un prodotto che poteva essere gestito molto meglio e che probabilmente non ha portato nuovi fan al grande mondo di Star Wars. Evidentemente siamo ben lontani dalla qualità ottenuta con The Mandalorian.