Pacific Rim: la recensione

Ci sono i robot giganti, i mostri cattivi e tante botte di menare. Si puo’ chiedere forse di piu’?

 

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Ve li ricordate i film di Godzilla che imperversavano sui nostri piccoli schermi alla fine degil anni ‘70? Per noi bambinetti erano uno spasso: raggi laser, armi atomiche, mostri cattivi e pressoche’ imbattibili, ed effetti speciali che sebbene facessero un po’ pena gia’ allora, erano divertenti da vedere. Ecco, Pacific Rim segna il ritorno spirituale dei mostri giapponesi che popolavano l’universo di Godzilla.

In un prossimo futuro, l’umanita’ e’ messa sotto scacco da dei giganteschi Kaiju (ancora una volta, termine mutuato da Godzilla), cioe’ degli esseri viventi gicanteschi e cattivissimi che emergendo dalle profondita’ marine colpiscono e devastano le citta’. L’unica difesa dell’umanita’ sembrano essere dei mech altrettanto giganteschi che possono affrontare alla pari i Kaiju; ma nel lungo periodo i nemici diventano sempre piu’ cattivi e l’umanita’ sembra sull’orlo del collasso. Riusciranno i nostri eroi eccetera eccetera?

 

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Come detto, in Pacific Rim c’e’ molto di Godzilla; non a caso il fronte si combatte in Asia, ad Hong Kong. Ma c’e’ anche moltissimo di Evangelion; mech giganti che richiedono la simbiosi mentale col pilota, i nemici che sono esseri in carne ed ossa dalla misteriosa origine; un’organizzazione di difesa che ha una base semi-segreta ed i cui fondi non sono infiniti, in costante competizione con altri progetti. Ma se le origini sono chiare, e’ anche palese che c’e’ molta nuova carne al fuoco.

 

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Le scene di azioni sono ottime; le riprese non sono ne’ troppo lente, come nel buon The Signal, ne’ troppo veloci, come nel pessimo Valerian; il dettaglio e’ elevatissimo, e tutto e’ decisamente credibile. La storia fila, anche se spesso come negli ultimi anni accade, e’ difficile distinguere il protagonista maschile dai comprimari – tutti incazzati, col mascellone ed il capello corto. Ma che li fanno con gli stampi?

 

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Se e’ chiaro che Pacific Rim e’ un film d’azione, non trascura alcuni aspetti e dettagli che, trascurati, lo avrebbero potuto portare in seconda categoria; ed invece ci troviamo di fronte ad interessanti finezze (che non sto qui a svelare) che lo rendono estremamente godibile per quasi tutta la sua proiezione. Pochi sono i passaggi meno azzeccati, come per esempio la parte dell’addestramento con le arti marziali, funzionale per lo svolgimento della storia, ma prevedibile e pesante; si tratta comunque di momenti che non rovinano l’atmosfera. Peccato per i due scienziati, molto divertenti, le cui figure avrebbero potuto essere sviluppate molto di piu’.

I personaggi sono di per se poco di rilievo; il protagonista Charlie Hunnam e’ adeguato ma non lascia tracce di se. Piu’ interessanti, anche se un po’ stereotipati, i ruoli di Idris Elba nel ruolo del comandante e di Rinko Kikuchi in quello della bonazza (molto brava, da questo punto di vista). L’unico volto noto (e insomma, “noto” e’ una forzatura) e’ quello di Ron Perlman, il monaco mezzo matto de Il Nome della Rosa, strappa ben piu’ di un sorriso coi suoi modi.

 

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Molto buona la regia di Guillermo Del Toro, che mantiene costantemente alto il ritmo e non lascia evidenti buchi di sceneggiatura.

L’atmosfera complessiva e’ ottima, e le due ore di pellicola scorrono bene. Eppure manca qualcosa di impalpabile, un po’ di spessore e profondita’ probabilmente, per rendere Pacific Rim il nuovo termine di paragone per il film di genere. Il film e’ comunque molto valido e non si puo’ non consigliarne la visione.

 

Pacific Rim, 2013
Voto: 8
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