Valerian E La Città Dei Mille Pianeti: la recensione

Come si possa realizzare un film d’azione/fantascienza che in 140 minuti non riesca a provocare nemmeno una emozione, qualcuno me lo deve spiegare.

 

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Apatia. Apatia e speranza che il film finisse presto… ecco le sensazioni provate durante la proiezione, quando la percezione del tempo passato in sala attendendo che qualcosa riuscisse a coinvolgermi ha superato di gran lunga la speranza che davvero questo succedesse.

Luc Besson, navigato regista, sulla cresta dell’onda dai primi anni ’90, realizza questa volta un film di fantascienza ad alto budget; tutto e’ effetti speciali, e l’uso della computer graphic e’ intensissimo. I risultati, da questo punto di vista, sono eccezionali: l’integrazione fra realta’ e finzione e’ perfetto, e non ci sono mai momenti in cui qualcosa risulti essere posticcio. Forse alcune parti sono piu’ “fumettose” di altre, ma tutto sommato la realizzazione e’ ottimal.

 

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Alcune sequenze d’azione sono pero’ un po’ confuse, non si riesce bene a seguire l’azione e il focus dell’attenzione e’ al tempo stesso su piu’ soggetti. Come nel primo Transformers questi passaggi vorrebbero creare pathos e adrenalina, ma ottengono solo di non far capire allo spettatore cosa succeda.
E questo e’ il minore dei mali.

 

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Valerian soffre di una completa mancanza di anima. E’ un film in cui tutto scorre senza suscitare il minimo interesse in chi osserva, senza sollecitare le corde dell’empatia, del disgusto, del coinvolgimento, della tensione… niente, assolutamente niente. Si rimane davanti allo schermo per oltre due ore ad aspettare che il film finalmente decolli, senza rendersi conto che in realta’ si tratta di una serie di azioni sequenziali collegate logicamente fra loro ma prive di una reale forma di interesse.

 

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Sembra di assistere ad un videogioco non eccezionale giocato da altri, dove anche se le decisioni e le azioni non sono quasi mai scontate, non si riesce ad entrare in sintonia con quanto si veda. La storia, un po’ buonista e un po’ cazzona, non e’ ne’ carne ne’ pesce; c’e’ un mistero che non appassiona un granche’ (ed e’ un peccato, perche’ oggettivamente lo spunto era molto interessante), due giovani protagonisti che dovrebbero ispirarci… boh, cosa? La loro presenza e’ incredibilmente intangibile, sebbene rimangano costantemente sullo schermo, da lasciare a bocca aperta.

 

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Ma veramente sono stati scelti apposta? Dane DeHaan, il ragazzo dalla faccia gonfia dotato di una sola espressione non lo ricordiamo in nessuna produzione di rilievo, e Cara Delevingne, che avevamo gia’ visto in Città Di Carta, qui arricchisce la sua collezioni di espressioni a ben tre: imbronciata (sempre), sexy (due o tre volte) e “occhio in alto e scrollata di spalle” (lo farebbe in modo piu’ naturale anche una ragazzina delle medie). Davvero non c’era niente di meglio in circolazione? C’e’ da chiedersi cosa avesse in mente Luc Besson, anche perche’ i coprotagonisti sono di rilevo: un appesantito Clive Owen su tutti (I figli degli uomini, The International), e camei di Rutger Hauer ed Ethan Hawke. C’e’ pure Rihanna, che nel suo zoccoleggiare recita meglio dei due protagonisti… il che e’ tutto dire.
Una nota a parte per le doppiatrici italiane di Cara Delenvigne (Valentina Favazza) e di Rihanna (Domitilla D’Amico), le cui voci sono inadatte alla struttura fisica ed ai modi dei personaggi, risultando completamente fuori luogo ed addirittura irritanti. Non e’ colpa delle doppiatrici, ma di chi le ha scelte. Come fai a dare ad uno scricciolo la voce di un baritono, ed ad una meretrice una voce di pesce rosso indifeso????

 

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Il film e’ tratto da un fumetto, ma nel passaggio si e’ perso moltissimo.
Valerian e la citta’ dei mille pianeti e’ un film brutto da evitare assolutamente; una porcheria galattica che macchia la carriera di Luc Besson, il quale ci aveva in passato regalato diversi film di alto livello, anche di fantascienza, come Il Quinto Elemento).

 

Valerian e la citta’ dei mille pianeti, 2017
Voto: 4
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